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Mimesi fra etica, cultura e scienza - Gabriel Tarde, René Girard e i neuroni specchio

Violenza, desiderio e soluzioni

La crisi mimetica si viene a creare quando non ci sono più differenziazioni tra i protagonisti in lotta. Dalla contesa dell’oggetto si passa alla semplice disputa: «Man mano che si avanza nella crisi sacrificale, la violenza diviene sempre più manifesta: non è più il valore intrinseco dell’oggetto a provocare il conflitto, eccitando bramosie rivali, è la violenza stessa che valorizza gli oggetti, che inventa pretesti per meglio scatenarsi. È lei, oramai, a dirigere il giuoco; è la divinità che tutti tentano di padroneggiare ma che si fa giuoco di tutti successivamente».

La violenza diventa regina delle interazioni umane: «è la violenza a valorizzare gli oggetti del violento. […] Nulla di più banale, in un certo senso, di questa supremazia della violenza nel desiderio. Quando ci è dato di osservarla, le diamo il nome di sadismo, masochismo, ecc. Vi scorgiamo un fenomeno patologico, una deviazione rispetto a una norma estranea alla violenza, crediamo che esista un desiderio normale e naturale, un desiderio non violento dal quale la maggior parte degli uomini non si allontana mai molto. […] la violenza è al tempo stesso lo strumento, l’oggetto e il soggetto universale di tutti i desideri». L’uomo, come già molti pensano, è inferiore agli animali: «Oggi sappiamo che gli animali sono provvisti individualmente di meccanismi regolatori che fanno sì che i combattimenti non arrivino quasi mai fino alla morte del vinto.

A proposito di tali meccanismi che favoriscono il perpetuarsi della specie, è certo legittimo usare la parola istinto. Ma è assurdo, allora, ricorrere alla stessa parola per indicare il fatto che l’uomo, invece, è privo di simili meccanismi». Riguardo al concetto di violenza in Girard c’è da aggiungere un’ultima cosa: «La maggior parte della violenza ha una storia mimetica alle spalle […] Essere assaliti e derubati per strada non è un’azione mimetica diretta perché manca di relazione tra assalitore e vittima, però dietro le aggressioni causali si possono ovviamente trovare delle relazioni mimetiche nella storia personale dell’assalitore o nel suo rapportarsi con la società in generale, che rimangono nascoste e che possono comunque essere scoperte e investigate».

L’autodistruzione della specie umana è evitata da un meccanismo che René Girard rivela nella sua seconda opera: La Violenza e il Sacro. Essa ricostruisce il meccanismo del capro espiatorio attraverso l’analisi di miti e riti di società arcaiche o tribali.

Citando un rito descritto da Godfrey Lienhardt in Divinity and Experience, il testo girardiano riassume l’analogia tra i riti sacri e il sacrificio fondatore: «Incantesimi ripresi in coro rendono a poco a poco attenta una folla inizialmente distratta e sparpagliata. Gli astanti si abbandonano a simulacri di combattimento. Accade anche che individui isolati ne colpiscano altri ma senza vera ostilità. Durante gli stadi preparatori la violenza è dunque già presente, in forma rituale, certo, ma ancora reciproca; l’imitazione rituale verte dapprima sulla crisi sacrificale stessa, sugli antecedenti caotici della risoluzione unanime. Di tanto in tanto qualcuno si stacca dal gruppo per andare a insultare o colpire l’animale, una vacca o un vitello, attaccato a un paletto».

La vittima innocente, in questo caso l’animale, rappresenta la vittima originale; le simulazioni di lotte, invece, la crisi mimetica. La vittima originale, il capro espiatorio, è un soggetto che possiede «segni preferenziali di persecuzione. Intendo con questo tutte le caratteristiche singolari che sono suscettibili di attirare l’attenzione malevola delle folle arcaiche sovraeccitate o terrorizzate: l’eccessiva bellezza come l’eccessiva bruttezza, i privilegi arroganti come i difetti umilianti, per non parlare, beninteso, degli innumerevoli nemici che ogni profeta, per il fatto stesso di annunciare la verità, riesce a procurarsi». Per fare un esempio, Edipo, che René Girard analizza come prova del capro espiatorio, è banalmente “zoppo”.

Nel momento in cui la società riversa il suo odio e la sua violenza contro un’unica vittima si ritrova a vivere un momento di quiete che verrà poi mantenuto attraverso il rito. La sorpresa di questa pace “inspiegabilmente” ritrovata conduce la società a divinizzare il capro espiatorio, esso diventa Sacro

Questo brano è tratto dalla tesi:

Mimesi fra etica, cultura e scienza - Gabriel Tarde, René Girard e i neuroni specchio

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Informazioni tesi

  Autore: Mariano Mercuri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Gianfranco Mormino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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