Immigrazione e identità

Secondo Brown le origini della discriminazione verso l'outgroup e quindi del pregiudizio sono da collocare, almeno in parte, nell'ambio operativo di un processo cognitivo normale, quotidiano, ordinario; ciò non significa però che tale fenomeno sia inevitabile.
Brown nel suo libro “Psicologia sociale dei gruppi” (2000), partendo dalla tesi secondo cui “le appartenenze di gruppo vengono incorporate nei concetti di sé e che le identificazioni sociali hanno importanti conseguenze sul piano della condotta”, si domanda come poter alleviare le tensioni intergruppi e promuovere una maggiore tolleranza; egli si sofferma ad analizzare tre ipotesi fondamentali, tutte sviluppate a partire dall'ipotesi del contatto intergruppi di Allport.
Egli sosteneva che “il modo migliore per ridurre le tensioni e le ostilità che possono verificarsi fra i vai gruppi e quella di portare a contatto i loro membri”. Secondo Allport però il solo contatto con garantisce l'accordo fra i gruppi, ma sono necessarie una serie di condizioni; per esempio il fatto che il contatto fra gruppi debba essere prolungato e finalizzato a uno scopo comune, ovvero deve prevedere delle attività congiunte, che fungano da incentivo a ridurre l'ostilità verso l'altro gruppo; inoltre deve esserci un sistema che sostenga la nuova politica di integrazione dal punto di vista ufficiale e istituzionale, come delle commissioni o dei tribunali che garantiscano l'uguaglianza di opportunità fra i membri di gruppi diversi e che stimolino l'emergere di un clima sociale più tollerante verso le diversità.
Inoltre secondo Allport è importante che il contatto avvenga fra individui di status simile, altrimenti se esistono differenze di status e di potere, tali incontri possono solamente rafforzare il pregiudizio e gli atteggiamenti di superiorità nel gruppo dominante.