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La comunicazione pedagogica come prassi di comunicazione autentica

Comunicazione ed educazione

L’esigenza di rivalutare i processi di interazione sociale trova nella comunicazione l’elemento adatto a dare nuova spinta ed opportunità alla vita sociale per cercare di risolvere i problemi esistenziali e soddisfare i bisogni individuali. Esigenza dell’attuale società è quella di educare l’uomo a conoscere il mondo delle persone, delle cose, dei valori, per capirlo e vivere bene in esso.
Per fare ciò è necessario “orientare” la comunicazione sulla base di rapporti interpersonali intrecciati e vissuti all’insegna della solidarietà e della cooperazione.
“La comunicazione in ambito pedagogico non si esaurisce nei contenuti trasmessi. Essa si mostra come un sistema di rapporti interpersonali palesemente orientati verso il conseguimento intenzionale di precise finalità atte a garantire la formazione integrale della persona”.
L’essere umano , per realizzarsi ha bisogno di entrare in rapporto con gli altri, di aprirsi agli altri; tende a ricercare sempre nuovi campi di esperienza e di stabilire con gli altri legami di reciprocità senza i quali è impossibile effettuare scambi interpersonali che favoriscano la crescita individuale e sociale.
Con la reciprocità di interazione si attiva una collaborazione spontanea e sincera, un dialogo, una comunicazione costruttiva in cui l’adulto, in modo consapevole, manifesta modalità comportamentali positive che, nel rispetto della personalità e della libertà del minore, facilitano l’evoluzione delle potenzialità.
L’adulto educa il minore a stabilire legami con creatività ed originalità, a cogliere i significati delle varie situazioni, la novità, il cambiamento, a rivedere il proprio modo di interagire nei vari contesti, a prendere posizioni sia “contro“ sia “verso“ con coscienza e responsabilità, ad operare feed-back educativo. Sin dalla prima infanzia è opportuno abituare il minore ad assumersi le responsabilità del suo agire, a fargli comprendere gli errori usando un linguaggio positivo; vedere gli errori come occasione per la crescita emotiva e morale, incoraggiarlo, farlo sentire sicuro e protetto, ascoltarlo, dialogare per capire il perché del suo agire.
La comunicazione, in questo modo, non diventerà mai neutrale ed impersonale quale è diventata quella che , per effetto del progresso nel campo elettronico e telematico, si è diffusa tra i giovani e che ha reso critico il rapporto interpersonale.
Per riuscire a comprendersi e comprendere la comunicazione, è necessario per Durand un notevole impegno soprattutto da parte dell’educatore. Egli afferma che in ogni tempo e luogo: “per comprendere la comunicazione, ciò di cui si ha bisogno non sono piccole ricette, ma un profondo impegno: saper parlare, ma anche saper ascoltare e saper tacere; saper pensare e saper essere; sapere che si è, dove si è, quando si è; saper esistere e saper morire”; quindi bisogna riuscire ad acquisire capacità di riflessione critica, di ascolto attento, di coerenza nell’agire, di coscienza e consapevolezza di sé e delle proprie azioni.
L’educazione nell’infanzia si configura come organizzazione di esperienze che educatori ed educando devono vivere attraverso la messa in gioco personale dei propri vissuti; questi, con l’azione attenta, cosciente, responsabile dell’educatore attiveranno forme di autoeducazione ed un lento, ma graduale, dispiegarsi delle potenzialità. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La comunicazione pedagogica come prassi di comunicazione autentica

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Informazioni tesi

  Autore: Claudia Pizzo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Antonio  Bellingreri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 186

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Parole chiave

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