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Devianze e crimini informatici: the new crimes. Aspetti pedagogici e nuove prospettive.

Libertà informatica e computer crimes

È indubbio che l’informatica abbia introdotto nuove forme di comunicazione, di informazione, di lavoro, di archiviazione ed elaborazione di dati e informazioni. Le enormi potenzialità offerte da Internet e dalle nuove tecnologie hanno il merito d’aver semplificato e velocizzato molte delle attività quotidiane; tuttavia non possono essere taciuti i notevoli rischi legati all’utilizzo improprio di questi mezzi.
La flessibilità che caratterizza Internet, la facilità con cui i dati possono essere memorizzati ed elaborati sui computer di casa come su quelli aziendali, l’immediatezza delle comunicazioni da un lato all’altro del pianeta sono contemporaneamente i punti di forza, ma anche i punti deboli dell’uso delle nuove tecnologie, in quanto generano rilevanti incognite sul piano della tutela dell’individuo e della collettività, sugli usi illeciti o impropri delle stesse.
Coniata negli anni Ottanta, l’espressione “libertà informatica” ambisce a riassumere tutto questo: libertà dell’individuo di comunicare, lavorare, usare le nuove tecnologie, al riparo dalle ingerenze nella sua vita privata e da una serie di aggressioni al suo patrimonio.
Le violazioni della “libertà informatica” sono state convenzionalmente fatte ricadere nella categoria dei reati informatici, o computer crimes, dei quali però manca una definizione precisa ed esauriente, sia per l’eterogeneità delle modalità attraverso le quali si può compiere un reato informatico, sia perché la continua evoluzione tecnologica renderebbe obsoleta ed inutile una simile definizione.
Al fine di qualificare determinati comportamenti umani come reati informatici, alcune indicazioni utili possono ritrovarsi nell’opera di Borruso, il quale prima di ogni altra cosa precisa il legame che necessariamente deve intercorrere tra reato informatico e computer: il crimine informatico deve riferirsi ad un computer, in una nozione di computer che sia la più ampia possibile, anche e soprattutto per poter “resistere” alla continua evoluzione tecnologica. A seconda che il computer rappresenti un elemento essenziale del reato oppure necessario, è di rilievo la distinzione tra i reati informatici “propri” (o in senso stretto) e quelli “impropri” (o in senso lato).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Devianze e crimini informatici: the new crimes. Aspetti pedagogici e nuove prospettive.

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Informazioni tesi

  Autore: Angelo Cacciapaglia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi
  Relatore: Angela Muschitiello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 151

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Parole chiave

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criminalità informativa
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devianza informatica
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