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Ponti Sottili tra Scienza Occidentale e Saggezza Orientale

Coscienza

Se proviamo a cercare la coscienza all’interno di noi stessi, in realtà non riusciamo a trovarla, poiché essa è priva di qualsiasi sostanza, colore e forma. Tuttavia, non possiamo affermare che essa non esista per niente. La Coscienza per la scienza moderna, grazie all’evoluzione della Cibernetica, della Scienza Cognitiva,della Neurofenomenologia e delle neuroscienze, diventa sempre più oggetto di studio, un campo d’indagine interdisciplinare che vede raccolti i più grandi scienziati del mondo. Intanto, da millenni la saggezza orientale ha esposto le pratiche per fare esperienza degli stati elevati di coscienza raggiungibili dall’essere umano e per giungere alla conoscenza di noi stessi e del mondo.
Dagli studi di Maturana e Varela si evince che la coscienza non è qualcosa che esiste nella nostra testa, non appartiene ad un gruppo di neuroni, ad un organismo. La coscienza appartiene al dominio di accoppiamento strutturale, sociale, un’emergenza che ha bisogno del corpo, degli altri e del mondo. È qualcosa che si trova fuori dalla nostra testa, al di là della rete di neuroni che compone il nostro cervello, decentrata e non localizzata nel nostro corpo. Questo converge verso la concezione orientale di coscienza. Infatti, come abbiamo analizzato nel secondo capitolo, sia per l’Intelligenza Creativa, sia per il Buddhismo che per l’Oneness Movement, la coscienza non è affatto localizzata nella nostra testa, ma si trova in un campo sottile di co-emersione con il mondo. Infatti si parla dell’esistenza di una Coscienza collettiva, ossia la presenza di un solo campo sottile di coscienza e le nostre menti non fanno altro che sintonizzarsi su determinate frequenze di quest’ultima. Così come un ricevitore, il nostro cervello in presenza di rumore non potrà mai e poi mai sintonizzarsi in maniera adeguata; per questo la saggezza orientale pone come punto di partenza per l’espansione della coscienza le pratiche di meditazione e, come nel caso del Diksha, una trasformazione neurobiologica del cervello per ricevere al meglio le frequenze della Coscienza collettiva (o cosmica).
Le più recenti teorie della fisica quantistica intendono dimostrare che le quattro forze fondamentali (gravitazionale, elettromagnetica, nucleare forte e nucleare debole) sono aspetti di un solo Campo Unificato. Il Campo Unificato è definito come un campo di pura energia ed intelligenza che sta alla base di ogni cosa nella creazione e da cui l’intero universo sorge. Il Campo Unificato è come la linfa di un albero: la linfa, per quanto di per sé incolore, inodore, senza forma, è nondimeno la sorgente del bianco fiore profumato, della lucida foglia verde, del tronco solido e dei rami marroni.
La linfa permea l’intero albero manifestandosi come foglia, tronco, rami e frutti. (Canteri e Bianetti 1991).
I campi fondamentali di energia che costituiscono la base della realtà fisica manifestano un ordine intrinseco che rivela, a livello del Campo Unificato, l’intelligenza più profonda della natura. È quindi logico cercare la relazione tra mente umana e Campo Unificato, che è l’ambito fondamentale in cui avvengono i fenomeni quantistici. La mente umana non sarebbe altro che la risultante di un’amplificazione e sviluppo di tale qualità primordiale del campo attuata mediante un mezzo fisico: il cervello umano.
La coscienza è una proprietà fondamentale che il cervello “evidenzia” ed “elabora”. Noi viviamo costantemente immersi in un calderone di campi fisici, come il campo gravitazionale, il campo magnetico, i campi elettromagnetici, quindi sembra ovvio che una struttura fisica come il sistema nervoso umano possa interagire con i diversi campi naturali. Ciò che colpisce è la grande similitudine di quelli che sono i più recenti sviluppi in campo scientifico con alcuni fondamenti della tradizione vedica di 5.000- 6.000 anni fa.
Dunque la coscienza come fenomeno non-locale. Ecco, questo è il punto da capire: cosa vuol dire fenomeno non-locale? Il fenomeno della nonlocalità enunciato dalla prima legge della fisica quantistica spiega che in ogni accadimento naturale si produce un effetto in cui, con perfetta sincronia, accordo e compartecipazione, l’osservatore, l’osservato e l’evento fisico, nelle loro parti individuali, sono totalmente coinvolti nello stesso processo in divenire, di cui sono co-autori, reciprocamente influenzabili e de-localizzati. In pratica, per la fisica dei quanti la totalità dell’universo, tutto interconnesso in ogni sua parte, sembra essere presente al di là dello spazio e del tempo, in ogni luogo e in ogni tempo. Si è dovuto prendere in considerazione, negli anni, il fatto che la coscienza di tutto il sistema fisico e non-fisico, visibile e invisibile, dell’esistente fosse non-locale, diffusa dappertutto, anziché rigorosamente racchiusa e collocata in una parte del corpo umano oppure collocata isolatamente in qualche altra forma di materia organica, presente o distribuita nello spazio cosmico. Con la fisica quantistica sappiamo di poter essere ubiquitari, senza bisogno di dislocarci, senza la necessità di percorrere distanze di spazio e di tempo. Si tratta di una realtà di campo che non ha bisogno di essere trasmessa, perché attiene a un fenomeno di “risonanza”, un fenomeno di frequenze che si trovano istantaneamente e simultaneamente distribuite in ogni luogo. Siamo ovunque perché il campo energetico umano, la coscienza, esiste ovunque ed è non-locale. La verità è che non siamo noi ad avere una coscienza, ma la coscienza ad avere noi (Marchi 2007).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ponti Sottili tra Scienza Occidentale e Saggezza Orientale

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Informazioni tesi

  Autore: Leonardo Calise
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Fabio Giglietto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 118

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Parole chiave

comunicazione
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