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Le forme di femminismo nell'Egitto del XX secolo

Il “femminismo maschile”: le posizioni degli uomini rispetto alla donna in Egitto

Fra gli egiziani che per primi si espressero sulla necessità di riformare la condizione della donna, ci fu Muhammad Ali, governatore dell’Egitto per la prima metà dell’Ottocento; egli, con l’intento di impressionare l’opinione pubblica nazionale e internazionale e rendere l’Egitto competitivo e al passo coi tempi, avviò all’inizio dell’Ottocento un importante processo di modernizzazione che prevedeva alcune iniziative in favore delle donne. In particolare, Ali si pronunciò a favore dell’istruzione femminile e istituì nel 1832 una Scuola per Ostetriche (hakima, sing.), volta a garantire alle egiziane nuove opportunità di studio nonché, ovviamente, il progresso dell’intera Nazione. Tuttavia, al di là di questa isolata iniziativa, lo Stato non intraprese più fino al 1870 circa altri provvedimenti a favore dell’istruzione femminile e dimostrò di non avere un reale interesse nei confronti dei diritti delle donne.

Verso la fine dell‘Ottocento, un altro importante riformista egiziano che partecipò al dibattito sul processo di miglioramento delle condizioni femminili fu Muhammad Abduh, un celebre intellettuale e teologo, fautore di un processo di adattamento dei precetti religiosi ai tempi moderni e di reinterpretazione personale dei testi sacri (ijtihad), grazie al quale numerose egiziane riscoprirono il messaggio egualitario del Corano e intuirono come molte delle regole e istituzioni a cui erano abituate erano state definite dagli uomini e non dalla religione, al contrario di come erano state indotte a credere. Nei suoi scritti, Abduh affermò che, per affrancarsi dal dominio e sfruttamento occidentale, era necessario assimilare le scienze moderne e aggiornare il Paese. In questo, egli riconobbe il ruolo centrale della donna e sottolineò l’importanza di ampliarne l’istruzione: se metà della popolazione rimaneva analfabeta e ignorante, non vi sarebbe stata alcuna speranza di elevare le condizioni dell’Egitto.

Abduh stabilì anche la necessità di revisionare le pratiche della poligamia e del divorzio. Egli considerava il matrimonio un patto egualitario fra gli sposi, in cui diritti e doveri erano condivisi e complementari; tuttavia, il suo concetto di egualitarismo consisteva nel fatto che l’uomo, dotato di un fisico più forte e perfetto, aveva il dovere di proteggere la propria casa e la propria moglie; mentre il ruolo naturale della donna era quello di occuparsi della casa e della famiglia. In ogni caso, i propositi di Abduh rimasero a livello teorico e non si tradussero in iniziative e azioni concrete; contribuirono a creare un clima favorevole nei confronti delle donne ma non apportarono alcun radicale cambiamento alla loro condizione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le forme di femminismo nell'Egitto del XX secolo

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Informazioni tesi

  Autore: Stefania Lobascio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Comunicazione Interculturale
  Relatore: Paola Sacchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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