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L'implementazione della politica di coesione dell'UE nell'ultimo decennio, con particolare riferimento all'esperienza italiana

Verifica dell’Efficacia della Politica di Coesione sulla crescita economica nell’UE

La voce di spesa “politica regionale europea” ha assunto, nel Bilancio comunitario, un peso rilevante e in continua crescita soprattutto a partire dalla fine degli anni ottanta; per questo motivo, numerosi studi hanno tentato di valutare e di stimare il reale contributo alla crescita economica e ai processi di convergenza regionale. L’analisi empirica porta a risultati tuttora confusi e talvolta anche contradditori, nonostante più di trent’anni di verifiche dell’intervento.
Esaminando i risultati raccolti nel precedente paragrafo, però, sembra abbastanza evidente l’effetto positivo della politica di coesione; ciò è normale, investire nei diversi settori comporta un ritorno economico positivo sia attraverso risultati di breve periodo misurabili al compimento dei lavori sia attraverso successi di lungo termine, sommersi e interdipendenti con altre variabili, calcolabili solo nel prossimo futuro. Il problema risiede nel finanziamento dei Fondi che poi impiegheranno tale denaro raccolto per raggiungere gli obiettivi prefissati; tali stanziamenti richiedono un sacrificio, infatti derivano dalle tasse pagate dai cittadini europei. L’allocazione dei finanziamenti, attinti dal Bilancio comunitario, è tendenzialmente in rapporto alle esigenze del territorio al quale sono destinati; questo comporta una ripartizione mirata che non può essere uniforme. Alcuni Paesi UE ricevono importi maggiori di quanto versano e altri, di conseguenza, ricevono importi minori dato che il bilancio deve essere a somma zero, non potendo andare in passivo.
Il contribuente europeo non ha alcuna percezione diretta di quanto egli versa ne dei costi necessari per il mantenimento dell’UE e di quelli necessari all’implementazione delle sue politiche. Gli stanziamenti comunitari sono una combinazione di risorse proprie dell’UE (prelievi sulle importazioni agricole, dazi doganali sulle altre importazioni e una parte del gettito d’imposta sul valore aggiunto) e del contributo versato direttamente da ogni Stato membro. La maggior liberalizzazione degli scambi internazionali, che ha ridotto i dazi sulle importazioni di manufatti e anche i prelievi su quelle agricole, unito alla delega all’UE di un numero maggiore di compiti, hanno provocato la necessità di istituire un'altra forma d’entrata proveniente dal bilancio degli Stati membri, nota come quarta risorsa.
La quarta risorsa, introdotta nel 1988, apporta oggi i tre quarti delle entrate UE ed è costituita da una percentuale del reddito nazionale lordo. Attraverso questa formula, ogni Stato contribuisce in rapporto alla dimensione della sua ricchezza nazionale. L’ammontare totale del budget dell’Unione Europea è pari a meno del 2,5 % della spesa annuale dei governi degli Stati membri.

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L'implementazione della politica di coesione dell'UE nell'ultimo decennio, con particolare riferimento all'esperienza italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Diego Prado Quintela
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia e della gestione aziendale
  Relatore: Aurelio Bruzzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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