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L'emigrazione siciliana ed il singolare caso di Scicli

Il prezzo dei sogni

Un altro fattore che scoraggiava le partenze era il costo del biglietto che oscillava fra le 180 e le 200 lire, somma a prima vista irrisoria ma che diventa consistente se si pensa che la paga giornaliera di un contadino era di 1 lira al giorno di cui una parte in natura: cifra che diminuiva ulteriormente se si trattava di braccianti. In aggiunta alle spese per il biglietto l’emigrante necessitava di altro denaro per il trasporto ferroviario, l’alloggio nei porti di partenza ed infine una piccola somma per affrontare i primi giorni in America in attesa di un lavoro.
Un’altra considerevole somma veniva poi versata all’agente, era quasi sempre lui infatti ad occuparsi della parte burocratica: poiché lo sciclitano non aveva esperienza di emigrazione temporanea o stagionale, si sentiva confuso di fronte alle pratiche burocratiche, poneva così la sua fiducia nell’agente (spesso si trattava di un compaesano), il quale con gli agganci giusti riusciva ad ottenere il passaporto e gli altri documenti, biglietto compreso, per l’espatrio.
Non si insisterà mai abbastanza sul ruolo e l’importanza di questa figura che anche in quest’area della Sicilia è molto diffusa. L’agente in realtà si rivelava tutt’altro che un amico. Il suo mestiere lo portava a lucrare sulla disperazione di questi “poveri cristiani”, la sua paga non era solo la somma ricevuta dall’emigrante, poiché nelle città-scalo veniva operata una vera e propria truffa ai danni di quest’ultimo. Nonostante il governo avesse istituito nei porti principali (in questo caso Palermo e Messina) gli “Asili per gli Emigranti” dotati di dormitorio maschile e femminile, ed in cui era possibile ottenere, oltre ad un pasto gratuito, la custodia dei bagagli fino alla partenza, accadeva spesso che l’emigrante spaesato ed ignaro dei suoi diritti venisse condotto dall’agente nelle locande dei soci di quest’ultimo, che per questo riceveva un ulteriore compenso, mentre al povero malcapitato venivano applicate tariffe esorbitanti.
Insomma le insidie e le frodi erano nascoste in ogni angolo, da questo punto di vista scegliere di partire significava prenderne atto ed accettarle come un piccolo svantaggio davanti al grande “Sogno Americano”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'emigrazione siciliana ed il singolare caso di Scicli

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Informazioni tesi

  Autore: Clarissa Gangi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Marcello Saija
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 77

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