Giovani e cittadinanza: una nuova appartenenza sociale

I giovani che oggi sono definiti di “seconda generazione”, vivono il rapporto con la cittadinanza in modo del tutto particolare rispetto ai giovani in generale. Ciò è dovuto al fatto che, per tali giovani, vivere la cittadinanza implica l’acquisizione di un nuovo status giuridico, attraverso un percorso soggetto all’arbitrarietà normativa.
Nel corso degli ultimi vent’anni, la componente migrante nel nostro paese ha assunto un carattere sempre più stabile e strutturale alla società italiana nel suo complesso (Dal Lago, 2004; Ambrosini, 2007). A questo processo è corrisposta la nascita e la crescita sul territorio italiano di giovani di origine straniera. È in riferimento a queste nuove generazioni che in letteratura si parla di “giovani di seconda generazione”.
Dare una definizione di questa categoria è arduo: i diversi casi che confluiscono in questa categoria concettuale spaziano dai bambini nati e cresciuti nella società ricevente, agli adolescenti ricongiunti alla famiglia di origine in un nuovo paese, dopo aver compiuto un ampio processo di prima socializzazione e istruzione nel paese d’origine. Il quadro è arricchito da situazioni eterogenee come quelle dei figli di coppia mista e dei piccoli nomadi (Besozzi, 2001). Anche in riferimento al caso italiano, una varietà di situazioni sono presenti per quanto riguarda il percorso migratorio dei minori (Favaro, 2000).
Nella letteratura nazionale ed internazionale tende a prevalere il concetto di seconda generazione poiché parlare di “minori immigrati”, come alcuni preferiscono fare, classifica come immigrati anche i minori nati in Italia, che potrebbero a buon diritto dichiarasi italiani, e che, in ogni caso, non possono essere definiti “immigrati” non essendosi mai trasferiti nel nostro paese da un luogo di origine.