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Comunità virtuali e bullismo

Bullismo tradizionale ed elettronico: cosa cambia?

Il fenomeno del bullismo è strettamente legato al concetto di identificazione con il gruppo di pari, che gioca un ruolo fondamentale durante l’adolescenza. I pari rappresentano modelli significativi in quanto percepiti come simili e dunque in grado di influenzare desideri, aspirazioni, comportamenti. In adolescenza il gruppo di amici rappresenta un vero e proprio mediatore dei processi di socializzazione, con possibili funzioni sia protettive e promozionali, sia amplificatrici di rischi di pressione dinamica verso comportamenti violenti e aggressivi come la delinquenza o il bullismo. L’imitazione, dunque, diventa il cuore delle relazioni adolescenziali all’interno di un gruppo definito che si riconosce come tale. Un elemento di aggregazione può essere prendere di mira un individuo, solitamente riconosciuto come più debole, e attuare aggressioni, verbali o fisiche, che rendano ancora più forte il legame tra i membri.
Eppure, come abbiamo visto in precedenza, gli attacchi sul web si basano sullo stesso principio fondante del bullismo tradizionale. Ma allora è giusto definire il cyber bullismo come una semplice evoluzione delle aggressioni "reali"? Sotto alcuni aspetti la risposta non può che essere positiva, mentre sotto altri il bullismo elettronico offre elementi di riflessione ulteriori. Se l’elemento della distanza, quindi la spazialità, distorce i rapporti interpersonali, de-umanizzandoli, stessa cosa può dirsi per l’elemento della temporalità.

Un atto di bullismo tradizionale, come ad esempio fare commenti inadeguati sull’aspetto fisico all’uscita da scuola, è ristretto per natura in un arco temporale ben definito, che comprende sia l’incontro tra bullo e vittima, che il tempo necessario a emettere frasi ingiuriose. Una volta tornato a casa, il bullo dovrà aspettare il giorno successivo per ripetere le molestie. Un atto di bullismo virtuale, al contrario, non è legato ad alcun tipo di spazio temporale definito. Per esempio, un video offensivo girato nella quotidianità e messo su Youtube, arreca un danno alla vittima senza la sua ripetizione nel tempo. Il video è sempre disponibile, può essere visto da migliaia di persone in tempi diversi, anche da chi non è collegato alla relazione bullo-vittima. Non è necessaria la ripetizione nel tempo, dato che una vasta platea sarà disposta in ogni momento ad assistere alla violenza, con risultati ugualmente devastanti per chi la subisce.
Un altro elemento che merita menzione è lo squilibrio di potere tra bullo e vittima. A differenza da quello tradizionale, il cyber bullismo non necessita di un potere mediato, come la forza fisica, né di una intimidazione derivante da una supremazia psicologica o numerica per sortire l’effetto desiderato sulla vittima. Grazie alle nuove tecnologie, anche una sola persona, magari poco dotata fisicamente, può compiere atti di bullismo feroci e illimitati nel buio della sua stanza, il tutto senza comparire come carnefice, cioè senza che le sua azioni trovino una ripercussione nella vita reale. L’anonimato, in particolar modo quello presente nelle comunità come i forum, dove esiste un forte senso di percezione del sé virtuale da parte degli utenti, è la principale causa della disparità di poteri.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Comunità virtuali e bullismo

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Informazioni tesi

  Autore: Livio Sollo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Marco Milella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

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