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Il senso di colpa nell'opera di Sigmund Freud con cenni kleiniani

Ambivalenza negli studi kleiniana

Nei lavori di Melanie Klein, che si ricollegano a quelli di Abraham e di Freud, il concetto di ambivalenza è essenziale. Pur riconoscendo l’inspiegabilità del fenomeno, l’autrice ritiene che fin dall’inizio della vita l’infante soggiace alle due pulsioni primarie di vita e di morte: “E’ arduo stabilire in quale modo avvenga la fusione degli istinti distruttivi e di quelli libidici. Ci sono buone ragioni di ritenere che tale fusione esista fin dall’origine e che la tensione provocata dal bisogno non faccia altro che rafforzare gli istinti sadici del bambino.”

Per Melanie Klein la realtà primitiva dello psichico, che emerge dal biologico, appare una realtà costantemente provata da tutte le sollecitazioni provenienti dal mondo interno e dal mondo esterno sulla quale la virulenza, la minacciosità, la distruttività delle sollecitazione ed il modo stesso in cui esse vengono fantasmatizzate, non sono che il riflesso dello stato di dipendenza, impotenza, di visceralità ambivalente del bambino.

Al fine di meglio comprendere il significato che la Klein attribuisce al concetto di ambivalenza, appare particolarmente significativo il seguente passo tratto dal già citato scritto del 1932: “L’Io, per superare l’angoscia, cerca di soddisfare sia gli oggetti esterni che quelli internalizzati. A ciò viene spinto anche dal bisogno di sentire che la sicurezza dei suoi oggetti è garantita. [...]

Questo cambiamento nel comportamento verso l’oggetto può manifestarsi in due modi: l’individuo può allontanarsi da esso per la paura che gli ispira in quanto fonte di pericolo, ed è anche per proteggerlo dalle proprie pulsioni sadiche; oppure può volgersi verso di esso con un più forte sentimento positivo. Una reazione oggettuale di questo tipo si ha quando l’imago materna è stata scissa in una imago buona e in una cattiva.

L’ambivalenza dell’individuo verso il proprio oggetto non solo rappresenta un ulteriore progresso nello sviluppo delle sue relazioni oggettuali, ma costituisce altresì un meccanismo di fondamentale importanza nel superamento della paura del Super-io, il quale, dopo essere stato esteriorizzato, viene distribuito su numerosi oggetti, per cui taluni oggetti rappresentano l’oggetto che il bambino ha assalito, e che quindi lo minaccia di danno, e altri, specialmente la madre, rappresentano persone affettuose che lo proteggono.”

Ci sembra che il significato del termine ‘ambivalenza’, si traduca per la Klein in una possibilità di coesistenza di due elementi prima tenuti separati. In effetti da questo momento troveremo costantemente invocato il meccanismo della scissione che, operando la separazione dell’amore dall’odio, permette il superamento dell’angoscia. Il concetto di scissione, che costituisce uno dei pilastri della concettualizzazione kleiniana, subisce una evoluzione nei concetti di ‘scissione dell’oggetto’ e ‘scissione dell’Io’; in seguito alla scissione le due parti risultanti sono percepite come antitetiche: ‘buono’ e ‘cattivo’.

Il buono ha a che fare con l’istinto di vita, il cattivo con l’istinto di morte. La scissione di base buono/cattivo è funzionale alla costituzione e al buon funzionamento dell’Io, mentre la sua impossibilità a prodursi genera confusione e impedisce il corretto funzionamento della mente.

Riguardo alle prime manifestazioni dell’ambivalenza, in un primo tempo la Klein sembra concepire una ambivalenza assente nella fase di suzione. Hanna Segal in un’opera che porta lo stesso nome della nostra autrice, Melanie Klein, sottolinea come nella Psicoanalisi dei bambini (1932) e nella maggior parte degli scritti anteriori al 1934, Melanie Klein segua ancora le idee di Abraham e Freud circa le fasi dello sviluppo libidico: una prima fase di suzione come era stata prospettata da Abraham, seguita da una fase sadico-cannibalica; e come l’autrice sembri convenire con essi nel ritenere che, nella prima fase, il seno sia totalmente buono, che sadismo e ambivalenza siano assenti, e che l’ambivalenza si instauri solo nella seconda fase, insieme al bisogno di scissione e proiezione.

Di converso, a partire da 1935, la Klein, secondo l’analisi condotta dalla Segal, asserisce che fin dall’inizio della vita il bambino in fantasia introietta il seno della madre e continuamente ne scinde gli aspetti buoni da quelli cattivi, allo scopo di introiettare il seno buono e proiettare e distruggere quello cattivo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il senso di colpa nell'opera di Sigmund Freud con cenni kleiniani

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Cocchetti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Silvia Finzi Vegetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 261

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