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Diritto e cultura islamica: coscienza e conoscenza dell'altro. Il caso iraniano.

La cultura islamica

L’elemento che ci permette di distinguere l’Islam in senso politico dalla concezione del potere propria del sistema culturale occidentale è l’assenza di differenziazione, che si rinviene nelle teorie politiche di derivazione musulmana, tra din e dawla: religione e Stato.

La necessità di discriminare tra le sfere di competenza di Stato e Chiesa, emersa in seno alla cultura europea in seguito al superamento della concezione teocratica e strutturatasi a partire dall’assunzione del Cristianesimo come religione di Stato, non è stata avvertita allo stesso modo dalle teorizzazioni islamiche.

Il Profeta Mohammad, piuttosto, ha usato la religione come legame di appartenenza alla comunità – Umma -, proponendo una visione secondo la quale il volere di Dio sarebbe stato tanto più soddisfatto quanto più lo Stato islamico si fosse esteso, e attribuendo la qualità, a chi si fosse adoperato per tale soluzione, della perfetta condizione di Islam - il cui significato è appunto, come accennato nel primo capitolo, di “totale sottomissione a Dio”.

La legge islamica, in linea con questo approccio, viene dunque a rappresentare la via privilegiata per arrivare al benessere terreno e alla salvezza eterna. Un tale orientamento rivela la spiritualità molto più terrena dell’Islam rispetto alle altre religioni monoteiste. Infatti, se Gesù ha attribuito la possibilità di salvezza solo all’aldilà, riservandola cronologicamente al periodo successivo alla morte, il messaggio di Mohammad, per il quale non si è mai rivendicata natura divina, volge l’azione non solo al regno dei cieli, ma risulta assai più finalizzato a scopi concreti ed afferenti il livello della umana esistenza.

La stessa concezione del peccato che ritroviamo nell’Islam non lascia spazio a dubbi, sostanziandosi la sanzione ad esso relativa nella sola espiazione sulla terra. L’analisi giuridico-comparativa che questo lavoro si propone non può certo prescindere dai connotati storico-culturali dell’universo musulmano.

A tal proposito, particolare attenzione verrà riservata all’evoluzione degli assetti statuali all’interno della dar al-Islam e, al solo fine di semplificare l’esposizione, si tratteranno prioritariamente le zone di maggiore interesse dell’ecumene musulmana – nel senso che hanno contribuito sostanzialmente allo sviluppo degli assetti in questione - senza voler con questo liquidare come semplicemente “periferico” l’Islam che si è imposto altrove - da quello africano a quello del sud-est asiatico fino a giungere al subcontinente indiano. Infatti, se arabo era Mohammad e arabe le terre nelle quali l’Islam si è affermato in prima istanza, accogliendo al proprio interno connotati importanti delle culture preislamiche ivi presenti, anche altrove l’affermazione dell’Islam ha portato a operazioni anche spregiudicate di sincretismo, veicolate dall’attivittà di missionari sufi e volte alla tolleranza degli apparati culturali locali, nonché a facilitarne la coesistenza con l’esperienza musulmana.

In questo capitolo, l’oggetto di analisi sarà concentrato dapprima sull’evoluzione storica dello Stato islamico, ripercorrendo le tappe lungo le quali si è prodotta la sua strutturazione e all’interno delle aree geografiche che, come sopra annunciato, vi hanno dato più sostanziale apporto. Successivamente si rivolgerà l’attenzione al livello più spiccatamente culturale del mondo islamico, esaminando l’opera politica di autorevoli filosofi esponenti di questa civiltà ed in seguito proponendo una serie di analisi comparative: in primo luogo all’interno del mondo islamico, ponendo a confronto le idee riformiste con quelle di militanza fondamentalista che hanno visto luce negli ultimi anni; proseguendo poi con l’esaminare la presa che tra gli autori musulmani riscuote un tema cardine delle analisi politiche odierne di derivazione occidentale, qual è quello della democrazia.

Infine, per quanto attiene alla questione dei Diritti Umani, altra cartina di tornasole il cui rispetto denota - per la nostra civiltà - avanzamento e sviluppo delle istituzioni, verrà proposto un accostamento tra l’esperienza occidentale, sostanziatasi nell’approvazione da parte delle Nazioni Unite della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo - documento centrale di riferimento per ogni analisi in proposito - e i tentativi di riesaminarla in chiave musulmana fatti all’interno dei consessi islamici, elaborandone una stesura in grado di adeguarsi all’ortodossia di questa fede.

Nel fare questo capiterà di prendere ad oggetto di ricerca argomenti già analizzati nel corso del primo capitolo, ma esaminati secondo un taglio più politico – segnatamente, sarà il caso del ruolo storico di Mohammad, affrontato ponendo in rilievo la sua attività di uomo di Stato, e delle scuole giuridiche sciite, le quali costituiscono, per la confessione in questione, anche le basi dell’analisi filosofico-politica sviluppatasi a seguire.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Diritto e cultura islamica: coscienza e conoscenza dell'altro. Il caso iraniano.

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Cacciatore
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Fulco Lanchester
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 221

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