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La Possessione e il Culto Zar

Presupposti teorici generali del culto Zar

Con il termine “Zar” ci si riferisce, nella cultura di Hofriyat, sia ad una particolare categoria di spiriti, così denominati, i quali sono in grado di possedere gli individui causando loro malattie e difficoltà, sia al rituale di cura che viene approntato per la guarigione. I soggetti che partecipano alla possessione, ovvero gli spiriti e gli esseri umani, insieme al rituale vero e proprio, costituiscono il complesso di pratiche e di presupposti teorici che viene definito “culto Zar”. Esso è presente in tutto il Sudan del nord e ne esistono varianti nel resto dell’Africa (Egitto, Etiopia, Somalia) così come in Arabia Saudita e in Iran.
La possessione da parte degli spiriti Zar rappresenta un’intrusione nella realtà fisica e materiale, che si realizza attraverso il veicolo del corpo umano. Si ritiene infatti che l’individuo posseduto venga letteralmente “occupato” da uno o più spiriti e che la sua personalità venga temporaneamente rimpiazzata da questi.
Il culto Zar, in Hofriyat, è un culto unicamente femminile, e si sviluppa in un contesto culturale, quello musulmano, nel quale gli uomini detengono il potere principale per quanto riguarda la sfera legale, religiosa e morale.
Uomini e donne di Hofriyat possiedono interpretazioni diverse riguardo al culto. Per i primi gli Zar rientrano nella più vasta categoria dei Jinn (spiriti perturbatori responsabili di afflizioni la cui entità può andare da quelle più lievi a quelle più gravi ed incurabili) i quali sono menzionati anche nel Corano; poiché l’Islam condanna apertamente le pratiche di possessione, viene da essi concepita un’unica modalità di trattare con gli spiriti, la quale consiste nell’esorcismo praticato dal Faki, il chierico islamico.
I Jinn vengono classificati in base al colore che li contraddistingue: quelli “bianchi” sono responsabili di afflizioni lievi e facilmente curabili, mentre quelli “neri” causano afflizioni serie che possono portare anche alla follia e alla morte e per le quali non è prevista sostanzialmente nessuna cura. Queste due tipologie di Jinn possono colpire indifferentemente sia le donne sia gli uomini.
Quando le donne nominano gli Zar, invece, fanno riferimento ad una particolare categoria di spiriti, o Jinn, che colpisce unicamente loro. Questi spiriti vengono identificati con il “rosso”, che, in Hofriyat, è il colore associato al sangue e alla riproduzione proprio perché, come vedremo, essi sono strettamente collegati alla fertilità femminile. Gli uomini, che non vengono posseduti da questa tipologia di spiriti, si limitano a tollerare l’esistenza del culto Zar.
Le donne di Hofriyat non considerano l’appartenenza al culto in conflitto con la loro fede islamica e ritengono che la possibilità di interagire con gli Zar si esprima nel tentativo di addomesticarli, più che di esorcizzarli, e di instaurare con essi una relazione contrattuale. Questo legame si manifesta, e trova piena consapevolezza, nel rituale di guarigione che viene messo in atto una volta diagnosticata la possessione.
Esistono due fasi distinte che riguardano la possessione: quella iniziale, “implicita”, in cui la donna riconosce uno squilibrio nella sua condizione ordinaria, ne attribuisce le cause all’intervento degli spiriti, ed esprime la sua sofferenza attraverso la malattia, la quale rappresenta la modalità culturalmente stabilita per manifestare una situazione momentanea di disagio e di crisi. In questa prima fase, tuttavia, la posseduta non è ancora in grado di interagire attivamente con gli spiriti poiché non possiede ancora gli strumenti che le verranno forniti dal rituale per affrontare il problema. Il secondo momento è quello della possessione “manifesta”, ovvero quello della trance e del rituale vero e proprio, in cui lo spirito irrompe nel mondo umano e parla attraverso il corpo della donna, la quale mette in atto comportamenti, reazioni e gestualità culturalmente apprese e codificate.

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La Possessione e il Culto Zar

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Informazioni tesi

  Autore: Astrid Filippi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Pino Schirripa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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