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Incontro testuale con il gotico: Bram Stoker. Una proposta di traduzione

Dracula: un vampiro diventato leggenda

Dracula va considerato l’ultimo grande capolavoro del filone gotico o meglio, come lo ha definito Francesco Saba Sardi, “il ponte tra l’orripilante romantico e il thrilling moderno”.
La storia è narrata da più personaggi attraverso pagine di diario, lettere, biglietti, articoli di giornale, secondo una modalità narrativa già utilizzata da alcuni scrittori come William Wilkie Collins nel suo romanzo The Moonstone nel 1868 e ancor prima da Samuel Richardson in Pamela pubblicato nel 1740 o, per rimanere in tema di letteratura gotica da Sophia Lee in The Recess (1783-1785); come già sottolineato nel paragrafo dedicato alle caratteristiche formali dei romanzi gotici, il ricorso a testi non letterari come appunto lettere o diari, hanno lo scopo di apportare più autenticità agli eventi straordinari narrati.
Tutto ha inizio quando il giovane avvocato Jonathan Harker in Transilvania per curare gli affari del signorotto locale, il Conte Dracula, che vuole trasferirsi a Londra. L’uomo si rivela uno spaventoso demone che si nutre del sangue dei viventi e la sua volontà di trasferirsi in Inghilterra è determinata dal desiderio di saziare la sua sete di sangue umano e di allargare la cerchia di vampiri. Dopo varie vicissitudini, il suo terribile piano di morte e distruzione viene sventato proprio da Harker, dalla sua promessa sposa Mina e altri loro amici.
L’idea straordinaria di scrivere Dracula nacque, come affermò lo stesso Stoker, da un incubo causato da una scorpacciata di gamberi fatta in compagnia dello studioso ungherese Arminius Vambery. Non possiamo tuttavia credere che un grande capolavoro sia frutto semplicemente di un sonno disturbato. Stoker trascorse sette anni a raccogliere informazioni e materiale utile per la stesura di questo romanzo, per costruire il personaggio protagonista e collocarlo in un’adeguata ambientazione. Le radici storiche di Dracula si situano in Romania e nella persona di Vlad Tepes l’Impalatore detto Dracul, voivoda di Valacchia, vissuto quattro secoli prima di Stoker. Vlad era noto per il suo carattere sinistro e terribile e il suo appellativo Dracul deriva molto probabilmente dal romeno drac che vuol dire diavolo e dal suffisso ul cioè l’articolo determinativo che in lingua romena è unito al sostantivo. Proprio Vambery dilettava spesso Stoker con i suoi racconti sul folklore e le credenze popolari romene, in particolar modo quelle sui morti viventi e su creature che succhiavano il sangue degli uomini.
Per la costruzione dell’immagine del Conte Dracula, Stoker si servì dell’aspetto fisico dell’amico Henry Irving, un uomo pallido, col naso aquilino e dalla personalità magnetica, tutte caratteristiche comuni con il Conte.
Anche se il più famoso e il più originale di tutti, Dracula non è il primo vampiro nella storia della letteratura, come del resto si ha avuto modo di leggere nelle pagine dedicate alla storia del genere gotico. Ricordiamo infatti il poemetto Christabel di Coleridge pubblicato nel 1816, il The Vampyre di Polidori del 1819, Carmilla di Le Fanu, scritto nel 1872 e poi diverse opere del poeta romeno Eminescu, nato proprio nella terra che secondo la tradizione è la patria dei vampiri. A queste vanno aggiunte Lenore di Gottfried August Bürger, scritta nel 1773 e Die Braut von Corinth (La sposa di Corinto) del 1797, scritta da Johann Wolfgang von Goethe. Di tutte queste opere siamo certi soltanto che Stoker lesse quella di Le Fanu.
Dracula deve molto ai classici gotici scritti gli anni precedenti alla sua stesura e al tempo stesso apporta innovazioni in questo genere. Nei primi capitoli regna sovrana l’atmosfera gotica che ritroviamo nei primi grandi romanzi scritti sul finire del Settecento: notti buie e tempestose, paese lontano e poco conosciuto, castello in rovina, isolato e labirintico, sotterranei, tombe, stanze segrete e personaggi terrificati che popolano questo luogo. La scena si sposta poi in una attualissima Londra, dove giunge il Conte Dracula per mettere in atto il suo terrificante piano; uno dei punti di forza di questo romanzo sta proprio nel fatto che il male non viene presentato soltanto in un luogo lontano e isolato, ma nei luoghi comuni frequentati anche dai lettori e ciò contribuisce a rendere ancora più terrificante la storia. Il pregio di Dracula non è certo lo stile di scrittura dell’autore:
Yet the characters do not account for the success of Dracula, and neither does the style, which certainly has powerful descriptive passages but is just as likely to lapse into pompous or sentimental verbosity. If this remains one of the most widely read novels of the late nineteenth century, it is because of its powerful theme, a handful of startling scenes, and its author’s vivid glimpse of some of the shadows of the human soul, perhaps more compelling in his era of repression but hardly irrelevant today.

Dracula è un’opera “coraggiosa” perché affronta dei tabù per la società inglese dell’età vittoriana,
[…] blurs the line between man and the beast, thus echoing the fears of degeneracy in Stevenson, Wilde and Wells; he blurs the line between man and God by daring to partake of immortal life and by practicing a corrupt but superhuman form of love; and he blurs the line between man and woman by demonstrating the existence of female passion.

Ciò che pervade le pagine del romanzo è un sottile erotismo che si stabilisce tra il vampiro e le sue vittime femminili per il suo desiderio di succhiare sangue. Ciononostante nel 1908 l’autore scrisse un articolo in favore della censura degli aspetti erotici in letteratura. Le motivazioni di una simile contraddizione potrebbero essere varie, ma non rilevanti ai fini del presente studio.
La critica dell’epoca accolse favorevolmente l’opera di Stoker e furono molte le recensioni positive che si leggevano sui giornali; in un articolo di The Athenaeum datato 26 giugno 1987 si legge: “Dracula is highly sensational […]. An immense amount of energy, a certain degree of imaginative faculty, and many ingenious and gruesome details are there. […] Mr. Stoker has got together a number of ‘horrid details’, and his object, assuming it to be ghastliness, is fairly well fulfilled”; The Spectator asserisce che la forza di Dracula sta nella fervida immaginazione del suo autore e ancora The Times esalta il suo carattere terrificante scrivendo “We would not, however, recommend it to nervous persons for evening reading”.
Tuttavia la più accanita sostenitrice di questo romanzo fu la madre di Stoker, che lo definì un capolavoro letterario e che lo paragonò al Frankenstein di Mary Shelley per originalità e capacità di suscitare terrore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Incontro testuale con il gotico: Bram Stoker. Una proposta di traduzione

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Informazioni tesi

  Autore: Caterina Barbaro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Università degli Studi San Pio V di Roma
  Facoltà: Interpretariato e traduzione
  Corso: Traduzione letteraria e traduzione tecnico-scientifica
  Relatore: Anita Weston
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 132

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