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La poetica del voyeurismo nell'arte di Sophie Calle

Il voyeurismo televisivo

Il riflesso di una società in cui tutto è sottoposto a sorveglianza, appare evidente negli esperimenti di «voyeurismo mediatico» che troviamo in televisione, il mass-media che per eccellenza pone la visibilità altrui in primo piano, così come nei film proposti sul grande schermo. Il fenomeno del voyeurismo televisivo è dunque oggi così evidente che il cinema e la stessa televisione hanno cominciato a farne oggetto di racconto e di riflessione. Alcuni programmi possono essere considerati simbolici in questo contesto, come ad esempio The Truman Show di Peter Weir, che nel 1998 propone la storia di un individuo la cui esistenza, a sua insaputa, diviene il contenuto di un programma televisivo visto da un pubblico planetario. Un altro è EdTV di Ron Howard del 1999, film per la TV che racconta una vicenda analoga, con la differenza che in questo caso l'osservato è consenziente e consapevole di essere sotto gli occhi di tutti. Questi film hanno in un certo qual modo precorso e prefigurato i programmi televisivi immediatamente successivi: l'arrivo, sul canale americano CBS, del format olandese The Big Brother (2000), prodotto dalla Endemol, società creata da John de Mol specializzata nella produzione di format voyeuristici,. L’autore sostenne di essersi ispirato al progetto scientifico Biosphere, un esperimento americano teso a ricreare in un ambiente chiuso le condizioni di sopravvivenza di un gruppo umano. Tuttavia, mentre Biosphere era interessato a verificare la possibilità di vita in un ecosistema autosufficiente, The Big Brother focalizza l'attenzione sulle dinamiche umane, considerando come ambiente un gruppo ristretto di persone. La semplicità del format ostenta visibilmente quella situazione psicologica e culturale che è stata definita, in opposizione alla definizione dello “stadio dello specchio” di Lacan, stadio-video. Mentre il primo indica il momento in cui il bambino diventa consapevole della propria identità, non in modo autonomo ma riconoscendo la propria immagine riflessa, nello stadio-video il soggetto diventa piuttosto consapevole della propria “dis-identità”, del fatto di non essere mai completamente se stesso, di essere eternamente più e meno di se stesso. Nel Grande Fratello accade la stessa cosa: non si è di fronte a uno spettacolo che propone una identificazione con divi che fungono da modello, si è invece davanti ad altri “noi”, siamo davanti a noi stessi come altri.
Vi è una grande differenza fra la struttura del voyeurismo contemplato in The Truman Show e quella contenuta, ad esempio, in The Big Brother. Queste differenze dipendono in larga misura dal modo in cui il voyeurismo degli spettatori si combina con l'esibizionismo dello spettacolo e dei suoi protagonisti. Infatti, bisogna sottolineare e constatare che in televisione non sempre voyeurismo ed esibizionismo si presentano insieme. Vi sono almeno tre combinazioni possibili: la prima si verifica quando un pubblico voyeur incontra uno spettacolo i cui personaggi non sono per loro natura esibizionisti. In questo caso, la telecamera si introduce in scene di vita senza che i protagonisti ne siano consapevoli. Ne abbiamo degli esempi, in forma fittizia, in The Truman Show. Qui, al fine di sedurre gli spettatori, i media, e quindi anche la televisione, simulano una propria sparizione a vantaggio di una ripresa diretta, immediata e incondizionata della realtà. La seconda combinazione si verifica quando un pubblico non necessariamente voyeur incontra uno spettacolo i cui personaggi sono degli esibizionisti: questa combinazione è mossa dalla sete di presenza e rappresentazione televisiva di cui soffre la massa nella cultura contemporanea. Infatti, tutti vogliono comparire in televisione, e tutti vogliono che la propria identità ed esistenza, la cui percezione può essere assai impoverita nella società post-moderna, siano confermate e valorizzate da questo potente mezzo mediatico. È un fenomeno che Warhol ha impersonato ed espresso nella sua arte (i famosi quindici minuti di celebrità) e che attecchisce soprattutto presso l'attuale generazione di adolescenti. Molti sociologi hanno messo in evidenza il fatto che, se i teenager degli anni settanta e ottanta si accontentavano di crescere guardando la televisione, i teenager degli anni novanta e del terzo millennio vogliono crescere facendo la televisione. Un programma come Amici, in cui giovani sconosciuti, dotati di talento, competono per entrare nel mondo dello spettacolo, illustra bene questa seconda combinazione. Il terzo caso è quello in cui un pubblico voyeur incontra uno spettacolo esibizionista: si tratta della combinazione in cui si ha l'accordo tra un protagonista che vuole essere osservato e un osservatore che vuole godere di tale spettacolo (il caso di The Big Brother). Un altro tipo di voyeurismo televisivo è quello del “tell all”, ossia “dimmi tutto”, vale a dire quello degli innumerevoli talk show televisivi a sfondo voyeuristico, con una spiccata tendenza verso l'esibizione della vita sentimentale e sessuale dei partecipanti, e con il gusto del particolare pruriginoso e perverso.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La poetica del voyeurismo nell'arte di Sophie Calle

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Informazioni tesi

  Autore: Adelina Zarlenga
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Comunicazione linguistica e multimediale
  Relatore: Alessandro Nigro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 94

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