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Infanzia e pre-adolescenza: politiche territoriali,società civile e associazionismo di settore

10 anni di politiche giovanili e l’attuale clima nazionale

Le politiche giovanili dopo la forte diffusione negli anni '80, oggi segnano il passo anche a causa della grave difficoltà economica in cui versa il Paese ed in particolare quella della finanza locale. Il 1993 doveva costituire, per poteri locali, una sorta di celebrazione del decennale dell'avvio delle politiche giovanili, in realtà siamo di fronte ad un generale ridimensionamento di questi interventi.

Certo la crisi finanziaria condiziona pesantemente tutte le politiche sociali ed in particolare quelle più recenti ed innovative, ma vi sono almeno altre due cause che contribuiscono a limitare notevolmente tali politiche. La prima risiede in una notevole difficoltà degli amministratori a lavorare "per progetti" attraverso strategie di interconnessione fra più istituzioni: le politiche giovanili infatti o sono capaci di imboccare questa strada oppure certamente soffrono di scarsa efficacia.

La seconda causa va cercata nella mancanza di indicazioni e di assunzione di responsabilità ai livelli nazionali: dopo dieci anni di sforzi delle autonomie locali lo Stato doveva pur dare qualche segnale forte, che motivasse gli amministratori locali, ma questo, al di là di timidissimi tentativi, non è successo. Se il quadro normativo nazionale, con i suoi interventi scoordinati ed a pioggia, non rappresenta una realtà entusiasmante, anche il fronte della progettualità locale ha evidenziato poco di nuovo: sono state accentuate soprattutto le attività settoriali attraverso i servizi e poco si è visto in termini di coordinamento o "globalizzazione" degli interventi con l'uso di strategie coerenti e diversificate.

Ugualmente le politiche verso la disoccupazione giovanile continuano a registrare interventi assistenziali e spesso clientelari: ma su questi aspetti molte Regioni hanno allo studio nuovi interventi legislativi. E' forse opportuno ricordare invece che la nuova legge di riforma delle autonomie locali ha introdotto finalmente criteri di maggiore flessibilità operativa che dovrebbe facilitare soprattutto la collaborazione interistituzionale per dare vita alle "reti" di servizi, indispensabili, fra l'altro, all'essenza delle politiche giovanili.

Nelle esperienze locali già si trovano alcune anticipazioni in questo senso: sono i protocolli d'intesa fra Provveditorato agli Studi e USL per l'educazione alla salute, oppure consorzi di più Comuni per la gestione di prime reti di servizi come gli Informagiovani o più Centri Giovanili a carattere monovalente (Centri Musicali, Teatrali, Multimediali ....).

Bisogna sottolineare come, in genere, i servizi costituiti da Centri Giovanili, Centri per Adolescenti, Informagiovani, CILO e quant'altro, così come interi programmi annuali di attività, siano gestiti da Cooperative di animazione in convenzione con gli Enti Locali; tale situazione mette in risalto come sia sempre più necessario impegnare personale qualificato, impiegato a tempo pieno e capace di lavorare proficuamente in gruppo. In sostanza il quadro legislativo oggi sembra offrire una sponda alle realtà che vogliono sviluppare progetti, che predispongono e/o avviano reti; occorre costruire l'altra sponda per dare continuità agli sforzi e poter prevedere di cogliere, nel prossimo futuro, i risultati per cui si è seminato.

L'altra sponda per gli Enti Locali è fondamentalmente costituita dall'uso di precise competenze, dalle risorse e dalla fantasia che la comunità locale intera riuscirà ad esprimere attraverso l'insieme delle proprie istituzioni pubbliche e private. Innanzitutto è necessario chiarire che con il termine "politica" si intende il modo orientato di gestire le relazioni per fare fronte ai problemi e in tale processo gestionale sono evidenti due ordini di elementi, quelli soggettivi: tipici della scelta, della volontà, dell'impegno e quelli oggettivi: legati al problema, al cambiamento desiderato, al percorso operativo necessario, al tempo, al costo.

La mia attenzione si è soffermata ad analizzare gli elementi oggettivi delle politiche rivolte alle giovani generazioni ed in particolare ai pre-adolescenti. l motivo per cui l'Ente Locale è spinto ad intraprendere politiche specifiche in direzione di preadolescenti, sta fondamentalmente nell'analisi del problema generazionale, nonché nella consapevolezza che è sempre più urgente produrre cambiamenti significativi nella situazione sociale locale e non solo, visto gli stati di disagio che diffusamente va provocando. Il problema che le giovani generazioni pongono può essere visto fondamentalmente come un problema, da una parte, legato ai processi di crescita e formazione, dall'altro, a quelli dell'inserimento sociale ed dell'inserimento lavorativo.

Se la Scuola risulta ancora in grado di affrontare i problemi educativi connessi allo sviluppo intellettivo ed alla costruzione del sapere, risulta sempre meno capace, però, di ampliare il mondo delle relazioni, di aiutare a capire il presente, a produrre orientamento e competenze per affrontare il futuro. Sono aspetti della maturazione e della formazione, questi ultimi, che certamente non possono essere disattesi e che diventano, sempre più, di pertinenza del "territorio", ovvero, della collettività locale e dell'insieme delle sue istituzioni.

Spetta quindi al Comune, cuore della collettività locale, assumere responsabilmente l'iniziativa affinché tutte le risorse disponibili concorrano a produrre il cambiamento formativo necessario cosicché la soglia del disagio possa contenersi entro livelli considerati "fisiologici". Il problema, così configurato ed enunciato, mette in evidenza una grande complessità che, per consentire una chiara progettazione di interventi, richiede una efficace semplificazione: occorre cioè cogliere e mettere in evidenza i nodi fondamentali e costitutivi del problema per ipotizzare, partendo da questi, politiche pertinenti, organiche ed integrate. I nodi del problema da cui partire sono secondo me tre.

La politica istituzionale, la politica educativa-formativa e la politica dell’accesso. Il primo nodo del problema su cui va indirizzata l'attenzione deriva dalla constatazione che per agire significativamente a favore di adolescenti e giovani occorre intessere con loro un rapporto credibile, fatto che, certamente può essere costruito attraverso forti relazioni interpersonali, ma che deve primariamente risultare di natura istituzionale. L'impostazione e lo sviluppo che questo rapporto presenta, i supporti stabili di cui è dotato, la struttura organizzativa che utilizza, i contenuti che tratta, mettono in evidenza la presenza e lo spessore di una politica istituzionale

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Infanzia e pre-adolescenza: politiche territoriali,società civile e associazionismo di settore

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Palombo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Cassino
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Comunicazione pubblica e d'impresa
  Relatore: Michele Negri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 205

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