L'esportazione della rivoluzione iraniana: il caso iracheno

Le elezioni municipali del 2003 e quelle parlamentari del 2004 evidenziarono come il periodo riformista iniziato con Khatami nel 1997 fosse ormai giunto a conclusione.
Per le presidenziali del 2005 ci si aspettava un cambiamento al vertice, ipotizzando la vittoria di Rafsanjani, leader ei conservatori pragmatici che unendo riforme economiche e repressione politica, puntavano ad un cambio nella governance salvaguardando il sistema. Le ipotesi quanto i sondaggi precedentemente condotti si rivelarono errati: Rafsanjani non vinse al primo turno, anzi fu sonoramente sconfitto da un laico. Il 24 giugno 2005, circa il 60 % dell'elettorato scelse con il 61% dei voti Mahmoud Ahmadinejad come suo nuovo presidente. Le ragioni della sconfitta di uno dei padri del regime furono molteplici; se i brogli elettorali denunciati da tutti gli sconfitti non vanno sottovalutati, parimenti ci furono altri fattori determinanti. Per cominciare l'alto tasso di astensionismo, frutto anche di un invito dei dissidenti residenti all'estero, in modo da boicottare le elezioni e quindi delegittimare l'intero sistema, ormai retto da una classe inefficiente e corrotta, di cui Rafsanjani era il simbolo. Inoltre, così come avvenne per Khatami nel 2001, anche in questo caso gli eventi internazionali non furono privi di effetti.
Il peggioramento della situazione in Afghanistan così come in Iraq e la crisi sul nucleare iraniano ebbero l'effetto di rinvigorire i conservatori e la Guida in particolar modo, che vide facilmente giustificabile la sua militarizzazione del sistema. Secondo una logica di rally around the flag, la popolazione non si oppose ad esempio, al rafforzamento dei corpi militari effettuato da Khamenei, e accolse favorevolmente il richiamo al populismo e al nazionalismo di Ahmadinejad.
In realtà, l'agenda politica dell'ex-pasdaran fu presentata solo dopo il primo turno. Fino ad allora il candidato rimase abbastanza moderato e non espresse alcun parere che potesse indurre i mezzi di comunicazione ad etichettarlo quale ultraconservatore.
Ahmadinejad non era un uomo nuovo nella politica iraniana. Governatore del Kurdistan iraniano e della provincia di Ardabil, eletto sindaco di Teheran nel 2003, deve la sua elezione al sostegno di basij e dei pasdaran, di cui divenne volontariamente membro per andare a combattere in Iraq. In pratica fu lui che i corpi militari, economicamente aiutati dalle fondazioni religiose, scelsero per gestire direttamente lo stato tentando di ridurre il ruolo dei religiosi nella gestione del Paese. Riuscì inoltre a fare proprie le richieste dei mustazafin, i diseredati, in nome dei quali la Rivoluzione era stata condotta. Le loro domande socioeconomiche non avevano ricevuto alcuna risposta dai leaders politici precedenti come Khatami, espressione della classe media che si era arricchita negli anni Novanta e che li aveva eletti.