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Traduzione e graphic novel

Fumetto tradizionale e graphic novel

A questo punto verrebbe da chiedersi, allora, cosa il graphic novel abbia conservato delle caratteristiche del fumetto. Ciò che infatti non dev'essere sottovalutato è il rapporto capitale tra testo e immagine, fondamentale dell'essenza stessa del fumetto. L'aspetto grafico, nel senso stretto dell'immagine disegnata, è lo strumento chiave di cui si serve l"autore per esprimere e trasmettere in maniera diretta le sensazioni provate dal personaggio quindi è incisivo, per esempio, il tipo di uso che si fa del colore (ad ogni tonalità corrisponde infatti una precisa emozione) o del tratto, che può essere fluido o più studiato, a seconda anche dello stile proprio dell'autore. Tuttavia, il graphic novel spesso si allontana dalle forme tradizionali, quali la rappresentazione in vignette e l'espressione attraverso i balloon: in Ethel and Ernest, per esempio, molte sono le scene in cui alle vignette che costituiscono una tavola si sostituisce un unico disegno, e i personaggi non di rado si esprimono senza il "palloncino" del testo. Un cambiamento avviene anche per quanto riguarda l'estetica: se il fumetto tradizionale, infatti, tende ad una rappresentazione, generalmente di tipo realistica, che sia anche gradevole, "nel graphic novel assume minore importanza la bellezza estetica della parte grafica del fumetto, a vantaggio della componente verbale". Qui si riflette la sostanziale differenza tra fumetto e graphic novel. Mentre il primo ha una funzione d'intrattenimento, il secondo s'inserisce direttamente nel dibattito culturale in quanto lo scopo non si limita più al divertissement ma converge l'esigenza di trasmettere un'idea, di diffondere una notizia oppure di denunciare una particolare situazione.

Infine, la nascita del graphic novel ha avuto effetti benefici sul fumetto tradizionale stesso. Come si è visto, è da quell' "arte di massa" che è il fumetto tradizionale che è nato il graphic novel, genere decisamente più elitario. Una precisazione apparentemente ovvia è che si definisce elitario o di massa un romanzo, un film in base al riscontro che esso ha con il pubblico. Il pubblico del fumetto tradizionale è un pubblico estremamente eterogeneo, e di solito si tratta di adolescenti o di individui non particolarmente istruiti; al contrario, come si è detto, il graphic novel è destinato ad un lettore dotato, generalmente, di una buona cultura. Paradossalmente, però, è quest'ultima categoria di lettori a presentare le maggiori resistenze alla forma del graphic novel (essendo un pubblico acculturato si rapporta al fumetto con diffidenza se non addirittura con disprezzo). Ancora una volta, è dalla "massa", che si è via via "acculturata", che nasce "il desiderio e la capacità di accedere anche a livelli culturalmente più alti."

Di conseguenza, a livello pratico, la domanda del prodotto cresce, e gli organi dell'offerta (vale a dire editori) cominciano a guardare con maggiore interesse a questo specifico prodotto, ed è grazie a quest'ultimi che il graphic novel è riuscito a "sopravvivere" e a diffondersi: presentato sotto forma di volume, e posto quindi sullo stesso piano dei normali libri, il graphic novel si è così imposto all'attenzione e all'interesse dei critici, che, entrando in contatto con esso, hanno reso possibile un avvicinamento tra lettori istruiti e questa forma non tradizionale del graphic novel, fino a far sì che anche il fumetto di carattere più popolare sia, gradualmente, guardato con maggiore tolleranza e sia pure, talvolta, apprezzato dagli "intellettuali": a indicare il favore che questo nuovo genere ha suscitato anche nelle "classi alte", cito l'articolo del 30 agosto 2007 sul Messaggero di Goffredo Fofi, in cui il giornalista sostiene addirittura che il graphic novel abbia soppiantato tutti gli altri mezzi di comunicazione e intrattenimento. Egli motiva la sua affermazione dichiarando che la letteratura stessa, oggi, si è sottoposta alle leggi del mercato, con la conseguenza che alla qualità si preferisca la quantità, e i romanzi che vengono "sfornati" a grande velocità sono per lo più banali e destinati a un breve successo. Nella sua critica, Fofi include anche la televisione e il cinema, accusandoli di non essere più in grado di stimolare l'interesse del grande pubblico: di fatto, ci sono numerosi autori e registi di riconosciuto valore, eppure sono sempre più lontani dalla massa. In parallelo al cinema documentario, secondo Fofi, il graphic novel può, invece, "sperimentare in tutte le direzioni", in grado dunque di interpretare la molteplicità di forme e temi grazie alla sua essenziale duttilità (ogni autore, infatti, scrive e interpreta secondo un proprio modo originale).

Inoltre, sempre in contrasto alla facilità di scrittura dei moderni scrittori, il giornalista si sofferma su una riflessione apparentemente banale, ma in realtà indicativa anche del valore che andrebbe riconosciuto al graphic novel. Esso non è il prodotto di un'équipe di tecnici, è infatti uno solo l'autore che scrive i testi e che disegna la vera e propria storia: "Ci vuole un soggetto, poi una sceneggiatura con relativa divisione per immagini e testo che le accompagni, e disegnare ogni pagina vuol dire pensarla all'interno di un insieme, sequenza per sequenza e inquadratura per inquadratura, pagina per pagina, attraverso singoli accadimenti, particolari, segni. Grafica e disegno devono per forza allearsi alla sceneggiatura e tener conto della "continuità" narrativa; ma ogni autore può seguire un suo metodo, avere una sua cifra: un suo stile, una sua vocazione, una sua morale."
Diversa è l'interpretazione del graphic novel di Antonio Serra, autore di Nathan Never, il quale, nella trasmissione Glob di Rai Tre del dicembre 2008, sostiene addirittura che, in particolar modo in Italia (il Paese dal più alto numero di lettori di fumetti) il graphic novel sia nato per una questione anagrafica del pubblico di questo settore: poiché i lettori dei fumetto sono cresciuti di età, hanno cominciato ad avere esigenze diverse, a desiderare un fumetto non più solo fantastico o d'azione ma di carattere più maturo e introspettivo, ed è per soddisfare questa richiesta, sentita anche dagli autori, che nasce il romanzo grafico. Inoltre, questa è una tesi condivisa anche dalla rivista internazionale di studi americani Ácoma 38: "Graphic novel": un'etichetta che, segnalando la maturazione del genere (attraverso l'abbandono dell'antico "comics", col suo suggerimento di disimpegnata levità), esprime l'impegno e al tempo stesso torna a legittimare l'interesse di una generazione anch'essa matura, cresciuta sui fumetti e nel frattempo transitata ad altre "più serie" attività (fra cui la creazione di graphic novels).
Naturalmente con questo non si vuole intendere una sorta di estinzione del fumetto tradizionale, anche se bisogna riconoscere che, in effetti, tra i ragazzi e gli altri che potrebbero essere un potenziale pubblico del fumetto tradizionale, i lettori di questo genere siano oggi in numero notevolmente inferiore rispetto, per esempio, ai lettori di comics del XX secolo. Tuttavia questo discorso non tiene conto del fenomeno nipponico, il cosiddetto manga, un tipo di fumetto che, a partire dagli anni Ottanta, ha riscosso e sta riscuotendo un grande successo tra i più e meno giovani, in Europa e nel mondo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Traduzione e graphic novel

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Informazioni tesi

  Autore: Sabrina Venti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Barbara Antonucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 253

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