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I diritti umani nella Politica Comune di Sicurezza e Difesa: Il caso della crisi del Congo

Il caso del Congo

Grande Stato dell’Africa Centrale, il Congo è stato il teatro di alcuni tra i più sanguinosi conflitti dalla II guerra mondiale e tutt’ora è caratterizzato da un clima relativamente instabile.
Varie crisi hanno percorso per anni tutto il paese al punto che le Nazioni Unite hanno ritenuto necessari due interventi, quello del 1960 (ONUC, Operation des Nations Unies au Congo) e quello del 1999 (MONUC, Mission de l' Organisation des Nations Unies en République démocratique du Congo), che forse si possono considerare frutto di un’unica crisi, risalente alla genesi stessa di questo sfortunato Paese. Ad oggi MONUC è la più grande missione di pace mai allestita dalle Nazioni Unite, rappresenta infatti la cartina di tornasole di una politica di intervento internazionale, dei suoi aspetti positivi e di quelli negativi. Le cause storiche, politiche e socio-economiche dei due interventi ONU in Congo sono evidenti: nel 1960, la fine della dominazione coloniale e gli sconvolgimenti interni a cui tale evento epocale aveva dato luogo, uniti ovviamente al fatto che le enormi ricchezze del Paese vantassero una grande quantità di pretendenti, furono alla radice dell’intervento della missione ONUC. Il Congo si trova all’interno della regione dei Grandi Laghi, una regione ricca di materie prime e legata ad un passato coloniale a Francia e Belgio che mantengono tutt’ora legami culturali grazie alla francofonia.
Poco meno di quarant’anni dopo, nel 1999, le cause della seconda missione delle Nazioni Unite in Congo, la MONUC, furono sostanzialmente simili: il processo di decolonizzazione era terminato da tempo, ma aveva lasciato dietro di sé pesanti strascichi, tra cui un Paese diviso e lotte di potere dove i contrasti interni erano in gran parte la prosecuzione di influenze esterne particolarmente marcate. Sotto questo profilo, la crisi che ha investito il Congo dal 1996 in avanti altro non è che una conseguenza di un’indipendenza concessa in fretta, senza un minimo periodo di transizione e senza che venisse fatto alcuno sforzo per preparare la maturazione di una classe dirigente locale. Su questo sfondo, in entrambi i casi l’intervento dell’ONU è stato motivato da nobili intenti di pacificazione e stabilizzazione geopolitica, ma in entrambi i casi non ha conseguito i risultati sperati. La prima missione (ONUC) ha fatto quanto era nelle sue possibilità per garantire il difficile processo di transizione dalla dominazione coloniale al raggiungimento dell’indipendenza ed ha avuto un discreto successo. La seconda missione (MONUC) ha assunto, strada facendo, obiettivi sempre più ambiziosi, per il conseguimento dei quali si è addirittura vista ampliare il mandato da operazione di peacekeeping a operazione di peace-enforcing e ha richiesto la collaborazione di altri interventi come quelli europei che, come vedremo, si sono succeduti sempre diversi negli anni.Tuttavia, non è mai risultata pienamente credibile, sempre invischiata in mezzo a incompetenze, errori, eccessivi attendismi e preoccupante incapacità operativa. Il risultato finale non è da considerarsi insoddisfacente su tutti i fronti, specie alla luce di come si sia deteriorata la situazione congolese nel passaggio dal XX al XXI secolo, ma al tempo stesso è diffusa la convinzione che si sarebbe potuto fare molto di più. Oggi la missione è ancora attiva e così anche il supporto europeo e dunque si può ancora dare un grande contributo al futuro della Repubblica Democratica del Congo. Ciononostante è bene ricordare che l’impegno di alcuni Stati membri UE non è privo di interessi: attualmente Francia e Belgio hanno rafforzato i legami con il Congo - e in generale con la Regione dei Grandi Laghi – ed hanno rinnovato l’impegno a risolvere la crisi poiché, oltre ad essere interessate ai giacimenti diamantiferi locali (come del resto lo è anche la Gran Bretagna), desiderano riabilitarsi a livello internazionale dopo il ruolo di primo piano giocato a favore del genocidio in Ruanda e nella difesa dei perpetratori stessi del genocidio in seguito.
Dopo questo preambolo è bene specificare che non si analizzerà in questa sede il successo o meno delle missioni ONU ma ci si limiterà ad osservare come e in che modo hanno avuto luogo le missioni europee e se si sono occupate realmente di tutelare e di mettere realmente al primo posto i diritti umani come le strategie degli ultimi anni si sono sempre preposte, inoltre non si possono ignorare i dibattiti che si sono susseguiti a proposito del successo o meno di tali missioni e si cercherà di fornire un parere in merito.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I diritti umani nella Politica Comune di Sicurezza e Difesa: Il caso della crisi del Congo

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Zanon
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Internazionali
  Corso: Studi europei
  Relatore: Giovanni Finizio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 172

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