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Storie allucinanti. Dualismo e ironia nei racconti di Igino Ugo Tarchetti

Esercizi d’umorismo. Due racconti

All’analisi dei primi lavori affianchiamo quella dei Racconti umoristici, esercizi letterari che ricalcano le stesse movenze e condividono le stesse tematiche e atmosfere di quelli appena analizzati. Il titolo della raccolta richiama schiettamente i Contes humoristiques di Gautier e la chiave di lettura proposta è quella dello scherzo, del riso leggero che si libera di fronte alle assurde vicende inserite nel tessuto narrativo. I giochi antiprospettici di cui Tarchetti si serve sono funzionali alla sperimentazione di un umorismo nero che si rivela nella dimensione del controsenso e dell’incubo, permettendo l’esasperazione di elementi reali che, inseriti nel contesto immaginario, assumono sfumature soprannaturali. È il caso del protagonista di In cerca di morte, titolo che nega immediatamente lo spirito di quello con cui viene presentata la raccolta, e nel quale a sua volta si sviluppa l’elemento della morte andando contro la comune corrente di pensiero in cui il suo concetto è comunemente inserito; se infatti la morte è una dimensione esistenziale, o meglio antiesistenziale, che si cerca di allontanare o ritardare in tutto i modi a partire dal pensiero, l’inglese Alfredo di Rosen ne viene ossessionato, la cerca costantemente creando le occasioni dalle quali può facilmente essere generata senza però riuscire mai nel suo intento. L’incapacità di morire volontariamente lo rende suscettibile all’insana idea di essere uno di quegli uomini immortali esenti dal naturale passaggio a miglior vita.
Il concetto di morte, vissuto come una realtà della quale si è in cerca lo abbiamo già trovato in due precedenti racconti L’elixir dell’immortalità e Un suicidio all’inglese; è un motivo dal quale Tarchetti ha ben dimostrato di esserne affascinato e riesce a giocare con esso ripresentandolo sulla pagina adottando campi visivi diversi; la morte viene considerata quasi sempre come via di fuga possibile; Sir Robert gettandosi nel Vesuvio non solo cerca di sfuggire ad una delusione d’amore ma vuole andarsene lasciando il ricordo di una prova di coraggio degna di un eroe romantico, perlomeno questo è quanti ci fa credere prima di rivelare la sua vera volontà; Vincenzo invece, costretto ad una vita che sembra non avere fine per l’equivoco nato intorno ad un elisir di lunga vita scambiato per filtro d’amore, attende con ansia il suo manifestarsi, stanco di un vivere immobile dove ogni affetto maturato è sempre destinato ad andarsene prima di lui.
Nel caso specifico del racconto in questione ci troviamo di fronte ad un personaggio, il barone di Rosen, che dopo aver dissipato tutti suoi beni nel vizio del gioco, decide di investire quanto gli è rimasto in un assicurazione sulla vita a favore della moglie, e sceglie di sfruttare la clausola del contratto che, in caso di morte naturale del cliente firmatario, si sarebbe garantita l’assicurazione a vita alla compagna anche solo dopo il pagamento della prima rata. Un movimento contraddittorio fa ruotare la prospettiva nei confronti del motivo lugubre che da il titolo al racconto, la volontà di morire a tutti i costi nasce da un’esigenza sentimentale, compiere un ultimo gesto d’amore nei confronti di una donna costretta a subire un marito dissoluto in cerca di un riscatto morale, giocando l’ultima carta a disposizione, quella dell’inganno, facendo valere il suo contratto e procurandosi di morire in una maniera che potesse sembrare accidentale. In Tarchetti amore e morte sono due astrazioni consequenziali che non riescono a prescindere l’una dall’altra e si rivelano unite anche all’interno di un contesto in cui è consentita una lettura comica. Nonostante i primi tentativi di suicidio spontaneo, nulla viene incontro al protagonista, tranne un compagno di viaggio occasionale, Benvenuto Lamperth, che messo a conoscenza della volontà dell’inglese decide di sostenerlo nelle sue imprese mortali. Le avventure in cui i due si imbattono sembrano ricalcare negli atteggiamenti e nella goffaggine quelle di Don Chisciotte e Sancho, ma alla fine della vicenda il fido compagno si rivelerà un impiegato della medesima compagnia assicurativa a cui è stato affidato il compito di controllare che non fossero commesse furberie da parte di Rosen, dimostrando così di aver inteso e preceduto il suo gioco. La vita corteggia la morte in un balletto dalle movenze distorte, innescando un meccanismo insolito e ironicamente lungimirante di fronte alla pretenziosa logica umana che tenta di ingannarla. Insolito è invece l’episodio narrato in Re per ventiquattrore (storia di un giorno della mia vita) dove la dimensione del sogno domina un’intera notte trascorsa tra le pieghe delle lenzuola trasformatesi per l’occasione onirica nelle morbide onde che bagnano l’esotica isola di Potikoros, della quale il protagonista ha ereditato il governo in seguito alla morte del padre. Tarchetti propone una satira diretta contro l’istituto monarchico e l’ordinamento sociale degli stati europei dimostrando con un suo racconto la necessità di uno svecchiamento da parte delle istituzioni governative sentite come antiquate anche dai un popolo di aborigeni lontani anni luce dalle forme di civiltà europee, e che nonostante la distanza concettuale, ne presentono comunque l’odore stantio. Infatti l’entusiasmo legato all’arrivo del protagonista in una terra in cui avrebbe dovuto rivestire il ruolo di monarca assoluto è immediatamente ridimensionato dalle ostilità che serpeggiano tra le due popolazioni locali ivi presenti, dove comincia a diffondersi l’idea di una repubblica che avrebbe ribaltato le sorti della reggenza monarchica proponendo la condanna del re il giorno stesso del suo insediamento. Col pretesto del sogno, dichiarato tale solo dal brusco risveglio finale, Tarchetti si sbilancia ironizzando sull’incapacità governativa dell’assetto monarchico italiano reso barcollante dai fermenti repubblicani, e ripropone in questa avventura di ventiquattrore la stessa fragilità istituzionale logorata dai movimenti politici clandestini che cominciavano le loro cospirazioni contro la corona. [...]

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Storie allucinanti. Dualismo e ironia nei racconti di Igino Ugo Tarchetti

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Tranfaglia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingua e cultura italiana
  Relatore: Cristiana Lardo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 131

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