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Il Femminicidio: un analisi di una forma di violenza di genere

Femminicidio: una violenza istituzionale. La prospettiva di Marcela Lagarde

L'evoluzione del termine del femmicidio si ha con Marcela Lagarde, una delle prime studiose femministe del Centro America che, in qualità di docente universitaria di sociologia e antropologia, non si fermò solo alla mera divulgazione del termine, ma sviluppò un concetto nuovo e di ampio respiro: il "Femminicidio".
Se, dunque, la Russell viene conosciuta come " la teorica del Femmicidio", la Lagarde viene considerata "la teorica del Femminicidio" .
La Lagarde chiamata a descrivere il terribile fenomeno della Ciudad de Juarez nel 1997, propose di utilizzare il termine "Femminicidio". L'intento della studiosa è di ampliare le teorie della Russell e della Radford; chiamata, infatti, a dirigere La Comisiòn Especial de Feminicidio (Commissione istituita appositamente per i crimini commessi contro le donne nella città di Juarez in Messico), ella giunge ad articolare meglio la teoria strutturale del Femminicidio, includendo la violenza istituzionale: "A partire dalle indagini effettuate ampliamo la teoria del Femminicidio e oggi vi consideriamo inclusa anche la violenza istituzionale, non esiste solo la violenza sociale contro le donne,quella che ammazza, il soggetto attivo del crimine, bensì esiste anche la violenza delle istituzioni quando non si attivano per garantire la vita delle donne (faccio riferimento a quanto elaborato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, in relazione all'indice si sicurezza umana); non c'è la capacità di garantire la vita delle donne e una obbligazione dello Stato è garantire la vita delle persone, quando ciò non viene effettuato si tratta di una violenza istituzionale."

Ma cos'è la violenza istituzionale?
La violenza istituzionale è "l'impunidad social y del Estado", ovvero secondo La Lagarde, il Femminicidio è possibile perché le autorità o omettono di attivarsi o sono negligenti o nei casi estremi collaborano con gli assassini, provocandone l'impunità o negando alle donne e alle loro famiglie l'accesso alla giustizia e di conseguenza lo Stato viene meno al suo obbligo di garantire il diritto ad una vita integra e sicura delle donne: una violenza illegale ma legittima.
Tale concetto viene ribadito anche da varie organizzazioni femministe mondiali e soprattutto da Amnesty International la quale afferma che "i termini Femmicidio e, più frequentemente Femminicidio, vengono utilizzati per evidenziare la rilevanza della motivazione di genere nel fatto che si uccidano le donne per il solo fatto di essere donne. Altrettanto, si utilizzano tali termini per indicare gli aspetti sociali e le implicazioni politiche negli omicidi delle donne (la discriminazione, l'impunità, l'indifferenza dello Stato e, pertanto, la sua responsabilità)".

Riprendendo le parole della Lagarde: "nelle ipotesi di Femminicidio concorrono, in maniera criminale, il silenzio, l'omissione, la negligenza e la collisione parziale o totale delle autorità incaricate di prevenire e sradicare questo fenomeno. Le condizioni per il Femminicidio si hanno quando lo Stato (o qualche sua istituzione) non da le sufficienti garanzie alle bambine e alle donne e non crea le condizioni di sicurezza che garantiscono le loro vite, nelle comunità, nelle case e negli ambiti lavorativi. A maggior ragione, quando le autorità non realizza con efficienza le sue funzioni. Quando lo Stato è una parte strutturale del problema per il suo segno patriarcale e per la preservazione di quest'ordine, il femminicidio è un crimine di Stato".
Il femminicidio si insinua nella disuguaglianza strutturale fra donne e uomini , che nella violenza di genere riproducono un meccanismo di oppressione delle donne. Da queste condizioni strutturali sorgono altre condizioni culturali tali, come l'ambiente ideologico e sociale di maschilismo e misoginia, che normalizzano la violenza contro le donne. Si sommano anche l'assenza legale e le politiche democratiche con contenuti di genere del governo e degli organi di giustizia dello Stato, che produce l'impunità e genera sempre più ingiustizie, così come le condizioni di insicurezza della vita, mettono in pericolo la loro vita e permettono l'insieme di atti violenti contro le bambine e le donne. Contribuisco al femminicidio il silenzio sociale, la disattenzione, l'idea che non ci sono problemi più importanti, la vergogna e la rabbia che "non aiutano a migliore le cose al contrario sminuiscono il fatto e si accingono a dimostrare che "le morte" non sono così innumerevoli o, si afferma anche , che non si tratta di femminicidio , ma solo di crimini contro le donne e le bambine. Penso che sia giusto precisare che il femminicidio sussiste in condizioni di guerra e di pace."

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Femminicidio: un analisi di una forma di violenza di genere

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Mantini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gianluca Sadun Bordoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 154

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