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Le mogli di Stepford trent'anni dopo. Logiche estetiche e ideologia del remake

The Stepford Wives

Prima di cominciare l’analisi comparativa una breve riflessone. Ogni critica o analisi segue una serie di step più o meno obbligati, partendo da una delimitazione di campo, per passare poi alla scelta di un metodo e alla definizione degli aspetti da indagare eccetera, ma in ogni caso tutto ha origine da un idea, una ipotesi esplorativa, che pervade l’intero processo di analisi, fino a portare il discorso là dove si voleva arrivare. In questo caso l’oggetto d’analisi è il remake, il suo manifestarsi, comunicarsi…in quest’ottica l’ipotesi esplorativa coincide col confronto tra i testi e la loro comparazione.
I testi a cui faremo riferimento sono tre: il libro “The Stepford Wives” scritto da Ira Levin nel 1972, la sua trasposizione cinematografica del 1974 (La fabbrica delle mogli) ad opera di Bryan Forbes e il suo remake (La donna perfetta) del 2004 di Frank Oz.
Il libro della Levin, acclamato all’epoca dai movimenti femministi per la forte critica sociale, si manifesta apparentemente come un thriller fantascientifico. In realtà il romanzo, che si apre con toni distesi che lentamente lasciano spazio a dubbio e inquietudine, usa l’espediente fantascientifico e horror come veicolo di senso per mettere in scena la fragilità e le insicurezze della condizione femminile dell’epoca. La storia ha inizio nella contea di Stepford dove la protagonista, Joanna Eberhart, si è appena trasferita con il marito Walter e i figli Kim e Pete. Stepford viene presentata come una cittadina tranquilla, anche troppo agli occhi di Joanna che può essere vista come un’icona della donna moderna, emancipata, dotata di interessi artistici (Joanna è una fotografa semiprofessionista) e femminista in modo moderato e intelligente. A colpire la protagonista fin dall’inizio sono le mogli di Stepford, donne che sembrano uscite da uno spot televisivo, completamente assorbite dalle pulizie casalinghe e dal ruolo di madre e moglie perfetta, sempre truccate e agghindate per compiacere il marito; donne che non sembrano accusare stanchezza o noia nonostante la totale assenza di interessi e svaghi. Dall’altra parte, i mariti di Stepford, che a differenza delle mogli non presentano stranezze particolari, fanno tutti parte della “Men’s Association”, associazione rigorosamente maschile, capitanata dall’enigmatico Dale Coba, che suscita fin da subito la curiosità e l’indignazione di Joanna.
Le sue uniche amiche sono Charmaine Wimperis e Bobbie Markowe, anche loro giunte a Stepford di recente. A stringere il legame più forte con Joanna è proprio Bobbie, una donna dall’indole simpatica, disordinata e creativa che condivide con la protagonista lo stesso interesse per la politica e il “Women Liberation Movement”. E sarà proprio cercando di risvegliare la coscienza politica delle proprie concittadine che Joanna e Bobbie scoprono lo strano e innaturale conformismo delle mogli di Stepford, conformismo che sembra investire tutte tranne loro e Charmaine.
L’improvviso cambiamento di quest’ultima (prima amante del tennis e degli oroscopi, poi casalinga perfetta e moglie amorevole) fa scattare il primo campanello di allarme. La storia prosegue con un crescendo di dubbi e incertezze fino alla scena del repentino cambiamento di Bobbie, anche lei trasformata in uno pseudo elettrodomestico al servizio del coniuge. Joanna comunica, o meglio, cerca di comunicare a Walter paure e sospetti ma senza ottenere alcun risultato se non quello di essere invitata dal marito a consultare uno psicologo. Joanna scopre invece, consultando la biblioteca di Stepford, che la maggior parte degli affiliati all’associazione degli uomini hanno lavorato nell’informatica e nella robotica, in particolar modo il loro capo: Dale Coba.
Convinta di aver capito i loro piani Joanna corre a casa per prendere i figli e fuggire, ma quando arriva trova solo Walter. In seguito a una violenta discussione nella quale il marito cerca di convincerla di essere impazzita Joanna lo colpisce e fugge. Viene raggiunta da tre uomini dell’associazione che riescono a persuaderla ad andare a casa di Bobbie per verificarne l’umanità; le loro parole suonano sensate e in Joanna si insinua il dubbio di essere realmente impazzita. Così, stanca e infreddolita accetta di entrare da Bobbie. La prova della verità consiste nel ferire l’amica con una lama: se sanguina è umana. Bobbie è in cucina, intenta a preparare la cena con il volume dello stereo al massimo; non si mostra sorpresa per la richiesta di Joanna che invece a questo punto si fa titubante, ma Bobbie, impugnando un grosso coltello, continua a ripeterle di avvicinarsi, che questo la farà sentire meglio. Joanna si avvicina, ma, arrivata a pochi passi, si ferma: ha capito a cosa serve la musica. A coprire le sue urla.
Il romanzo si chiude con Ruthanne, una giovane scrittrice di colore arrivata a Stepford poco dopo Joanna, e per la quale provava una certa simpatia, che incontra la protagonista al supermercato, trasformata, ormai, in una moglie di Stepford.
Questa, a grandi linee, è la trama del romanzo, il quale è diviso in tre capitoli: il primo abbraccia metà della storia, fino ai primi sospetti di Joanna; il secondo comprende praticamente tutto il resto, essendo l’ultimo capitolo una sorta di epilogo di una pagina scarsa finalizzato a mostrare la trasformazione della protagonista in robot. La partizione del romanzo in due con l’epilogo in coda è uguale a quella dei film, anche se, come vedremo, ciò che più differenzia il libro dalle sue trasposizioni cinematografiche è proprio l’inizio e la fine.

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Le mogli di Stepford trent'anni dopo. Logiche estetiche e ideologia del remake

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Informazioni tesi

  Autore: Jacopo Gatto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM)
  Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
  Corso: Scienze e Tecnologie della Comunicazione
  Relatore: Gianni Canova
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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