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Il rapporto uomo-tecnica nella prospettiva filosofica di Hans Jonas

L’euristica della paura nella teoria etica

L’euristica è una parte dell’epistemologia e del metodo scientifico, il cui compito è quello di favorire l'accesso a nuovi sviluppi teorici o a scoperte empiriche.
Il procedimento euristico è un metodo che non segue un chiaro percorso, ma si affida all'intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova conoscenza. L’euristica dovrebbe indicare le strade e le possibilità da approfondire nel tentativo di prevedere fatti nuovi non noti al momento dell’elaborazione della teoria.
Secondo Jonas questa particolare casistica deve essere posta al servizio della dottrina dei principi etici. I suoi strumenti sono esperimenti concettuali non soltanto ipotetici nell’assunzione di una premessa (se viene fatta la cosa tale, seguirà la tal altra), ma anche congetturali nella deduzione della conseguenza (… allora potrà conseguire la tal altra). È alla luce del contenuto, non della certezza della conseguenza ipotizzata, che possono diventare visibili quei principi della morale che fino ad allora erano rimasti sconosciuti perché non se n’era avvertita la necessità. Già la possibilità li fa diventare necessari e la riflessione sul possibile offre l’accesso a una nuova verità. Questa verità appartiene però alla sfera ideale, propria del sapere filosofico, e la sua certezza non dipende dal grado di sicurezza delle inferenze scientifiche.
Si tratta quindi di una casistica immaginaria che non serve a dimostrare principi già noti, ma a rintracciare e a scoprire principi ancora sconosciuti: «esperimenti concettuali ricchi di informazioni, ai cui plastici risultati può essere attribuita la funzione euristica qui proposta».
La responsabilità è la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando apprensione nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilità di quell’essere. Ma la paura è già racchiusa potenzialmente in questa domanda: che cosa capiterà a quell’essere, se io non mi prendo cura di lui? Diventa perciò necessario il fiuto di un’euristica della paura che non si limiti a scoprire e a raffigurare il nuovo oggetto, ma renda noto a se stesso il particolare interesse etico che ne risulta evocato.
Già la teoria etica ha bisogno dell’idea del male come di quella del bene, tanto più poi se quest’ultimo ha perso evidenza al nostro sguardo e deve ritrovare il suo profilo mediante l’anticipazione di un nuovo male incombente.
In una situazione quale ci sembra essere quella attuale - in cui insieme al male deve manifestarsi anche il bene che deve essere salvaguardato, insieme alla sventura anche la salvezza - quella stessa paura diventerà il primo dovere preliminare di un’etica della responsabilità:
«Ci si dovrà guardar bene dall’affidare il nostro destino a chi non ritiene abbastanza decorosa per la condizione umana questa fonte dell’etica della responsabilità, la paura e la trepidazione, che naturalmente non è mai l’unica fonte ma talvolta del tutto ragionevolmente quella dominante».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il rapporto uomo-tecnica nella prospettiva filosofica di Hans Jonas

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Informazioni tesi

  Autore: Ida Piluso
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Teoria della comunicazione
  Relatore: Paola Helzel
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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