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No Global e New Global: differenze etiche

No Global: interpretazioni improprie

I critici più aspri equiparano il movimento No Global alla stregua di una organizzazione eversiva, quasi terroristica, militanti di una sinistra estrema, sebbene tra gli scontenti del nuovo ordine economico globale si annoverino anche militanti della destra ed i cattolici (restando in ambito nazionale) della Rete Lilliput. Secondo questi, sono ritenuti legati alle ali più estreme e violente, accusandoli di non prendere le adeguate distanze, anche in forza di fatti di violenza seguiti a scontri con la polizia avvenuti in occasione delle maggiori manifestazioni, dalla prima grande contestazione di Seattle del 1999 ai più recenti avvenimenti del G8 tenutosi a Genova nel 2001. Riguardo quest'ultimo fatto Amnesty International nel 2002 ha però pubblicato un documento in cui si chiedeva un'indagine sull'operato delle forze dell'ordine nella gestione dell'ordine pubblico durante il vertice italiano. Dobbiamo altresì tenere a mente che sono altre le peculiarità attinenti al movimento in questione.
Una politica di violenza (o militanza atta al ricorso di questa) non ha nulla a che spartire con quanto professato dai critici della globalizzazione. Interventi concreti, infatti, si realizzano strade estremamente diverse ma altresì utili ai fini di un utilizzo migliore del fenomeno globale in atto.
Non è un caso che i No Global sostengano quasi all’unanimità il pensiero di Richard Stallman, il principale sostenitore del software e del contenuto libero come pratiche di condivisione dotate di significato etico e politico. Rendere un software piuttosto che una risorsa accessibile gratuitamente a tutti, ad esempio, è una concezione che nulla ha a che fare con l’utilizzo della violenza, anzi. L’estendersi progressivo del mercato globale ha portato al concepire, in modo via via più forte, il word wide web (oggi più conosciuto come www o, semplicemente, Internet) come uno strumento che possa permettere ai suoi “naviganti” il libero accesso all’informazione e, al contempo, agli strumenti di essa. Nascono con concezioni analoghi software quali Linux, Mozilla Firefox, Openoffice e tutta una serie di applicazioni disponibili gratuitamente sulla rete in modo da combattere il potere delle multinazionali (non è sicuramente una novità il caso Microsoft, società di Bill Gates più volte accusata di monopolizzare il mercato informatico, istanza confermata successivamente dall’Antitrust) annullando il concetto di copyright in favore di offrire a qualsiasi utente la possibilità di migliorarne la programmazione e condividere nuovamente il proprio operato rendendo il software ancor più efficiente.
Nell’introduzione di questo lavoro si è fatto riferimento ad un erroneo abbinamento che vede assimilare il gruppo dei Black bloc al contesto No Global, quasi come se, quest’ultimo, fosse dotato di un braccio armato. Quando si parla di No Global infatti - intendendo con essi una moltitudine di soggetti - si finisce con il naufragare il più delle volte in manifestazioni violente, in atti vandalici o, in veri e propri scontri con le forze dell'ordine. Guerriglia urbana, c'è chi - non a torto - l'ha definita in questi termini. Quello che ci preme sottolineare è la totale separazione delle due entità.
Proveremo a farlo nel modo più chiaro e sintetico possibile onde non togliere eccessivo spazio ad altri argomenti. La rilevanza sociale riscossa da questo gruppo di soggetti si deve fondamentalmente alla copertura mediatica concessa verso di essi dalle maggiori testate giornalistiche, siano queste televisive o cartacee.
Abbiamo poc'anzi nominato l'evento nel capoluogo ligure, sarà dura ricordare un servizio televisivo che non facesse riferimento più o meno diretto alla morte di Carlo Giuliani. Il fenomeno dei Black Bloc (o Black Block) nasce in Germania intorno alla metà degli anni ottanta dalle esperienze di auto-organizzazione e militanza politica della sinistra extraparlamentare tedesca. Le sue prime apparizioni si hanno con lo sviluppo delle lotte finalizzate a contrastare il nucleare di quegli anni. L'area politica che dà vita al fenomeno dello Schwarzer Block è quella degli autonomen (in italiano "autonomi"), un movimento nato dall'aggregazione di militanti anarchici - o provenienti dall'estrema sinistra - che hanno scelto di rifiutare un sistema burocratico ed il verticismo dei partiti (od ancora del leninismo) in favore di un'organizzazione immediata e più spontanea delle lotte anti-capitalistiche. Il nome del movimento, oggi utilizzato e diffuso in gran parte d'Europa (oltre alla Germania in particolare anche in Francia e Grecia deriva direttamente dalle esperienze dell'Autonomia Operaia italiana degli anni settanta. La tradizione di vestire nero si è sviluppata dai movimenti degli autonomi negli anni ottanta; questi indossavano abbigliamento di colore nero durante l'azione militante nel corso delle dimostrazioni a favore della Rote Armee Fraktion (organizzazione terroristica tedesca di estrema sinistra, equivalente alle Brigate Rosse italiane). Dopo un periodo di assenza dalle scene, l'uniforme nera ricomparve successivamente negli USA durante le proteste contro la prima guerra del Golfo nel febbraio del 1991 ed è stata utilizzata anche dalla Love and Rage, un'organizzazione rivoluzionaria nordamericana anarchica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

No Global e New Global: differenze etiche

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Informazioni tesi

  Autore: Filippo Vassallo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM)
  Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
  Corso: Comunicazione
  Relatore: Paolo Del Debbio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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