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La regolamentazione dei finanziamenti pubblici e privati ai partiti politici

L'autofinanziamento

Allo stato attuale, tutti i soggetti politici, individuali e collettivi, possono svolgere attività politica utilizzando mezzi economici propri, con ridotti obblighi pubblicitari e, al di fuori dell'ambito temporale delle campagne elettorali, senza incorrere in restrizioni quantitative.
La relativa attenzione prestata dal legislatore all'autofinanziamento è dovuta alla convinzione che questo costituisca, assieme al finanziamento pubblico, una fonte di entrata sottratta ad influenze esterne; tuttavia, è indubbio che la maggiore o minore disponibilità di risorse proprie in capo ai soggetti politici possa incidere, in modo anche determinante, sui meccanismi di aggregazione del consenso, se non è accompagnata da efficaci strumenti di regolazione della spesa politica, ben oltre il periodo delle campagne elettorali.
Quanto alle forme pubblicitarie, l'impiego di mezzi economici propri deve essere specificato dai partiti che ricevono il contributo pubblico previsto dalla legge n. 2/97 (ed ora dalla legge n. 157/99), in sede di presentazione dei rendiconti annuali. L'art. 12 della legge n. 515/93 sembrava generalizzare l’obbligo di indicare tutte le fonti del finanziamento relative alle spese sostenute. Invece, secondo la Cassazione, tale obbligo sussiste esclusivamente in relazione alle spese effettuate utilizzando "erogazioni provenienti da terzi", dal momento che le spese sostenute ricorrendo all’autofinanziamento non inciderebbero in alcun modo sull’autonomia e sulla trasparenza delle successive scelte parlamentari dei beneficiati.
Detto orientamento, che indice anche sulla determinazione del limite massimo di spesa elettorale ammissibile, poggia invero sull’assunto, assai controvertibile, che alla formazione del patrimonio e delle disponibilità del soggetto politico collettivo concorra innanzi tutto l'autofinanziamento.
Quanto ai singoli strumenti di autofinanziamento, precedenza spetta alla riscossione del contributo associativo dovuto dagli iscritti al partito politico di appartenenza. Tale onere è previsto dalla generalità degli statuti dei partiti, che ricollegano la qualità di iscritto all’esercizio del diritto di voto nelle assemblee sociali e alla candidabilità alle cariche interne. Tuttavia, i ricavi del cd. tesseramento hanno sempre costituito una percentuale piuttosto ridotta delle entrate complessive dei partiti, in quanto l'obiettivo di estendere la base associativa ha sempre suggerito il contenimento del costo dell’iscrizione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La regolamentazione dei finanziamenti pubblici e privati ai partiti politici

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Battista
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze delle pubbliche amministrazioni
  Relatore: Nicola Colonna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 131

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