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La povertà e l'esclusione sociale, processi di cambiamento e nuovi rischi sociali

La Povertà in Italia

Secondo i dati ISTAT nel 2009 l’incidenza della povertà relativa ha riguardato 7milioni 800 mila individui, mentre quella della povertà assoluta: 3 milioni e 74 mila individui.
La crisi economica, generata negli Stati Uniti nel 2006 a causa delle difficoltà del settore finanziario, ha colpito tutti i mercati europei ed in particolare quello italiano.
Nel 2009 il Pil è diminuito del 2,5% negli Stati Uniti e del 4,2% nell' Unione Europea. In Italia la caduta del Pil è stata del 5,0%, nel biennio 2008-2009 il Pil si è contratto per due anni consecutivi, peggiorando ulteriormente le condizioni economiche del Paese che nel lungo decennio ha visto un lento e faticoso sviluppo. L'Italia, più degli altri paesi europei, ha sperimentato un più intenso calo delle esportazioni diminuite tra il 2007 e il 2009 del 20,5%. La contrazione dell'attività economica si è tradotta in una progressiva riduzione della quantità di lavoro impiegata nei processi produttivi. Secondo le stime della Cgil sono circa 650 mila i lavoratori coinvolti nei processi di cassa integrazione dall’inizio del 2010.
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia (Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre), in collaborazione con l’Ufficio studi, ha presentato un rapporto mettendo a confronto la spesa sostenuta dai principali Paesi dell'Unione Europea a sostegno dei senza lavoro, dimostrando che: “I disoccupati italiani sono tra i meno aiutati d’Europa” ( http://www.cgiamestre.com ). Nel 2008 le risorse messe a disposizione dal nostro Paese per 1 milione e 690 mila disoccupati italiani hanno toccato lo 0,5% del Pil rispetto alle risorse messe in campo dalla Germania (2,2% del Pil per sostenere i 3 milioni 141 mila senza lavoro), dalla Spagna (2,1% del Pil a favore dei 2 milioni e 591 disoccupati) e dalla Francia (1,6% del Pil per proteggere i 2 milioni e 235 mila disoccupati).
In termini assoluti l’Italia ha messo a disposizione quasi 8 miliardi di euro contro i 48,91 miliardi della Germania, i 25,66 della Francia e i 21,93 della Spagna. In pratica, per ogni disoccupato italiano sono stati spesi 4.691 euro, contro i 15.570 euro per il senza lavoro tedesco ( quotidiano.net ). Il governo Berlusconi per fronteggiare la crisi economica alla fine di novembre 2008 ha varato il decreto legge n.185/2008, a sostegno di famiglie ed imprese con il quale è stato introdotto il bonus per le famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati; e sono state aumentate le risorse per gli assegni familiari, estesi anche ai lavoratori autonomi.
Ciò dimostra che per coloro che non possono contare su un reddito da lavoro in realtà vi è poco o nulla. Enrico Pugliese (in un’intervista di Claudia Pratelli 2010) ha sostenuto che: “in un sistema lavoristico il soggetto di riferimento non è il cittadino o la cittadina, né il giovane che ancora non ha un’occupazione, bensì il lavoratore, o il non più lavoratore o la moglie del lavoratore: […], insomma, il capofamiglia adulto, cui sono agganciate le tutele. [...] questo sistema andrebbe allargato in qualche modo ai giovani. Ci vorrebbero veri finanziamenti per le misure di lotta alla povertà e poi ci vorrebbe un piano vero per l’occupazione. […] Per esempio il reddito minimo di inserimento sarebbe stato una buona opportunità (per introdurre) dei meccanismi di welfare universalistico e non residuale [...]. In Italia non si vuole introdurre un Reddito Minimo d’Inserimento perché non si vogliono dare soldi al mezzogiorno e perché si tratterebbe di un intervento a carattere meramente assistenziale. Ma i soldi a carattere assistenziale sono un’alternativa ai soldi da delinquenza e scippo. Quando l’agenzia di valutazione a Napoli dichiarò che si era ridotta la microcriminalità io ero perplesso, (afferma E. Pugliese), tuttavia che qualche mamma si sia potuta comprare la lavatrice con quel provvedimento è verissimo[…]” ( http://www.molecoleonline.it ).

Questo brano è tratto dalla tesi:

La povertà e l'esclusione sociale, processi di cambiamento e nuovi rischi sociali

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Informazioni tesi

  Autore: Maria De Rosa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Dora Gambardella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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