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L'arredo in viaggio - L'evoluzione dei mobili trasformabili nel corso dei secoli

I bauli da viaggio di Louis Vuitton

Al fine di approfondire accuratamente le caratteristiche e la storia dei bauli da viaggio di Louis Vuitton vengono ora analizzate l’origine e il significato delle parole con cui erano definiti coloro che producono bauli.
Il Maker-box ossia “creatore di bauli” è un antico mestiere. In francese era denominato layetier o emballeur. La parola layetier deriva dal termine corredino che, prima di prendere il significato attuale di “abbigliamento per neonato”, significava un “cassetto di un armadio dove venivano conservati importanti documenti, piccoli oggetti personali, cose intime fragili e preziose”. Il termine emballeur invece significa “imballatore di oggetti”.
Il creatore di bauli realizzava la struttura protettiva dell’oggetto da trasportare, avvolgendolo e inserendolo in uno spazio appositamente misurato, per evitare danneggiamenti durante il tragitto.

Nel Settecento i bauli, visibili in figura 2.32, avevano una struttura semplice con coperchio a cupola, rivestiti da pelle suina, con setole rivolte all’esterno, dall’aspetto rustico e poco raffinato. Tuttavia, tali bauli erano dei semplici contenitori di oggetti; percui, non era assicurata la conservazione degli oggetti, in essi contenuti, durante il trasporto [12].
La rivoluzione del bagaglio avvenne nell’Ottocento grazie a Louis Vuitton, un giovane ragazzo che dal 1830 al 1840 lavorò come apprendista nella bottega parigina di Monsieur Maréchal, dove apprese la tecnica e i segreti per diventare un esperto creatore di bauli da viaggio. Imparò a riconoscere il legno più adatto, come il pioppo e il faggio, per realizzare la struttura rigida del bagaglio, si interessò alla cura dei dettagli, fondamentali per fabbricare un baule sicuro, resistente alle strade sconnesse e ai sobbalzi del calesse e comprese il connubio tra solidità e leggerezza dei materiali, importanti per la tutela del contenuto.

Dopo aver appreso il mestiere, intorno al 1851, Louis aprì il proprio negozio a Parigi dove poté esprimere la sua creatività inventando un nuovo stile nella realizzazione dei bagagli.
Il suo primo baule, visibile in figura 2.33, aveva delle caratteristiche rivoluzionarie. Possedeva una struttura in legno di pioppo rinforzata esternamente con doghe di faggio inchiodato. Come materiale di rivestimento abbandonava la pelle di animale, a causa del forte odore emanato che impregnava ogni cosa al suo interno, sostituendola con una speciale tela, trattata con colla, dal colore chiaro e discreto denominato “grigio Trianon”. Il tessuto era molto più leggero e completamente impermeabile. Il coperchio del baule era piatto, molto più forte e robusto dei classici coperchi a cupola, e permetteva di sovrapporre più bauli l’uno sopra l’altro [12].

L’eleganza, la funzionalità, la leggerezza della struttura e l’impermeabilità del rivestimento lo rendevano ideale per i lunghi viaggi sui nuovi mezzi di trasporto come navi, treni ed automobili.
Le qualità specifiche dei bauli Vuitton furono appezzate dall’alta società parigina, dai sovrani, dai capi di stato, dagli esploratori, dagli artisti e dai magnati di tutta Europa che, durante i loro viaggi, portavano il marchio LV in tutto il mondo: sui grandi transatlantici, oltreoceano e negli alberghi più lussuosi. Lo sviluppo e la crescita dell’azienda furono strettamente collegati con la rivoluzione nel settore del trasporto marittimo e ferroviario che invase l’Europa nella metà del XIX secolo. Spostarsi diventò più facile: si viaggiava su grandi distanze attraversando gli oceani e terre lontane prima di allora irraggiungibili e impenetrabili.

L’azienda Vuitton prosperò con successo diventando, nel corso degli anni, il punto di riferimento dei viaggiatori che desideravano trasportare i propri beni in bauli sicuri, resistenti ed adabili. Diventò il punto di riferimento però anche di molti artigiani che ne copiarono la struttura e i materiali.

Nel 1870, la Maison Vuitton, per ostacolare la contraffazione, introdusse il bagaglio di lusso, esposto in figura 2.34, modificando ulteriormente i propri bauli. Per la protezione dei bordi e degli angoli sostituì i raccordi in metallo con strisce in pelle e al posto dei normali chiodi ne utilizzò altri dalla testa dorata. Anche la tela di rivestimento cambiò colore passando dal “grigio Trianon” a una composizione di strisce rosse stampate su fondo beige: modello semplice, allegro e singolare, prodotto fino al 1880, che ancora una volta incantava i suoi clienti [12].

