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Il principio dello sviluppo sostenibile nel diritto internazionale contemporaneo

La Conferenza di Copenhagen sui cambiamenti climatici (COP-15) (2009)

Tra il 7 e il 18 dicembre del 2009 si è tenuta a Copenhagen l'ultima Conferenza delle Parti della CQCC (COP-15) per stipulare un nuovo accordo globale, volto a stabilire i nuovi impegni di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra in vista della scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012. Già nel 2007 i delegati di numerosi Stati avevano partecipato a Bali alla United Nations Change Conference (COP-13) che: istituì due appositi gruppi di lavoro per strutturare il testo del nuovo trattato, un Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action (AWG-LCA) e un Ad Hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (AWG-KP) volto a fissare gli ulteriori adempimenti vincolanti per i paesi ricchi (i paesi industrializzati inclusi nell'Allegato I del Protocollo di Kyoto).

A Bali si stabilì un piano dazione biennale (Bali Action Plan) che prevedeva, tra le altre cose, un meccanismo di finanziamento per i paesi tropicali per la protezione delle foreste e il trasferimento di energie ecocompatibili per i PVS, e la Bali Roadmap, una serie di tappe che, in vista della nuova sessione di lavori del 2009, avrebbe dovuto portare ad un accordo vincolante. Le posizioni di partenza espresse dai maggiori attori internazionali erano già contrastanti: lUnione Europea proponeva un'ambiziosa strategia da realizzare entro il 2020, il c.d. progetto 20-20-20 che comportava un calo delle emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990; un aumento dell'energia derivante dalle fonti rinnovabili così da coprire il 20% del fabbisogno energetico interno dell'UE; una riduzione del 20% del consumo di energia grazie a misure dirette a renderlo più efficiente.

Il piano europeo incontrò le forti resistenze tanto dei paesi in via di sviluppo ­ soprattutto Cina, India e Brasile che non avrebbero accettato imposizioni così rigide considerando che le loro emissioni pro capite sono più basse di quelli di USA e UE ­ quanto degli Usa che riconoscevano il bisogno di ridurre le loro emissioni di CO2 ma con estrema difficoltà si dimostravano propensi ad assumere standards così elevati come quelli proposti dall'UE. La Conferenza di Copenhagen ha visto un livello di partecipazione senza precedenti che l'ha trasformata in un evento non solo politico ma anche fortemente mediatico: 120 tra Capi di Stato e di Governo, 10000 delegati circa e più di 13000 osservatori, 3000 tra rappresentanti dei media e un numero molto alto di eventi collaterali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il principio dello sviluppo sostenibile nel diritto internazionale contemporaneo

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Morelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche e Relazioni Internazionali
  Relatore: Claudio Di Turi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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Parole chiave

cambiamenti climatici, perdita della biodiversità
caso amianto (2001)
caso carne agli ormoni (1998)
caso gamberetti tartarughe (1997)
caso tonno/delfini 1991
caso tonno/delfini 1994
commercio e ambiente
conferenza di copenhagen dicembre 2009 (cop 15)
conferenza di nagoya dicembre 2010
conferenza di stoccolma sull'ambiente umano 1972
conferenza onu su ambiente e sviluppo 1992
convenzione quadro sui cambiamenti climatici 1992
convenzione sulla biodiversità 1992
equità intergenerazionale
meas (multilateral environmental agreement)
organizzazione mondiale del commercio
protocollo di cartagena sulla biosicurezza 2000
protocollo di kyoto 1997
rapporto brundtland
summit mondiale sullo sviluppo sostenibile (2002)
sviluppo sostenibile
trems (trade related environmental measures
unep (united nations environment programme)
unep (united nations environment programme) 1972

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