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Il rischio operativo nell'intermediazione bancaria

Basilea II e l’introduzione del rischio operativo

Il "Nuovo Accordo sulla Convergenza Internazionale della Misurazione del Capitale e dei coefficienti Patrimoniali", il cosiddetto "Accordo di Basilea II", è stato recepito dalla Circolare della Banca d’Italia n. 263 del 27 Dicembre 2006, entrato poi in vigore nel Gennaio 2007 (con una proroga di un anno concessa alle banche che avevano adottato il metodo Advanced).
Questo Accordo fa riferimento alla revisione del complesso di norme regolamentari che dal 1988 sono imposte alle banche dalle rispettive autorità di vigilanza nazionali in materia di dimensione minima e di composizione del patrimonio netto (patrimonio di vigilanza).
Le regole, recepite dalle autorità di vigilanza di oltre cento Paesi, sono state elaborate dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, istituito nel 1974 presso la Banca dei Regolamenti Internazionali con sede, appunto, a Basilea.
Si tratta di un organismo di consultazione, composto dai Governatori delle Banche Centrali e da altre figure con responsabilità sul controllo delle attività bancarie all’interno degli stessi Paesi, e ha il compito di elaborare regole comuni e di coordinare l’attività di vigilanza a livello internazionale al fine di supportare il buon funzionamento e la stabilità del sistema bancario internazionale.
L’esigenza di pervenire a un’omogeneizzazione delle norme a livello internazionale è scaturita dal bisogno di contrastare fenomeni discorsivi della concorrenza derivanti da vantaggi normativi che, in un ambiente competitivo sempre più allargato, potevano favorire l’aggressività concorrenziale di banche libere di operare in contesti poco regolamentati.
Requisiti di capitale più contenuti potevano avvantaggiare politiche commerciali aggressive attuate da banche di taluni Paesi, orientate a sottrarre quote di mercato a banche penalizzate da norme nazionali più conservative e prudenti in materia di requisiti patrimoniali a copertura dei rischi bancari.
La normativa regolamentare che scaturisce dall’Accordo di Basilea è molto restrittiva per le banche, e ciò in ragione sia della tipologia dei creditori, i depositanti, ritenuti soggetti meritevoli di una particolare tutela, sia della funzione monetaria svolta dai debiti bancari, la cui circolazione, asse portante dei sistemi di pagamento, deve essere supportata da condizioni di piena fiducia e credibilità. Come conseguenza della disciplina dei mezzi propri bancari, il depositante viene messo nella condizione di non essere esposto a un rilevante rischio di insolvenza e non deve avvertire l’esigenza di interrogarsi sulla solvibilità della banca con cui opera.
Dopo un primo documento consultivo pubblicato nel 1999 per delineare i punti generali da seguire, e le varie consultazione successive, il Comitato ha condotto diverse simulazioni utilizzando i dati forniti dalle banche al fine di ottenere una prima stima degli effetti quantitativi delle regole da implementare.
La riforma del 2004 risulta essere il frutto di un lungo processo, e viene comunemente chiamata "Basilea II", per sottolineare che non si tratta di una parziale modifica dell’Accordo del 1998 ma piuttosto di una riscrittura. [...]

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Il rischio operativo nell'intermediazione bancaria

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Felaco
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Adele Caldarelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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