Per soddisfare le esigenze di coloro che affrontavano lunghi viaggi, nel 1875 Louis Vuitton creò un baule-armadio, visibile in figura 2.35, ranato con apertura in verticale a due sezioni con diverse varianti. Nella versione a compartimenti, un lato del baule veniva utilizzato per appendere gli abiti, l’altro, suddiviso in tiretti di dimensioni diverse, usato come cassettiera (figura 2.36). Il modello per gli abiti femminili possedeva appendiabiti speciali per sostenere i lunghi vestiti e, nella sezione opposta, due cassetti offrivano lo spazio necessario per sistemare i cappelli. In un’altra versione il baule-armadio aveva entrambe le sezioni organizzate per deporre gli abiti [12].
I viaggiatori trasportavano nei loro bauli molti documenti importanti, banconote, gioielli e tutto ciò di cui necessitavano per affrontare le incertezze della vita lontano da casa pretendendo che il loro bagaglio fosse a prova di ladro. Nel 1890 la Maison Vuitton, con l’aiuto di due fabbri parigini, sviluppò una serratura brevettata formando un meccanismo di bloccaggio inviolabile (figura 2.37). La parte superiore ed inferiore del baule chiuso erano attaccate e impossibili da separare. Il lucchetto possedeva un numero di serie e il cliente era l’unico proprietario della chiave in grado di aprire le due parti [12].

Nel 1888, per scoraggiare ulteriormente le imitazioni, Vuitton disegnò un nuovo tessuto per il rivestimento dei suoi bauli, scegliendo un tema a scacchi dove quadrati marroni si alternavano a quadrati beige, dal nome “tela Damier” (figura 2.38), dove le parole “L.Vuitton marchio registrato” apparivano in diagonale sulla tela [12].

La continua innovazione ed il forte successo portarono la Maison Vuitton a prendere misure decisive contro le numerose contraffazioni creando una nuova grafica personalizzata per la “Tela Monogram”, visibile in figura 2.39, utilizzando le iniziali LV inserite in una combinazione di quattro ornamenti floreali. Il motivo decorativo, che diventò l’emblema e la firma del lusso, venne inserito e stampato su qualsiasi modello di baule nel colore preferito [12].
Dopo il 1900 Vuitton si adeguò ai nuovi modi di viaggiare creando bauli dalle dimensioni ridotte, più leggeri ma ugualmente robusti, che si adattavano agli spazi minimi delle navi e dei treni. Si entrava così nell’era delle grandi esplorazioni dove l’Europa volle espandere il proprio dominio fondando colonie in America, in Africa e Asia.
Un fedele cliente di Louis Vuitton, l’esploratore Pierre Savorgnan de Brazza, gli ordinò un bagaglio speciale: un bauleletto da utilizzare durante i suoi viaggi di esplorazione. La Maison realizzò così un lettino dalla struttura snodata dotato di materasso pieghevole che si adattava all’interno del baule compatto dal nome, in onore dell’esploratore, “baule-Brazza”, visibile in figura 2.40 [12].
L’azienda produsse una vasta gamma di articoli concepiti per facilitare il viaggio in terre lontane di soldati, amministratori pubblici, imprenditori e avventurieri, dove il clima era inospitale. Uno tra i tanti articoli fu il baule di zinco, ermetico ed impermeabile, dove la classica tela venne sostituita da lastre di rame o zinco per impedire agli insetti e agli animali di intaccarne il contenuto. L’interno del baule era rivestito con legno di canfora, resistente agli insetti, e rinforzato esternamente con parti in lamiera [12].
Per il viaggio in nave creò un baule-scrivania (figura 2.41) dotato di un piano per la scrittura, di cassetti per la corrispondenza ed un vano segreto con un complicato meccanismo d’apertura nascosto nella parte inferiore della scrivania, del quale solo il proprietario ne era a conoscenza.

La Maison si specializzò ulteriormente in valigie personalizzate realizzando kit da viaggio, o nécessaires in francese, pronti all’uso. Erano valigie dalle dimensioni ridotte contenenti oggetti per la cura del corpo come spazzole per capelli, pennelli da barba, forbici e specchi come è possibile osservare in figura 2.42, oppure contenenti articoli specifici per la cura della mani e dei capelli come esposto in figura 2.43.
Produsse inoltre numerose versioni di piccoli bauli contenenti l’attrezzatura per mangiare all’aperto con tazze di porcellana fine, contenitori d’argento, piatti leggeri e tazzine per il caffé.
Furono ideati anche bauli da viaggio attrezzati per la scrittura con tavolo pieghevole, cassetti per i documenti e macchina da scrivere incorporata come ragurato in figura 2.44.
Nel 1920 produsse piccoli nécessaires per signora contenenti bottiglie in cristallo per profumo, scatole rotonde e rettangolari per orecchini e collane, spazzole d’argento per pulire i vestiti, altre per i capelli e altre ancora per le scarpe (figure 2.45 e 2.46).
Per il maharajah di Baroda, nel 1926 realizzò un baule per il tè (figura 2.47), in pelle bovina, contenente un servizio completo in porcellana e argento composto da tazze, piattini, bicchieri, bottiglie, posate e tovaglioli da utilizzare nella radura durante la caccia alla tigre [12].

I viaggiatori potevano disporre anche di un baule-radio, come quello esposto in figura 2.48, dotato di antenna, installata nel rivestimento del coperchio, per rimanere aggiornati durante i loro viaggi, all’interno del quale erano presenti numerosi cassetti con maniglie e alcune mensole per riporre i libri.
Per tutto il Novecento, fino ai giorni nostri, Vuitton restò fedele alle sue origini continuando a creare bauli personalizzati ed unici per le specifiche esigenze dei viaggiatori, conservando la padronanza e le abilità acquisite da una lunga tradizione artigianale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Erica Cerri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Progettazione e Arti Applicate
  Corso: Product Design
  Relatore: Anty Pansera
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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