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Cocktail Party, Xenakis, Jazequel. L'uomo, Il suono, La musica

Il gorilla invisibile

In un esperimento condotto dallo psicologo statunitense Simons Daniel viene presentato ad alcuni soggetti un breve filmato [...], nel quale un gruppo di persone giocava a basket e senza che gli spettatori fossero avvisati, una persona travestita da gorilla compariva nel video, attraversava il campo da gioco, si fermava tra i giocatori, salutava e poi scompariva dalla parte opposta. Durante l'esperimento Simons notò che la maggior parte degli spettatori non si accorgeva del gorilla quando aveva il compito di contare il numero di passaggi tra i giocatori di una delle due squadre.
Come era possibile che nessuno aveva notato il gorilla? La spiegazione a questo fatto include il legame tra attenzione, percezione e memoria. Il sistema nervoso riceve in permanenza molte più informazioni di quante ne elabora. Tutti noi se ci guardiamo intorno e chiudiamo gli occhi per un istante, riaprendoli non saremo in grado di descrivere con precisione tutto quello che realmente ci circondava. Non riusciamo a farlo in quanto il nostro sistema visivo non ha la funzione di memorizzare in ogni istante e nei dettegli l'ambiente circostante. Le prime regioni del cervello che ricevono l'informazione visiva, in particolare la corteccia visiva primaria V1, che risiede nella parte posteriore del cervello, subiscono il vincolo dei segnali luminosi che colpiscono la retina. Quando questi segnali cambiano, quando la scena si modifica o lo sguardo si sposta, l'attività neuronale si aggiorna e il passato viene subito dimenticato. Mentre, rivolgendosi ad un oggetto, l'attenzione facilita il processo di analisi complesse che generano la sua interpretazione e la sua memorizzazione. Se l'attenzione dello spettatore si fosse concentrata sul gorilla, l'animale sarebbe stato rivelato dalle aree visive di alto livello del lobo temporale, come per esempio da giro fusiforme. Alcune strutture del lobo frontale avrebbero amplificato l'attività dell'area visiva V1, che si sarebbe propagata fino al giro fusiforme, permettendo così un'analisi più dettagliata del gorilla.
L'attività del giro fusiforme si sarebbe conservata per il tempo necessario alla sua memorizzazione, grazie al processo di attenzione. Ciò nonostante, sorge banale porsi due considerazione: se il gorilla fosse stato dipinto di rosso tutti l'avrebbero visto e se avessimo avvertito i soggetti della presenza di un gorilla, tutti l'avrebbero individuato, dal momento in cui la loro coscienza avrebbe guidato la loro attenzione.
Se il gorilla fosse stato dipinto di rosso avrebbe attirato l'attenzione degli spettatori, poiché è noto che indizi particolari, come colori, suoni o forme, possono essere attesi dal nostro cervello. Quest'ultimo grazie a rivelatori automatici, che si basano su gruppi di neuroni specializzati nella rivelazione di particolari stimoli e si trovano nell'amigdala, individua la carica emozionale associata ad uno stimolo. Altri si trovano nelle suddivisioni dell'area visiva che analizzano colori, movimenti ed altre caratteristiche. Inoltre, questi neuroni sono collegati con le regioni specializzate nello spostamento dell'attenzione, situate nel lobo parietale e in quello frontale, che guidano rapidamente l'attenzione verso le zone da osservare con priorità. In generale è noto che oggetti che spiccano per luminosità, colore, forma o movimento attirano in maniera del tutto naturale l'attenzione, ma diversi studiosi hanno confermato che vi sono altri fattori di grande importanza come l'emozione che un oggetto suscita. L'emozione piacevole o spiacevole che esperiamo viene riconosciuta immediatamente dall'amigdale a partire da un'analisi elementare della forma dell'oggetto, in seguito il segnale può propagarsi sino alle regioni visive che perfezionano l'analisi dell'oggetto. Il cervello, dunque, crea una mappa di salienza dell'ambiente circostante grazie alle numerose aree cerebrali localizzate nel lobo parietale, in quello frontale e in alcune regioni sottocorticali che attribuiscono ad ogni zona dello spazio un valore interessante. L'attenzione è quindi sotto l'influsso dell'ambiente attraverso il meccanismo "dal basso". I segnali luminosi che provengono dall'esterno colpiscono prima la retina, poi un'onda di attività elettrica si propaga ai primi stadi del sistema visivo, fino alle regioni implicate nell'identificazione degli oggetti e nella presa di decisioni, che sono situate nel lobo temporale e nella corteccia prefrontale. Nel caso di un controllo bottom-up, i segnali provenienti dalle regioni meno elevate della gerarchia guidano lo spostamento dell'attenzione che in questo caso viene definita come attenzione controllata.
Ma se l'attenzione fosse guidata esclusivamente da questi meccanismi appena descritti, non sarebbe per nulla semplice riconoscere un alimento in un supermercato, poiché non è detto che la sua confezione abbia le caratteristiche salienti di un oggetto ordinario. La capacità di trovarlo è da attribuire all'esistenza nel cervello di meccanismi top-down, che si trovano nel lobo frontale in alcune regioni responsabili della pianificazione del comportamento e nell'attuare delle strategie per il raggiungimento dell'oggetto bersaglio. Grazie ad una rete di connessioni che collega la corteccia prefrontale al sistema visivo, questa traccia mnestica rinforza l'attività dei neuroni delle aree visive incaricate di segnalare la presenza di oggetti che assomigliano a quelli ricercati. In questo modo la traccia mnestica, non importa di quale oggetto, con la sua forma, le sue dimensioni e il suo colore genera un aumento di attività nei neuroni delle aree visive corrispondenti alla percezione fisica dell'oggetto. Questi neuroni sono preattivati e reagiranno con particolare intensità appena si presenta l'oggetto bersaglio. Nonostante ciò, la nostra attenzione può essere catturata da altri oggetti che magari destano paura e ci mettono in uno stato d'allarme, accantonando così la ricerca dell'oggetto bersaglio. [...]

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Cocktail Party, Xenakis, Jazequel. L'uomo, Il suono, La musica

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Informazioni tesi

  Autore: Marina Romano
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Maurizio Agrò
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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