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La diplomazia italiana durante la guerra dello Yom Kippur - 1970/1974

La guerra dello Yom Kippur

La guerra dello Yom Kippur era stato senza dubbio il tentativo egiziano, e di conseguenza di tutto il mondo arabo, di vendicare la pesante sconfitta subita durante il conflitto del 1967. L’attacco arabo era stato sferrato d’improvviso durante la giornata del 6 ottobre del 1973 che era coinciso con una delle maggiori feste religiose ebraiche, quella della celebrazione dell’espiazione, che in israeliano si diceva Yom Kippur appunto. La sorpresa dell’attacco viene raccontato in un telegramma dall’Ambasciatore italiano a Tel Aviv Montezemolo:
“..
Ci sono punti assai oscuri che solo alla fine delle operazioni potranno essere chiariti; […] fin da martedì 2 ottobre, quattro giorni prima dell’inizio delle operazioni, i servizi segreti israeliani avevano informato Dayan, il Governo e gli americani dei movimenti della flotta sovietica, dello sgombero dalla Siria e dall’Egitto dei cittadini russi, della presenza alle frontiere di ingentissime forze. I dati sarebbero stati interpretati in maniera sbagliata fino a venerdì 5 quando sono state prese alcune misure totalmente inadeguate.
..”

L’azione militare inoltre era stata preceduta da un’abile azione diplomatica di tutti i paesi arabi che, con azioni isolate e in apparenza diversamente motivate e per mezzo dei propri ambasciatori presso i governi europei, avevano denunciato particolari azioni israeliane dalle quali si sarebbero potute dedurre intenzioni aggressive.
Cogliendo quindi di sorpresa Israele, gli egiziani avevano attaccato dalla sponda orientale del Sinai in contemporanea all’attacco siriano dal Golan. La partecipazione di piccoli corpi di spedizione inviati dalla Giordania e dall’Iraq, oltre all'appoggio materiale di Marocco e Algeria, aveva messo subito in evidenza la volontà della Lega Araba di procedere ad una soluzione definitiva del problema di relazioni con lo scomodo vicino israelita. L’esercito israeliano dopo alcuni giorni durante i quali si era trovato in uno stato di confusione e spiazzato dall’inaspettato attacco arabo, era riuscito a riorganizzarsi e a sovvertire l’esito dello scontro: non solo l’attacco era stato fermato ma, passando al contrattacco, le truppe israeliane erano anche riuscite a rimpossessarsi dei territori del Golan e del Sinai giungendo quasi in prossimità del Cairo. Sicuramente il fattore determinate di questa rivalsa dello stato ebraico era stato l’ingente aiuto statunitense in risposta alle forniture di armi all’Egitto da parte sovietica sottolineato ancora dall’ambasciatore Montezemolo:
“..
È invece intervenuto un nuovo fattore – l’appoggio diretto che gli Stati Uniti iniziato con l’invio ad Israele di tutto il materiale bellico di cui potesse aver bisogno, accompagnato dall’appoggio politico che può essere definito una vera garanzia. Pur non avendosi al riguardo né dati completi né sicuri e nemmeno in alcuni casi prove o indizi, si può notare che: l’euforico senso di gratitudine verso gli USA che traspare dai recenti discorsi di Golda Meir e Dayan dimostra che tutte le richieste israeliane sono state accolte in pieno, anzi, secondo persona assai bene informata, al di che di ogni più rosea aspettativa[…]; i primi trasporti, sette giorni fa, sono avvenuti con aerei israeliani; provato poi che il ponte aereo russo in Siria e in Egitto avveniva con aerei sovietici, i trasporti sono stati effettuati e sempre più intensificati mediante apparecchi militari statunitensi, compreso l’enorme Galaxy.
..”

Quando però le forze israeliane erano riuscite anche nell’intento di attraversare il Canale di Suez si era avuto l'intervento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che con la risoluzione 338 del 22 ottobre aveva chiesto a tutte le parti attualmente impegnate nei combattimenti di cessare il fuoco e di porre fine immediatamente a qualsiasi attività militare, al più tardi di dodici ore dopo l’adozione di questa decisione e sulle posizioni che occupavano al momento. L’ONU inoltre chiedeva alle parti interessate di cominciare, immediatamente dopo il cessate il fuoco, ad applicare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza 242 (1967) in tutte le sue disposizioni. A causa dell’inadempienza israeliana che non aveva voluto fermare la propria azione proprio nel momento in cui era più vicino alla vittoria finale, l’ONU si era trovata costretta ad adottare una nuova risoluzione il giorno seguente, con la quale aveva confermato la decisione riguardante il cessate il fuoco e aveva invitato il Segretario Generale ad adottare misure per permettere l’invio di osservatori delle Nazioni Unite nell’area.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La diplomazia italiana durante la guerra dello Yom Kippur - 1970/1974

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Dal Pont
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Antonio Varsori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 129

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