Parassitosi intestinali autoctone e di importazione a Reggio Emilia: prevalenze nel corso del 2009

La teniasi è una patologia causata dai cestodi del genere Taenia spp. che l’uomo può contrarre dal consumo di carne cruda, o non sufficientemente cotta, di bovino (Taenia saginata) o di suino (Taenia solium).
Le tenie sono ermafrodite e ogni proglottide contiene organi sessuali maschili e femminili (Scaglia et al., 2006; Bernieri 2008).
L’adulto detto anche "verme solitario" può arrivare ad una lunghezza di 4-8 metri. E' costituito da una testa, detta scolice, provvista di uncini e ventose con cui il verme si attacca alle pareti dell’intestino ospite, da un collo sottile e uno strobilo che può essere composto di poche o migliaia di proglottidi. Le proglottidi sono generate dalla testa nella regione del collo per strobilazione: processo asessuato di produzione di proglottidi, attraverso il quale nuove proglottidi sono continuamente formate nella regione del collo subito dopo lo scolice (proglottidi immature); proseguendo lungo il corpo, le proglottidi maturano ed aumentano di grandezza e passano da proglottidi premature a proglottidi mature, (ovvero con apparato riproduttore completamente formato) e infine a proglottidi gravidiche, completamente riempite dall’utero e dalle uova).
Gli adulti vivono nell’intestino dell’uomo e l’infestazione può durare per 20-25 anni.
Taenia saginata e Taenia solium differiscono oltre che per le dimensioni (3-10 m di lunghezza la prima e 2-3 m la seconda) anche per la morfologia della testa e per le dimensioni e per le ramificazioni uterine delle proglottidi. Le proglottidi gravide che si staccano dall’adulto, sono dotate di movimenti propri che permettono loro di forzare lo sfintere anale per raggiungere l’ambiente esterno. Le uova vengono espulse all’esterno dalla proglottide attraverso lacerazioni che si creano al momento del distacco della proglottide stessa dallo strobilio, o a seguito della pressione creata dalle uova stesse all’interno della proglottide o dalle contrazioni muscolari di questa (Scaglia et al., 2006).