Abusi e maltrattamenti familiari su minori

Una delle caratteristiche positive della cultura in cui viviamo consiste nel fatto che molti argomenti tradizionalmente ignorati o considerati proibiti vengono invece oggi affrontati in maniera libera nella pubblicistica o attraverso le riviste e la televisione. Con la modernizzazione è anche caduta una delle credenze che contraddistingue in maniera sistematica tutte le società tradizionali (per società tradizionali si intende una società la cui organizzazione sia orientata da una serie di principi che affondano le loro radici nella cultura più antica di questa società stessa), ovvero il fatto che la famiglia in ogni caso è considerata il luogo naturale per eccellenza deputato alla crescita e all'educazione dei figli, e i genitori sono considerati sempre all'altezza del loro compito, solo per il fatto di essere degli adulti. Con questo non si vuole negare il valore della famiglia, ma solo distinguere tra famiglia che funziona e famiglia patogena. Questa affermazione apparentemente semplice è in verità il frutto di un'elaborazione culturale molto lunga e che nasce anche dalla critica al concetto di autorità maschile come fondamento indiscusso dell'unità familiare. I comportamenti prevaricatori e patogeni da parte degli adulti possono rispondere a una vasta gamma di motivazioni individuali che affondano le loro radici nelle pieghe più segrete della psicologia degli individui coinvolti in questo tipo di pratiche.

Da un punto di vista metodologico esiste la possibilità di affiancare alla ricerca delle cause che contraddistingue l'approccio clinico tradizionale, la definizione delle finalità consce o inconsce che un determinato individuo persegue con un comportamento abusante. In questo senso si può affermare che nell'economia psichica di un certo individuo l'atto violento risponde a un determinato scopo che da quella persona è vissuto ad un livello più o meno profondo come necessario.