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Una città per Pollicino. Spazi urbani a misura di bambino

La città moderna

La città moderna viene descritta come ambiente che provoca disgregazione sociale in luogo della necessaria integrazione; un habitat che, anziché essere funzionale allo sviluppo della personalità individuale e sociale dei suoi abitanti, ne condiziona fortemente la capacità di relazioni e incrementa così la passività e la frustrazione; un ambito in cui la condivisione e la partecipazione diviene sempre più difficile e, all’incontro con la vita, si sostituisce l’isolamento, l’indifferenza reciproca.
Negli ultimi cinquant' anni, numerosi fattori hanno reso le nostre città più lontane dai suoi abitanti e più slegate dai loro contesti naturali - ambientali. La politica nazionale urbanistica ed industriale, i piani e progetti pubblici e privati per la città hanno privilegiato il suo essere "urbs" - la sua struttura, il suo aspetto e peso fisico, la sua economia- marginalizzando la sua cultura, i suoi rapporti, le sue occasioni di socialità e di sviluppo umano, le sue qualità, il suo essere “civitas”.
Lo sviluppo delle città italiane, in particolar modo, è stato caratterizzato dalla costruzione di complessi abitativi periferici a media-alta densità. Nel segno del modernismo internazionale è stata, inoltre, privilegiata la zonizzazione monofunzionale che propone la separazione e la specializzazione degli spazi e delle funzioni. Zone residenziali separate dalle zone lavorative-produttive; zone commerciali separate dalle zone ricreative... e così via, fino all'effettiva ghettizzazione di fasce d'età, strati sociali e culture. Un sempre maggior numero di persone risiedono in anonimi sobborghi, zone scollegate dal tessuto storico della città, spesso sprovviste di luoghi adatti alle relazioni sociali.
Contemporaneamente, la politica industriale e dei trasporti continua a favorire quasi esclusivamente l'automobile, creando livelli intollerabili di traffico, incidenti, inquinamento atmosferico ed acustico, occupazione ed impermeabilizzazione dei suoli. Questa scelta ha creato separazioni notevoli tra luoghi e funzioni e, più gravemente, separazione tra le persone stesse. Si è così assistito progressivamente al venir meno dei sentimenti di affezione per il proprio ambiente di vita, del senso di appartenenza ad un gruppo, dell'assunzione di responsabilità verso la cosa pubblica. Sempre più diffusi appaiono i fenomeni di solitudine ed isolamento, di deprivazione affettiva e relazionale, conseguenti non soltanto alle scelte urbanistiche ma anche ai profondi cambiamenti avvenuti nella società e negli ultimi decenni.
La città moderna si è trasformata in macchina per abitare e produrre perdendo progressivamente quella dimensione comunitaria, politica e culturale, che era propria della città antica. E’ divenuta così la città dell’isolamento e della povertà relazionale. Alla compresenza di più luoghi significativi in cui si sviluppavano e si costruivano identità diverse, si è sostituita la realtà dei non luoghi, cioè di spazi che non hanno funzione né identitaria né relazionale. Questo, che condanna all’isolamento gli adulti e che rischia di mettere in crisi la loro identità, è negativo a maggior ragione per i giovani che hanno un estremo bisogno di trovarsi, confrontarsi, utilizzare gli spazi aperti per sperimentare se stessi e la propria voglia di stare insieme.
I soggetti che risiedono nelle città moderne sono sottoposti a un continuo blocco degli stimoli e delle idee. Nelle città, l’alta densità della popolazione obbliga la gente ad assumere un atteggiamento sbrigativo, pratico nei confronti del proprio ambiente e a trattare la maggior parte degli individui in modo impersonale. E’ il luogo in cui maggiormente si sviluppano la privacy, la riservatezza e dove i contatti fra soggetti, anche se frequenti, rimangono per lo più superficiali. Gli individui tendono a rinchiudersi in se stessi e ad assumere, anche come “difesa” da questi innumerevoli contatti, una “maschera” improntata all’indifferenza ed a mostrare controllo delle emozioni e contegno.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Una città per Pollicino. Spazi urbani a misura di bambino

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Villadoro
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Livia  Romano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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Parole chiave

autonomia bambino
bambino come parametro
bambino-città
città moderna
diritti del bambino
il gioco in città
individuo-società
ruolo educativo città
sviluppo sostenibile
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