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La Cina tra globalizzazione e violazione dei diritti umani

Il pensiero occidentale sulle violazioni dei diritti umani in Cina

Dunque, come abbiamo visto, il Partito Comunista in Cina tutela e garantisce molte libertà e diritti, mentre molti diritti umani fondamentali, in particolare quelli che riguardano l’ambito civile e politico, devono ancora affrontare un percorso storico lungo e tortuoso per essere riconosciuti. In questo senso, la Cina si trova a dover “accogliere la sfida più grande posta XXI secolo, quella della libertà e della democrazia”. Ma perché il PCC si ostina tanto, nell’era della globalizzazione, ad incentivare uno sviluppo economico grandioso, ad aprire le frontiere al mondo, e allo stesso tempo a non voler riconoscere i pieni diritti umani al suo popolo? Su questo punto centrale di questo lavoro le opinioni degli studiosi e degli analisti sono discordanti, in quanto seguono due diverse interpretazioni, quella “culturalista”, e quella, invece, basata sulle logiche di potere del partito.
Nel primo caso, molti studiosi, scrittori e osservatori spiegano la mancanza effettiva della tutela dei diritti umani e della democrazia in Cina collegandola alla specificità del “caso cinese”, ossia ai caratteri salienti della sua cultura politica e della sua stessa civiltà, che renderebbero difficile l’effettiva realizzazione di un sistema democratico. Ciò, dunque, a causa della diversa visione tradizionale e millenaria dell'uomo e del suo rapporto con la società, derivante dalla cultura confuciana ma anche dalla forte e persistente eredità maoista, che pesa ancora come un macigno sul Paese. Il sistema confuciano, infatti, è fortemente gerarchico, e la cultura è uno stile di vita, da cui dipendono tutte le scelte sociali, economiche e soprattutto politiche: dal culturalismo deriverebbe soprattutto l’organizzazione dello Stato centralizzato cinese, lo Stato forte e autoritario che persiste tutt’oggi. In questa prospettiva, l’autorità e la legittimità del PCC stesso sarebbe il risultato di elementi e condizioni psico-culturali; riprendendo una frase dell’eminente sinologo Franco Mazzei, si può affermare che “la Cina più che uno Stato è una civiltà”, dato che in nessun altro Paese al mondo è così evidente l’importanza che gli individui attribuiscono alla cultura e il suo legame con l’organizzazione della vita politica, sociale ed economica. Legata a questo aspetto è anche un’altra caratteristica della cultura moderna, ossia il rispetto per la gerarchia. Abbiamo visto come nella mentalità cinese sia radicato questo fattore, che deriva dalla concezione secondo la quale solo un sistema fortemente gerarchizzato e centralizzato possa garantire l’ordine, la stabilità e l’armonia, sia in ambito politico sia in ambito sociale; è per questo stesso motivo, dunque, che a livello politico in Cina mancherebbe uno “Stato di diritto” così com’è inteso in Occidente.
Questa teoria è stata ribadita da due appassionati studiosi, uno di diritto internazionale e diritti umani, l’atro della Cina, ossia Antonio Cassese e Goffredo Parise. Cassese sostiene che l’universalità dei diritti umani sia, per ora, solo un mito irraggiungibile a breve termine. Questo perché esistono innanzitutto delle profonde divergenze nella concezione filosofica dei diritti umani: se i Paesi occidentali sono ancora tenacemente legati ad una visione giusnaturalistica, secondo la quale i diritti umani sono connaturati agli individui, sono un elemento intrinseco della qualità di persona umana, e dunque precedono ogni struttura statale e devono essere imprescindibilmente rispettati dai governi, all’opposto, per i Paesi socialisti, prima tra tutti la Cina popolare, “i diritti umani esistono solo nella società e nello Stato, e solo nella misura in cui sono concretamente riconosciuti. Essi non preesistono allo Stato, ma sono accordati da questo; lo Stato può, dunque, limitarli e circoscriverli quando esigenze imperiose lo esigano”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Cina tra globalizzazione e violazione dei diritti umani

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Carmina Colucci
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master di II livello in Educazione alla Pace: Cooperazione Internazionale, Diritti Umani e Politiche dell’Unione Europea
Anno: 2009
Docente/Relatore: Carola Carazzone
Istituito da: Università degli Studi Roma Tre
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 77

FAQ

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