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Discriminazione, stigma e violenza su donne in stato di reclusione. Il caso di Santa Martha Acatitla e Tepepan, Messico, D.F.

L'antropologia entra nelle carceri

Lo studio della devianza ha interessato in forma maggiore la sociologia, la psicologia e la criminologia, e solo in misura minore l'antropologia. La difficoltà che questa disciplina incontra in tale ambito, ed in modo specifico circa lo studio delle carceri e della popolazione detenuta, dipende senza dubbio da quello che storicamente era la divisione dei campi di studio tra una sociologia più interessata alla creazione di modelli attorno ai fenomeni della propria società, ed un'antropologia ancora esotica, che sceglieva come campo di studi prediletto il primitivo.
Senza dubbio l'esistenza di un'esigua letteratura antropologica ed etnologica circa il carcere dipende anche dalla difficoltà di portare a compimento un'osservazione partecipante nello spazio chiuso ed altamente sorvegliato delle prigioni.
Sicuramente gli studi di Feldman sulla violenza politica in Irlanda del nord, le cui descrizioni si basano sulle testimonianze di ex detenuti, mette in evidenza alcuni problemi circa un campo di indagine talmente controverso come quello del carcere. In tale contesto non si può non tenere conto della relazione tra l'informatore e l'etnografo, una relazione che è costantemente in forse e sottoposta a contraddizioni e dubbi da entrambe le parti.
Come Feldman mette in evidenza, il rischio dell'etnografo è quello di venir assimilato alla gerarchia autoritaria. Dall'altro lato invece, gli studi di Thomas J. Mettono in guardia da un altro rischio, ossia l'identificazione con il/la detenuto/a.
L'empatia ed il coinvolgimento emotivo, a mio parere imprescindibile in un contatto che, prima di essere a fini di studio è innanzitutto umano, può condurre ad una distorsione dei dati, e portata all'estremo, alla vittimizzazione del detenuto/a.
È importante pertanto entrare in consapevolezza del proprio posizionamento rispetto al soggetto di studio, e il contesto nel quale la relazione tra l'informante e l'etnologo si dispiega. Senza dubbio la ricerca antropologica che si conduce in carcere ha la peculiarità di entrare maggiormente in contatto con la popolazione detenuta, di essere quindi più consapevole, e dunque di mettere alla prova quei modelli che la sociologia tende a creare attorno alla devianza, e che possono essere usati in una prospettiva euristica. L'ingresso nel carcere aiuta a cogliere il punto di vista di chi è tendenzialmente invisibilizzato, e allo stesso tempo aiuta a prendere maggior coscienza delle dinamiche che si svolgono al suo interno.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Discriminazione, stigma e violenza su donne in stato di reclusione. Il caso di Santa Martha Acatitla e Tepepan, Messico, D.F.

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Informazioni tesi

  Autore: Virginia Venneri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Antropologia culturale ed etnologia
  Relatore: Francesco Zanotelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 273

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Parole chiave

antropologia
antropologia applicata
carcere
controllo
detenzione
discriminazione
donne
donne e carcere
gender studies
istituzioni totali
messico
patriarcato
pena detentiva
potere
stigma
studi di genere
violenza

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