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Relazione fraterna e disabilità. Indagine esplorativa su un campione con fratelli disabili e normodotati.

La relazione con un fratello disabile nelle diverse fasi della vita

Le fasi del ciclo di vita in una famiglia con un componente disabile seguono una sequenza di stadi simile a quella delle altre famiglie, però i tempi sono rallentati e le fasi di disorganizzazione richiedono spesso cambiamenti significativi nei membri della famiglia stessa.
La relazione di ciascun bambino con il fratello disabile sarà in funzione della sua età e del suo livello di sviluppo.
I bambini in età prescolare possono sentirsi confusi, in collera, ansiosi e spaventati dalla disabilità del fratello. Essi potranno sentirsi arrabbiati per il tempo che i genitori dedicano ad esso e sentirsi rifiutati, a volte possono chiedersi se hanno commesso uno sbaglio per il fatto che i propri genitori vogliono più bene al fratello handicappato. Possono inoltre imitare i comportamenti o gli atteggiamenti del fratello disabile. In seguito potranno manifestare atteggiamenti che vanno da un estremo all’altro, cioè dall’essere aggressivo al comportarsi come un bambino “perfetto” (Capodieci, 2000).
I bambini in età prescolare hanno una visione egocentrica della realtà, un pensiero “magico” che fa sì che si fidino solo di ciò che vedono per la comprensione e l’interpretazione delle cause e degli effetti, basandosi soprattutto su relazioni temporali tra gli eventi. Ciò li rende incapaci di comprendere la reale disabilità del fratello. Quando il fratello, minore o maggiore che sia, avrà raggiunto una sufficiente autonomia si ritroverà a coprire un ruolo diverso da quello che gli sarebbe spettato e ad essere investito dalle aspettative genitoriali, sia nel fornire aiuto nella cura del fratello che nel successo scolastico. La mancanza di informazioni sulla disabilità fa sì che il sano abbia difficoltà ad accettare le numerose attenzioni quotidiane che vengono concentrate sul disabile. Per esso l’unica spiegazione accettabile sembra essere che i genitori preferiscano l’altro bambino e lo amino di più. Inoltre appena il bambino comincia a percepire la differenza tra sé ed i fratello la attribuisce alla propria cattiveria e disobbedienza, e prova un forte senso di colpa, oppure la attribuisce al fatto che il fratello abbia fatto qualcosa di sbagliato e sia stato punito in questo modo, oppure ad un comportamento cattivo dei genitori. Da una ricerca svolta, da Lobato, Barbour, Halll e Filler nel 1987, su bambini dai 3 ai 7 anni con fratelli disabili, si è visto che il loro alto livello di stress era dipendente dalla mancanza di informazioni adeguate sull’handicap fornite dai genitori; inoltre spesso i genitori riversano sul bambino non disabile tutte le aspirazioni, creando così in lui tensione, dovuta alla paura di deludere le loro aspettative. Molti genitori si aspettavano che il bambino sano condividesse le loro preoccupazioni e sentimenti, mettendo da parte i propri bisogni ed interessi infantili.
Secondo Salvatori una piena consapevolezza della diversità del fratello o della sorella disabile viene acquisita solo tra i 6 e i 10 anni, a seguito del confronto della propria coppia di fratelli con quella di amici e compagni di scuola (Valtolina, 2004).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Relazione fraterna e disabilità. Indagine esplorativa su un campione con fratelli disabili e normodotati.

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Parigi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Ezio Menoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 124

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