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L'estetica della regia lirica russa: il caso di Boris Pokrovskij

Professione regista: il metodo di Boris Pokrovskij

Se ad oggi possiamo senza ombra di dubbio considerare Stanislavskij e Šaljapin i padri fondatori della regia lirica russa, che con le loro intuizioni hanno dato il via a una nuova strada dell’interpretazione scenica, possiamo anche sostenere, che Boris Pokrovskij è di fatto la figura, che ha continuato lo sviluppo e perfezionamento di tale strada, regolamentandone il percorso e rendendola a tutti gli effetti una professione.

La prima produzione indipendente del giovane regista Pokrovskij è la Carmen al teatro lirico di Gorkij, che risale al 1937. L’incredibile successo, dovuto alla freschezza delle sue idee e alla meticolosità nel dirigere gli artisti in scena, lo porta immediatamente alla ribalta e alla conseguente investitura da parte degli organi direttivi del teatro in qualità di direttore artistico.

Nel 1943 Pokrovskij viene invitato al teatro Bol’šoj di Mosca, “tempio dell’arte” della lirica russa, che diventerà per i successivi quarant’anni la sua “seconda casa”. Il Bol’šoj prima del suo arrivo aveva ricevuto l’apporto di altri due personaggi Vladimir Losskij e Leonid Baratov, che pur non avendo avuto particolari riconoscimenti a livello nazionale e tantomeno internazionale avevano contribuito a colmare in parte lo spazio vuoto sotto il profilo registico, abbozzando i principi che da lì a poco avrebbero dato vita alla professione del regista.

Losskij pur essendo un valido attore iniziò la sua vita artistica come cantante, ruolo che presto abbandonò a causa della sua insufficente forza vocale che non gli consentiva di competere con artisti ben più capaci che erano in attività a quell’epoca.

Diventò il regista del Bol’šoj, contribuendo alla crescita recitativa dei cantanti stimolandone la vena teatrale e disciplinando tutto il corpo artistico. Negli anni ’20-’30 è il primo organizzatore della rappresentazione lirica.

Cercando di superare l’approssimazione e l’anarchia del vecchio spettacolo lirico, che si limitava solo alla rappresentazione del canto, cerca di fare vivere l’idea principale dell’opera aggiugendo di conseguenza valore e sostanza.

Riusciva a realizzare spettacoli in stile monumentale, ma nello stesso tempo laconico. Interessato più alla forma dello spettacolo, lavorava molto con il modello in miniatura costruendo la struttura scenografica e verificando l’effetto delle azioni sceniche con i pupazzi-personaggi dell’opera. «Non conosceva ancora il contrappunto registico»62, il coro, e i solisti erano ancora una massa omogenea con movimenti e gesti non personalizzati.

Negli anni ’40-’50 arriva l’era di Leonid Baratov, proveniente della scuola del Teatro d’Arte. Baratov continua a sviluppare le idee di Losskij, soprattutto quelle riguardanti le scene di massa, per esempio l’integrazione dei mimi nel gruppo dei coristi con lo scopo di aumentare il livello di azione e teatralizzazione. Il suo merito più grande è quello di far entrare nel teatro lirico le nozioni di individualità dell’attore, dell’analisi psicologica, della sostanza interiore. Il suo cavallo di bataglia sono le scene di massa naturalistiche e gli episodi della vita quotidiana del popolo russo.

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L'estetica della regia lirica russa: il caso di Boris Pokrovskij

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Informazioni tesi

  Autore: Ksenia Tsareva
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze dello Spettacolo e della Comunicazione Multimediale
  Relatore: Emilio Sala
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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