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Ambientalismo e territorio: un'analisi transcalare

ll territorio con cui instaurare un dialogo: la città di Caserta

Il nucleo originario di Caserta sorse, in epoca longobarda, a circa 400 metri d’altezza, sulle colline prospicienti l’attuale cittadina, che ancora oggi sono sede dell’antico borgo di Casertavecchia.
Fino al XVIII, a parte qualche sparuto insediamento a valle, dunque, il cuore della città era situato in zona collinare. Con la realizzazione di un’imponente reggia, che doveva essere residenza reale dei Borbone e della Corte, il centro abitato iniziò a svilupparsi in quella che è l’area in cui oggi viene a trovarsi.
A partire da quel momento la Reggia, con il suo parco, sono diventati il punto di riferimento intorno al quale si è organizzato il territorio urbano ed è ruotata la costruzione della sua identità. Durante il XIX secolo si estende a est di quest’ultima e il suo sviluppo avviene in maniera ordinata: già nel 1884, infatti, viene approvato un piano che ne regola l’espansione e le imprime i suoi connotati caratterizzanti. Anche nel corso della ricostruzione postbellica (la città, considerata obiettivo sensibile, subì pesanti bombardamenti durante le seconda guerra mondiale) la riedificazione seguì criteri di razionalità, confermando così la propensione a una crescita ordinata; negli anni ’60 del novecento il processo d’industrializzazione che coinvolse la periferia innescò, però una crescita disorganica cui il piano regolatore del 1983 (approvato nel 1987) non riuscì a porre rimedio, vedendo così il verificarsi di fenomeni di periferizzazione e marginalizzazione di interi quartieri.

Nel 1998 si decise di porre rimedio al conseguente degrado urbano in cui versavano intere zone cittadine con l’approvazione di un piano di sviluppo, il Programma di Recupero Urbano e Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST), mirante a realizzare la riqualificazione del territorio sia da un punto di vista sociale che urbanistico. Questo prefissava l’esecuzione di una serie di interventi integrati sul territorio, concepiti su un orizzonte temporale di mediolungo periodo (19992013) e tendenti al miglioramento della qualità di vita mediante la riattivazione di dinamiche e sinergie locali che mettessero in moto un processo di sviluppo. L’elemento che lo contraddistingue è l’approccio bottomup, che lo rende uno strumento capace di attivare forme di cooperazione e interazione tra i vari attori locali e di fare perno sulle specificità del territorio per innescare lo sviluppo nelle sue varie forme, a partire dal recupero dell’identità culturale casertana. Il mezzo principale tramite cui realizzare tutto ciò è stato la programmazione urbanistica, alla quale è stato demandato il compito di realizzare la riqualificazione della città sia da un punto di vista estetico, che da un punto di vista culturale, economico e sociale. Il Programma d’Iniziativa Comunitaria (PIC) Urban II, realizzato tra il 2000 e il 2006 ha avuto proprio quest’intento e puntava a risolvere in maniera integrata problematiche ambientali, economiche e sociali che interessavano, in particolar modo, aree degradate. I suoi punti di forza sono stati l’essere un buon anello di congiunzione tra il livello locale e sovralocale, l’aver realizzato una vera e propria innovazione in termini di programmazione, in quanto con esso si è usciti dalla logica degli interventi isolati e calati dall’alto, e, infine, la sua capacità di attivazione di dinamiche partecipative e di reti di relazioni di collaborazione tra i vari livelli.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ambientalismo e territorio: un'analisi transcalare

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Informazioni tesi

  Autore: Monica Paone
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
  Relatore: Sergio Ventriglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 163

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