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La tutela delle D.O.P e delle I.G.P. nel diritto comunitario ed il caso ''Grana Padano''

Dop, Igp ed etichettatura

Un altro profilo con il quale la disciplina delle Dop e delle Igp viene ad intersecarsi è quello dell’ etichettatura dei prodotti: sul tema, la normativa europea di riferimento è rappresentata dalla direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 marzo 2000, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti l’etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari, nonché la relativa pubblicità.
L’art. 2 della direttiva, in particolare, stabilisce che l’etichettatura e le relative modalità di realizzazione non possono a) essere tali da indurre in errore l’acquirente, specialmente: i) per quanto riguarda le caratteristiche del prodotto alimentare e in particolare la natura, l’identità, le qualità, la composizione, la quantità, la conservazione, l’origine o la provenienza, il modo di fabbricazione o di ottenimento.
Ad una lettura limitata a quanto effettivamente stabilito dalla norma, la disciplina delle Dop e delle Igp parrebbe poter escludere la possibilità che tale “induzione all’errore” possa avvenire. Se la disciplina delle Dop e delle Igp attribuisce il riconoscimento delle denominazioni sulla base dell’effettiva “produzione” del prodotto in una determinata zona, quanto riportato in etichetta sarà, in via di principio, rispondente alle esigenze previste dalla normativa in materia.
Nella realtà, invece, si presentano situazioni in cui tale corrispondenza non si realizza. È quanto accade, ad esempio, per alcune Igp. A riguardo, è necessario sottolineare un presupposto di partenza: tra Dop ed Igp esiste una differenza fondamentale. La sigla Igp dovrebbe introdurre un livello di tutela diverso, meno stringente rispetto alla Dop, che tiene conto dello sviluppo industriale del settore, dando più peso alle tecniche di produzione rispetto al vincolo territoriale. Quindi la sigla dovrebbe identificare un prodotto originario di una regione e di un paese le cui qualità, reputazione e caratteristiche si possono ricondurre all’origine geografica, e di cui almeno una fase della produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga nell’area delimitata. Vi sono casi, però, in cui, per alcune Igp, le materie prime possono avere la provenienza più varia o, addirittura, l’elaborazione del prodotto può avvenire in luoghi anche molto lontani da quello che dà il nome e, di conseguenza, la reputazione. Un esempio di questa ipotesi si ha con la c.d. Mortadella Bologna Igp, le cui materie prime possono provenire praticamente da ogni angolo del pianeta, e la cui trasformazione può avere luogo in un territorio che va dal Piemonte al Lazio. Il problema è a monte: è possibile l’approvazione di un disciplinare che consente una produzione di questo tipo, quando il dettato dell’art. 2 della Dir. (CE) 2000/13 dispone che non si possa “mentire” su una serie di caratteristiche intrinseche ed estrinseche del prodotto, tra cui appunto l’origine?
La questione è destinata ad ulteriori sviluppi, alla luce dell’approvazione in Parlamento Europeo, della Proposta di Risoluzione del 23 Febbraio 2009, nella quale la relatrice Maria Petre dichiara come il Parlamento stesso sia favorevole all’introduzione dell’indicazione obbligatoria del luogo di produzione delle materie prime attraverso le diciture "fabbricato nell’Unione europea" o "extra UE". Il relatore della commissione associata è altresì favorevole a estendere questo sistema anche ai prodotti alimentari trasformati e ritiene che lo stesso dovrebbe tenere conto dell’origine dei principali ingredienti e delle materie prime nonché stabilire un legame tra il luogo di origine e quello di ultima trasformazione dei prodotti. I consumatori europei non dispongono di informazioni sufficienti sulla catena alimentare, segnatamente per quanto concerne l’origine dei prodotti e delle materie prime nonché il luogo di produzione del prodotto finito. L’introduzione dell’indicazione di origine deve quindi essere accompagnata da campagne informative dei cittadini sostenute dall’Unione europea. L’approvazione della Relazione, di per sé non vincolante, è comunque indicativa della tendenza ad un maggior rigore in materia di etichettatura, di difficile convivenza con l’esistenza di Dop ed Igp dai tratti sopra descritti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La tutela delle D.O.P e delle I.G.P. nel diritto comunitario ed il caso ''Grana Padano''

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Irene Menghini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Paolo Borghi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 189

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Parole chiave

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etichettatura
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vigilanza e controllo
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