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Forme ed istituzioni dell'insediamento normanno in Sicilia

La Sicilia bizantina

Dopo la morte di Gregorio Magno, avvenuta nel 604 d.C., sono molto poche le fonti scritte che tramandano notizie sulla Sicilia bizantina e la maggior parte di queste sono occidentali, in tutto o in parte ostili a Bisanzio. Le fonti orientali, invece, sono costituite da alcune agiografie di santi siciliani scritte parecchio tempo dopo la morte di questi oppure di monaci, in seguito divenuti santi, che presentano alcuni appigli con la realtà del periodo, per esempio la condizione di povertà diffusa tra i contadini che guardavano soprattutto alle istituzioni ecclesiastiche per difendersi dai funzionari bizantini o il distacco della nuova aristocrazia siculo-bizantina, formatasi dall’unione tra i discendenti dei nobili romani ormai scomparsi ed i nuovi ceti dirigenti che si stabilirono nelle città e nelle campagne dell’isola tra il VI ed il VII secolo d.C.
Ancora in questo periodo la Sicilia era “sospesa” a metà tra l’Italia e l’Oriente, tra Roma e Costantinopoli, servendo la prima con il grano delle immense proprietà ecclesiastiche e la seconda con i proventi derivati dalle tasse. Il governo bizantino dell’isola, a quanto risulta dalle fonti, fu molto duro ed oppressivo, ma è probabile che questa prospettiva sia falsata rispetto all’effettiva realtà dei fatti dalle fonti che, come detto, risultano per la maggior parte essere in funzione antibizantina. E’ molto probabile, infatti, che il regime non fosse poi più pesante che in passato ma, a differenza del passato, certamente più corrotto se si deve dar credito a fonti scritte come la Chronographia di Teofane o altre simili. Il nuovo regime ebbe certamente anche dei lati positivi ravvisabili in una certa indipendenza dell’isola nei confronti dell’Italia, ed in particolare di Roma, alla quale rimase più strettamente legata, almeno fino all’VIII secolo, e di Ravenna, che anche se costituita in Esarcato, e quindi, in un certo senso capitale politica dell’Italia bizantina, rimaneva comunque un centro lontano, distante non solo fisicamente ma anche per modalità amministrative e per interessi, per quanto la Chiesa ravennate possedesse delle terre nell’isola. Altro punto positivo fu la creazione di due zecche, una a Catania che coniava soprattutto monetazione bronzea e l’altra a Siracusa per le coniazioni in oro, che fino al VI secolo erano rimaste prerogativa di Ravenna. Inoltre le città della costa orientale crebbero in maniera eccezionale rispetto a quelle della zona occidentale, fatto questo dovuto certamente alla posizione più favorevole delle prime per i commerci ed i contatti politici e militari con la capitale imperiale. Oltre ad un certo progresso, vi furono anche molti episodi, spesso riportati dalle fonti dell’epoca molto controversi e discussi ancora oggi ed uno di questi riguardò la permanenza dell’imperatore Costante II e della sua corte a Siracusa tra il 663 ed il 668 d.C., periodo in cui la città siciliana divenne anche capitale dell’Impero. Il motivo di tale trasferimento resta ancora oggi oggetto di numerose ipotesi e a quanto sembra non era chiaro nemmeno agli autori antichi.

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Forme ed istituzioni dell'insediamento normanno in Sicilia

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Russo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Archeologia
  Relatore: Marco Valenti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 198

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