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La costruzione della Memoria. Il Museo per la Memoria di Ustica.

Il Museo del futuro spezzato: l’istallazione di Christian Boltanski

Il Museo per la Memoria avrebbe dovuto essere, come abbiamo già evidenziato, un tradizionale museo storico, che prevedeva la presenza di numerosi documenti e video che avrebbero permesso una ricostruzione della vicenda giudiziaria e mediatica del caso Ustica. Un giorno però il progetto cambia radicalmente, quando Daria Bonfietti vede la mostra di Boltanski al Pac di Milano. La Presidentessa dell’Associazione conosceva già la poetica dell’artista, ospitato nel 1997 in una mostra alla Gam di Bologna, ma in seguito alla visita comincia ad ipotizzare un suo coinvolgimento nel progetto del Museo. La scelta di affidare quindi l’allestimento museale ad un artista è data se non dal caso, da un azzardo. L’Associazione comincia ad ipotizzare un museo diverso, raccontato da un artista e non da oggetti e documenti. Cerca così, sempre tramite il suo Presidente, di contattare Boltanski che pochi mesi dopo espone a Reggio Emilia. Tramite una rete di conoscenze la Bonfietti riesce a parlare con Boltanski.

Le racconta accuratamente la storia dell’Itavia precipitato, le ingiustizie, le indagini e i processi. L’artista non è a conoscenza della vicenda e segue il racconto, dice la Bonfietti con un coinvolgimento ed una compassione che in tanti anni non ha mai riscontrato in nessuno. Capisce il desiderio di giustizia, la volontà di ricordare, ma rifiuta la proposta. È troppo per lui, non ha mai lavorato su vicende reali, con morti veri e con il dolore diretto. L’unico monumento realizzato nella sua vita è quello della Shoah, per il Musée de Judaisme di Parigi, ma non ha mai dovuto trattare con i parenti delle vittime e con il loro desiderio di giustizia. La causa sembra essere persa, Boltanski è irremovibile, pur avanzando qualche ipotesi d’allestimento. È grazie a queste proposte, queste prime idee, che i parenti non si rassegnano. Non sono stati più di vent’anni di indagini a fermarli, perché non provare a inseguire la propria idea di museo? Nel giugno del 2006 Boltanski torna in Italia, al Macro di Roma per esporre l’opera EXIT. Qui grazie al coinvolgimento di Danilo Eccher, allora direttore del Macro e ancor prima direttore della Gam di Bologna, i famigliari rincontrano Boltanski e, chissà forse complice anche il dono di una pipa, l’artista accetta la commissione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La costruzione della Memoria. Il Museo per la Memoria di Ustica.

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Informazioni tesi

  Autore: Elisabetta Tiddia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia dell'Arte Contemporanea
  Relatore: Marinella Pigozzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 153

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Parole chiave

arte contemporanea
boltansky
memoria
musei
musei della memoria
storia
ustica

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