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Genesi e gestione del senso urbano. Applicazioni allo spazio di Riccione

Le pratiche e il senso dei luoghi

Le zone pedonali, le piazze, ecc. ci appaiono insomma, con le parole di Deleuze e Guattari [1980, pp. 592-625], come Spazi lisci in cui la deambulazione dei soggetti germoglia in rizoma e può prendere tutte le direzioni che desidera. Al contrario le zone trafficate, le passeggiate, tendono a imporre la funzione di transito che stria e territorializza il Luogo, rendendolo Spazio striato e togliendolo alla gestione dei soggetti.

Non si afferma qui ingenuamente che lo Spazio striato sia cattivo e quello liscio buono, ma si sostiene, armonicamente alla nostra ipotesi di partenza, che se si intende permettere ai diversi soggetti di creare e gestire il senso dei Luoghi che vivono occorre che gli usi desiderati siano consentiti.

Questo si può fare attraverso l’elaborazione di uno Spazio semiotico strutturale adeguato agli scopi che si intende raggiungere e, successivamente, attraverso una sua implementazione nelle diverse gerarchie Locali. Il traffico, per esempio, stabilisce a livello di Luogo delle frontiere, come tali gestite dalle autorità preposte al controllo e alla sanzione dei comportamenti non conformi.

Il traffico impedisce sia fisicamente che idealmente tutta una serie di pratiche desiderate o desiderabili dagli attori pedoni. Si pensi al rumore, all’inquinamento atmosferico, al calore, all’impiccio fornito dai mezzi. Una località che voglia garantire la socializzazione e di conseguenza la produzione di pratiche sensate, deve allora fare una ricognizione preliminare delle pratiche che hanno luogo nel suo territorio e trarne gli effetti di senso.

Solo una volta provvisti di tali informazioni si potrà procedere all’organizzazione dello Spazio e alla ricerca di un’adeguazione tra le pratiche future e le possibilità stabilite in chiave Spaziale. In un periodo di frammentazione sociale come quello “premoderno” attuale (Latour), e dove la socializzazione a livello virtuale e telematico insidia quella del mondo reale, può essere auspicabile andare nella direzione di una “restituzione” dei Luoghi ai cittadini.

Un’affermazione di questo genere può facilmente, e forse un po’ maliziosamente, essere interpretata come ingenua. Tuttavia se, come qualcuno sostiene, l’oppressione talvolta viene da se stessi, dalle proprie routine, dalla fretta, dal nervosismo, si dà in questo modo un input alla modificazione di un abito, di un’incrostazione del pensiero e della gelatina in cui talvolta si trova invischiato.

Non è quindi detto che la pedonalizzazione sia una prassi enunciativa progettuale necessariamente positiva, ma a nostro parere risulta tale ogni volta che si registri un conflitto tra le pratiche di cittadini o turisti e quelle dei conducenti dei mezzi di trasporto. È certamente plausibile infine che in futuro si sviluppino altre forme di lisciatura dello Spazio che non siano la semplice pedonalizzazione del Luogo.

Uno studio di semiotica urbana ci sembra, dopo quanto fin qui detto, aggiungere qualcosa di estremamente importante rispetto ai risultati che emergono dai consueti studi economici e urbanistici. Questo in quanto è in grado di tenere conto della globalità dell’atmosfera vissuta nella città.

Per esempio in sede di analisi dei Luoghi si mostrerà come gli effetti semiotici di un Piano di mobilità mal costruito possano risultare distruttivi per l’immagine di una città, che in tal modo rischia di autorappresentarsi come poco accogliente, contrariamente a quanto vogliono i progetti che la riguardano. Per questo occorre partire da una ricognizione dell’esistente. Un effetto di senso Locale – discorsivo – come può essere il degrado, scrivono Maria Pia Pozzato e Cristina Demaria [2006, p. 198], si può sintetizzare come un’«incoerenza [S]paziale» – semio-narrativa – che impedisce determinate pratiche nei Luoghi a esse deputati».

Secondo le autrici il problema può essere risolto attraverso la realizzazione di Spazi di «competenzializzazione» [Ibidem] in cui acquisire sapere sul volere e poter fare dell’altro e quindi dove negoziare soluzioni condivise ed evitare i conflitti tra i diversi usi. Naturalmente ci troviamo d’accordo e aggiungiamo che dall’organizzazione di tali Spazi dovranno svilupparsi Luoghi che diano benessere agli utenti che li frequentano.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Genesi e gestione del senso urbano. Applicazioni allo spazio di Riccione

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Rosati
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Semiotica
  Relatore: Giovanna Cosenza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 172

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