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Giochiamo con il mago: studio per la validazione di uno strumento per valutare il gioco simbolico in età evolutiva

Il gioco nei disturbi di sviluppo

Tradizionalmente il gioco è stato studiato per lo più in riferimento al bambino a sviluppo tipico, tralasciando di indagare il gioco nei bambini con disabilità (Kohl e Beckman, 1994), nonostante la sua indiscussa importante rilevanza nella promozione dello sviluppo infantile.
Solo una letteratura più recente si è focalizzata sulla descrizione delle caratteristiche e dell’evoluzione della condotta ludica nei soggetti con disordini del neurosviluppo; in questo capitolo sono riassunti alcuni studi in tal senso, in particolare riferiti a soggetti con disturbi dello spettro autistico, sindrome di Down o disordini visivi.

Il gioco simbolico nei bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD)
Il disturbo dello spettro autistico (ASD) indica secondo il DSM-5 un deficit persistente della comunicazione e dell’interazione sociale in molteplici contesti e che si manifesta con un pattern di comportamenti, interessi e attività ristretti e ripetitivi.
Lo sviluppo spontaneo del gioco simbolico nei bambini con ASD evolve in maniera atipica e ciò si verifica anche in quei bambini definiti ad “alto funzionamento” e con abilità verbali intatte (Jarrold, 2003).
Nello specifico del gioco simbolico, Libby et al. (1998) hanno dimostrato che i bambini con ASD mettono in atto un gioco di sostituzione simile a quello dei bambini a sviluppo tipico, ma mostrano difficoltà nei giochi di attribuzione di proprietà e di utilizzo di oggetti immaginari.

Taylor e Carlson (1997) sostengono che le abilità di gioco simbolico siano dipendenti dalle abilità derivanti dalla teoria della mente (ToM), ovvero le capacità di capire gli stati mentali degli altri e come gli altri possono percepire il mondo (Leslie, 1987; Baron-Cohen, 1995; Wellman, 2014), dimostrando come i bambini a sviluppo tipico, con ottime abilità ToM, siano capaci di produrre un gioco simbolico più elaborato e completo, gioco che risulta invece compromesso nei bambini con ASD che sviluppano in modo anomalo le abilità di ToM.
Kang, Klein, Lillard e Lerner hanno fornito un importante contributo recentissimo (2016) sulla tipologia di gioco nei bambini affetti da autismo ed in particolare hanno descritto alcuni fattori predittivi dell’evoluzione del gioco simbolico, che aiutano a spiegare le differenze fra bambini ASD e bambini a sviluppo tipico:
* Interesse per i giochi quale motivazione al gioco spontaneo.
* Sperimentazione / familiarità con i giochi, poiché più sperimento un oggetto e più trovo significati simbolici attribuibili.

Gli autori hanno dimostrato una relazione positiva dei predittori “interesse” e “familiarità”, con le abilità di gioco simbolico nei bambini con ASD, evidenziando che chi ha più sintomi ASD intraprende anche un gioco simbolico spontaneo più povero.
Tali indicatori predittivi si vanno ad aggiungere agli studi di Lewis et al. (2000) che attraverso una prova sperimentale (Test of Pretend Play – ToPP, 1997) avevano già sottolineato un forte legame fra le abilità di gioco simbolico e le abilità verbali, che nei bambini con ASD costituiscono un indicatore negativo e senza significato, rispetto alle abilità di gioco simbolico.

Il gioco simbolico nei bambini con Sindrome di Down (DS)
La sindrome di Down (DS) viene presa a titolo esemplificativo come la principale causa genetica di tutte le disabilità intellettive (Venuti, Falco, Esposito, Bornstein, 2009). La disabilità intellettiva, secondo il DSM-5, è un deficit delle funzioni intellettive e del funzionamento adattivo, che limitano il funzionamento in una o più attività della vita quotidiana.
Lo sviluppo cognitivo del gioco segue una progressione universale, com’è ampiamente documentato dalla letteratura, sia per i bambini a sviluppo nella norma, sia per i bambini con DS (Beeghly &Cicchetti, 1987; Belsky & Most, 1981; Cunningham, Glenn, Wilkinson, & Sloper, 1985;Hill & McCune-Nicolich, 1981; McCune-Nicolich, 1981; Mundy, Sigman, Ungerer, & Sherman, 1987; Sigman & Ruskin, 1999; Tamis-LeMonda & Bornstein, 1996).

In letteratura i confronti empirici hanno evidenziato che sia il decorso, che il contenuto del gioco simbolico, sembrano essere simili in bambini con DS e bambini nella norma, che si trovano allo stesso livello cognitivo (Beeghly et al., 1989; Cielinski et al., 1995; Cunningham et al., 1985), anche se il bambino con DS tende a ripetere uno stesso schema di gioco (Sigman & Sena, 1993; Weiss, Beeghly, & Cicchetti, 1985).
Anche studi più recenti (Venutia, Falcoa, Espositoa, e Bornsteinb; 2009) che hanno confrontato il gioco dei bambini con DS con quello dei bambini a sviluppo tipico, hanno confermato che i bambini con DS mostrano la stessa quantità di gioco simbolico, rispetto ai bambini a sviluppo tipico, della stessa età mentale.

A differenza dei bambini a sviluppo tipico però, nei soggetti Down non si ritrovano effetti positivi significativi quando la madre è presente nel gioco con il bambino, il gioco simbolico rimane allo stesso livello in quanto l’attività simbolica è principalmente legata al livello di sviluppo del bambino (Beeghly & Cicchetti, 1987; Cunningham, Glenn, Wilkinson, & Sloper, 1985; Hill & McCune-Nicolich,1981), piuttosto che agli elementi del contesto.

Anche Toole e Chiat (2006), che hanno sottoposto i bambini con DS al Test of Pretend Play di Lewis e Boucher (1997) hanno confermato che lo sviluppo del gioco procede secondo la traiettoria universale, con un ritmo più lento, per ogni sua fase.
Anche questi autori sottolineano l’importante correlazione fra lo sviluppo del gioco e lo sviluppo delle abilità cognitive verbali, escludendo invece quello delle abilità cognitive non verbali, che nei bambini down non risultano correlate con le azioni simboliche, a differenza delle ricerche di Lewis et al. che avevano invece descritto tale correlazione nei bambini a sviluppo nella norma.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Giochiamo con il mago: studio per la validazione di uno strumento per valutare il gioco simbolico in età evolutiva

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Informazioni tesi

  Autore: Lara Birolini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva
  Relatore: Valeria Flori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 141

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