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La crisi finanziaria e gli effetti sull'attività bancaria

I titoli tossici e il moral hazard

Come detto precedentemente la crisi finanziaria del 2008 ha avuto origine dal complesso meccanismo della cartolarizzazione dei mutui subprime.
Tuttavia ci sono diversi fattori che hanno contribuito ad innescare questa grave crisi e ad alimentarla, tra questi infatti vi sono principalmente: la diffusione dei c.d. titoli tossici e i comportamenti di moral hazard (azzardo morale).
Questa crisi ha messo in evidenza come i nuovi modelli di business, sempre più orientati a massimizzare i profitti nel breve periodo attraverso lo smobilizzo delle attività a medio/lungo termine a fronte però di una maggiore avversione al rischio, siano stati accompagnati da una serie di comportamenti di moral hazard, spesso molto gravi.
L’esigenza di sfruttare i benefici delle operazioni di cartolarizzazione e l’utilizzo sempre più massiccio di strumenti finanziari complessi, ha portato le banche, soprattutto quelle d’investimento, a non valutare correttamente i rischi: generati dalle attività finanziarie innovative e nascosti in prodotti poco trasparenti e fortemente volatili.
Il tutto è stato favorito da una regolamentazione carente, che non ha saputo vigilare in maniera efficiente, e da meccanismi di retribuzione che hanno spinto il management a massimizzare i loro profitti (attraverso bonus e stock option) piuttosto che operare con diligenza e correttezza nei confronti delle banche stesse.
L’innovazione finanziaria, quindi, si è accompagnata con una struttura di intermediazioni che ha comportato atteggiamenti di Moral Hazard.
La banca intermediaria del credito, contando di cedere i suoi crediti, seleziona i suoi debitori con una minore attenzione alle loro caratteristiche di solvibilità, per cui genera crediti di qualità mediamente inferiore, mentre sceglierebbe con maggior rigore i crediti se questi non devono essere ceduti.
Per ridurre il rischio di credito (che consiste nella possibilità che il debitore non soddisfi i suoi impegni) le banche effettuano operazioni di trasformazione dei crediti in titoli, la cosiddetta Cartolarizzazione. Così il rischio di credito è assunto dal compratore dei titoli.
Questa situazione comporta che la banca, non essendo assicuratrice del rischio, non ha interesse a selezionare il credito investendo sull’acquisizione di conoscenze sulle caratteristiche specifiche del debitore, ma solo sulle sue caratteristiche generiche che si riflettono sulla valutazione dei titoli in cui crediti vengono impacchettati.
La selezione del credito non viene fatta usando tutta l’informazione possibile, per cui la qualità del credito risulta mediamente inferiore alla qualità che il credito avrebbe avuto senza cartolarizzazione.
Si ha, cioè, un comportamento di Moral Hazard, che genera inefficienza per la mancata o ridotta selezione del credito.
Ciò va a sfavore del compratore finale del credito, che ha una conoscenza molto limitata dei suoi debitori, e non è in grado di valutare la loro affidabilità specifica.
Nel caso specifico dei mutui subprime, vi sono banche che concedono il mutuo e che sono gli originatori del credito (originator). Questi si finanziano cedendo i mutui ad altre banche, che a loro volta impacchettano il credito dei mutui, in titoli del tipo Cdo (Collateralized Debt Obbligations).
L’originator non è incentivato a selezionare i mutuatari secondo il loro rischio specifico di insolvenza, ciò spiega il motivo per cui negli ultimi anni si è avuto un forte aumento della concessione di mutui a clientela subprime.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La crisi finanziaria e gli effetti sull'attività bancaria

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Susca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Libera Università Mediterranea "Jean Monnet"
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Claudio Giannotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 80

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