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Strategie didattiche per un'inclusione di qualità: un'esperienza sul campo

Il Piano Educativo Individualizzato

La chiave di volta dell’intervento educativo è stata il P.E.I., che è divenuto strumento vivo di un processo attivo, dinamico, che ha coinvolto tutti i componenti del gruppo classe/scuola e gli elementi del contesto.

Dopo la consueta osservazione, all’inizio di quest’anno operatori scolastici e sanitari si sono incontrati due volte (ottobre e dicembre 2013). Sono, inoltre, frequenti gli scambi con il caregiver (la madre, a cui è affidato il bambino in seguito alla separazione dei genitori), riuscendo peraltro a coinvolgere più attivamente anche il padre del bambino (che durante l’anno precedente non era riuscito a incontrarsi con gli insegnanti), in modo da impostare l’intervento con un lavoro di rete con gli operatori e con la famiglia.

Ci si è confrontati sui punti di forza e di debolezza del bambino, sui suoi interessi predominanti (per le scienze naturali, i videogiochi, le figurine e il disegno di livelli di videogame) per capire come pianificare l’intervento comune.
Sono stati individuati obiettivi a breve, medio e lungo termine, che potessero essere fruibili dal bambino nel proprio contesto di vita per favorirne l’adattamento nell’ottica della migliore qualità di vita per sé e per la propria famiglia.

L’intervento educativo e didattico è tuttora volto a favorire lo scambio emotivo-affettivo con i compagni, con i quali si rapporta ancora in modo immaturo e con qualche difficoltà, sebbene abbia dimostrato miglioramenti; alla maggior partecipazione alla vita della classe, che è aumentata grazie ad opportune strategie che approfondiremo successivamente; oltre a favorire l’autostima; potenziare l’attenzione e la concentrazione; acquisire l’autonomia personale (abbigliamento, alimentazione, materiale scolastico) e, infine, favorire e consolidare le competenze di base in ambito linguistico-espressivo e logico-matematico, ampliando i suoi interessi e attività.

Durante lo scorso anno abbiamo lavorato molto sulle abilità sociali e il rispetto delle regole per favorire il suo inserimento nel nuovo gruppo classe (che si era già costituito l’anno precedente) e il raggiungimento del benessere collettivo che al suo arrivo era stato compromesso dal suo spaesamento nel nuovo ambiente (nuova abitazione in un quartiere diverso, il padre trasferito in una regione limitrofa, nuova scuola con compagni, insegnanti, ambienti e tempi nuovi) con comportamenti oppositivi e aggressivi, anche autolesionistici, tendenza all’isolamento e chiusura in stereotipie ed ecolalie.

Oggi il bambino frequenta volentieri la scuola, pur permanendo delle difficoltà inerenti il comportamento e il suo sviluppo emotivo; riesce a partecipare attivamente ai momenti di svago con i compagni con cui ha trovato interessi condivisi grazie alla costante supervisione dell’adulto. Trae gratificazione dallo svolgimento di piccoli compiti in classe che lo mettono in luce agli occhi dei compagni, essendo migliorata la capacità di portare a termine piccoli incarichi. Ciò ha reso possibile organizzare la sua giornata scolastica in maniera strutturata, alternando momenti di attività impegnative ad altre più gratificanti, e coinvolgerlo in attività di tipo laboratoriale con la classe e in piccolo gruppo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Strategie didattiche per un'inclusione di qualità: un'esperienza sul campo

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Casaretto
  Tipo: Tesi di Master
Master in Psicopedagogia e didattica per alunni con disturbo autistico
Anno: 2012
Docente/Relatore: Mirella Zanobini
Istituito da: Università degli studi di Genova
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 23

Questa tesi è disponibile nelle seguenti traduzioni:

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Parole chiave

apprendimento
didattica
tecnologie
autismo
inclusione
linee guida
comportamenti problema
strutturazione dei tempi
storie sociali
strutturazione degli spazi

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