La regione del Mar Caspio: geopolitica delle risorse energetiche tra interessi regionali e internazionali

Durante i primi anni successivi al crollo del regime sovietico la neo-nata Federazione Russa aveva tali problemi sul versante interno che la regione del Mar Caspio non poteva certo essere al centro della sua agenda politica. Ciononostante, anche con limitato e spesso incostante impegno, Mosca è sempre stata ben consapevole che, quella che era una zona di potenziale instabilità all’interno dell’URSS, sarebbe presto diventata il cuore di svariati interessi internazionali. Visti dalla prospettiva del Caucaso e del Centro Asia tutti gli anni ’90 furono caratterizzati dall’incertezza sulle intenzione russe e dalla conseguente ricerca di altre alleanze strategiche che li potessero aiutare a consolidare la loro sovranità e la loro indipendenza. Le nuove repubbliche erano inoltre diffidenti dall’accettare aiuti finanziari dalla Russia, visti come un mezzo che Mosca utilizzava per perseguire la sua vecchia politica imperialista. Per queste ragioni le relazioni tra la Russia e i nuovi stati della regione del Caspio rimasero deboli e fredde per quasi un decennio. Le cose cambiarono quando, con l’arrivo alla presidenza di Vladimir Putin, la Russia riemerse come un sicuro e potente attore economico-politico regionale.142 Prima di analizzare la strategia russa del nuovo millennio è però bene soffermarsi prima sulla politica estera che Mosca ha perseguito durante tutti gli anni ’90.
Sotto la leadership del primo presidente eletto democraticamente Boris Yeltsin, la politica russa nel Caspio fu basata su tre principali interessi. Il primo era di garantire la sicurezza della Russia su quello che appariva il suo fianco più vulnerabile e cioè il Caucaso ed il Centro Asia. Il secondo era di perseguire gli obbiettivi economici sul Mar Caspio: il governo russo e il neoemergente settore privato si trovavano infatti a battagliare, per assicurarsi concessioni petrolifere, contro le ben più potenti e meglio organizzate multinazionali occidentali. Il terzo era di cercare di preservare l’influenza di Mosca su un’area geopolitica che diventava sempre più complicata a causa dell’emergere di molti attori internazionali come gli Stati Uniti, la Turchia, l’Unione Europea e la Cina che facevano invece di tutto per scalzare la Russia dall’intera regione.