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Il potere dei grandi miti del consumo. Marche e prodotti di culto sotto il riflettore

Harley Davidson, un mito su due ruote

Continuando la rassegna dei nostri prodotti di culto, non mancare di certo la Harley Davidson. Una moto che fa tanto discutere e che, al di fuori dei veri appassionati, alimenta pareri contrastanti nei sui confronti. Nata nel 1903 a Milwaukee da un’intuizione di Arthur Davidson e William Harley, il mito Harley- Davidson cresce progressivamente nel tempo passando attraverso il boom nelle due guerre, la consacrazione del periodo postbellico, la celebrazione del centenario e la nascita nel 2008 del primo Harley Davidson Museum del mondo. Come tutte le grandi cose, anche il mito Harley Davidson nasce in silenzio da un’idea, una passione, una speranza quasi impossibile.
Nel 1901 il progetto di un motore è su carta e, due anni dopo, il sogno si realizza. Come spesso avviene nelle storie americane tutto ha origine in un ripostiglio, un box. All'epoca è una baracca di 4,5 metri per 3: quattro assi in croce, due finestrelle e sulla porticina di ingresso il nome di una società destinata a diventare famosa: "Harley-Davidson Motor Co.", scritta a mano con pennello e vernice. Harley per primo, sia come riconoscimento per il suo ruolo di progettista (è suo il disegno del motore) sia perché così suonava meglio.
ì prende forma la prima Harley-Davidson della storia, una moto che assomiglia ancora a una bicicletta, ma che per i due giovani è l'inizio di una grande avventura.
A due anni di distanza, e dopo soli tre esemplari venduti, il 28 agosto 1903 viene fondata la società Harley Davidson. La crescita dell’azienda è graduale ma senza soste: nel 1907 le motociclette prodotte sono 150, mentre nel 1917 addirittura 12.904. Il primo vero boom si ha nel 1917, anno in cui gli Stati Uniti entrano ufficialmente nella Prima Guerra Mondiale. L’Esercito statunitense richiede infatti alla casa motociclistica ben 45.000 esemplari, che comprendono cinque modelli di circa 1000 cc di cilindrata. Questo aumento della produzione permette alla Harley Davidson di diventare, negli anni ‘20, il più grande costruttore di motociclette al mondo, presente in 67 Paesi. La prima vera pietra miliare, però, è raggiunta nel 1921, quando viene alla luce la prima motocicletta in grado di raggiungere i 160 km/h. Nel frattempo, la crisi post bellica e, ancora di più, la Grande Depressione, cancella tantissime piccole case produttive, lasciando in attività solo due grandi attori concorrenti: Harley Davidson e Indian. Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, l’aumento produttivo si ripete: le motociclette realizzate per le forze armate questa volta sono ben 88.000. Nel 1954 con la sparizione dell’Indian, unica vera concorrente, l’Harley Davidson si ritrova a essere la sola grande società del mercato motociclistico in circolazione negli States e, nel gennaio 1957 viene realizzato lo “Sportster”, uno dei modelli più riusciti nella storia della Harley Davidson. Nel 1969 l’Harley Davidson è acquistata dalla AMF (American Machine and Foundry), che decide di ridurre drasticamente la forza lavoro, con effetti devastanti sulla qualità del prodotto. Tutto ciò porta a una diminuzione delle vendite e addirittura al rischio di bancarotta. Una situazione davvero difficile, solo in parte alleviata dalla conquista dei titoli iridati al campionato mondiale di velocità del 1974, 1975 e 1976. Poi, nel 1981, un’altra svolta: la AMF rivende l’Harley Davidson a un gruppo di 13 investitori guidati dall’amministratore delegato Vaughn Beals che lancia anche la prima associazione per possessori di Harley Davidson: la Harley Owners Group. Per riacquistare lustro, l’azienda di Milwaukee ci mette però un po’: solo con l’introduzione del modello “Softail Custom” nel 1984 l’Harley-Davidson torna a essere leader del mercato delle moto di grande cilindrata. E’ con il modello “Fatboy” lanciato nel 1990, che la Harley diventa ufficialmente leggenda.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il potere dei grandi miti del consumo. Marche e prodotti di culto sotto il riflettore

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Informazioni tesi

  Autore: Stefano Scargetta
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Organizzazione e marketing per la comunicazione d`impresa
  Relatore: Laura Minestroni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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