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Ritorno all'Egoismo. Max Stirner e il liberalismo umanitario

Il liberalismo politico

Le tappe che percorre Stirner per delineare la sua teoria sulla “individualità propria” – categoria centrale dell'intera sua opera – si svolgono in una critica puntuale del concetto di libertà e, dunque, delle varie forme in cui esso si declina nel corso della storia attraverso le configurazioni che vi assume di volta in volta il liberalismo.

«La nostra unità» – egli scrive – «è lo Stato, noi che ci teniamo uniti siamo la nazione», una famiglia allargata, nella quale vi è un interesse generale che è uguale per tutti, una comunità (communitas, “comunanza”, “condivisione” ) ove non conta il singolo come individuo, ma solo l'uomo: uomini liberi e uguali. Il singolo, secondo questa prospettiva, quindi, diventa l'egoista di questa società, l'uomo avaro, colui il quale insomma guarda ai suoi interessi privati e ai suoi desideri; l'uomo in generale, in cui si configura come membro della nazione unita, invece, è l'altruista, colui che si dedica al bene comune, alle esigenze dei suo simili. Il singolo deve essere mortificato per dare vita a qualcosa di più importante, ossia l'umanità, intesa come l'insieme di individui che si uniscono per perseguire un medesimo fine: «Teniamoci uniti».

All'interno di questa comunità, sottolinea Stirner, vengono messi al bando gli aspetti personali e privati, gli interessi particolari e la propria individualità, sicché la persona viene sacrificata per una causa più grande: la Nazione. «D'ora in avanti l'ideale è la libertà del popolo», il popolo come l'unica vera sorgente del potere, i cui privilegi sono messi nelle mani sicure della nazione, cessando così di essere „diritti esclusivi' per diventare semplici „diritti' dei quali godiamo tutti in egual misura.

«Che cosa vuol dire» – si chiede allora Stirner – «che noi godiamo tutti quanti di uguali diritti politici?». La risposta che egli dà è perentoria: lo Stato non ha nessun riguardo per la mia persona, in quanto io, come ogni altro, sono per lui soltanto un uomo, senza alcun altro significato che in qualche modo possa imporglisi. Il punto di partenza, dunque, per il liberalismo politico è l'uomo: essere considerati uomini è il privilegio supremo che si possa ottenere in una nazione; se, invece, qualcuno si considera diverso dall'essere uomo, sarà trattato, di conseguenza inumanamente.

L'essere uomo diventa perciò una garanzia che ci tutela dal pericolo di essere trattati in modo “inumano”, tutelando e venerando quella concessione-di-esser-uomo di cui lo Stato si farà garante. Solo allora sarà possibile attuare quella coesione rispetto alla quale quel che di egoistico (inumano) è proprio di noi sarà relegato e degradato ad “affare privato”. Chi potrà godere di tale privilegio, ovvero chi sarà colui il quale potrà entrare a far parte di quella nazione fatta di uomini eguali? Striner risponde che solo i meritevoli potranno usufruire di questo vantaggio: «”La borghesia è l'aristocrazia del merito; “premiare il merito”» è il suo motto. Libero sarà allora colui il quale meriterà questa libertà. Non si è dunque liberi per nascita, ma servendo lo spirito dello Stato incarnatosi in quell'ideale supremo che è l'umanità. Il liberalismo politico sfocia pertanto in esiti tali da indurre Stirner a prenderne le distanze, dissacrando quell'ideale d'umanità e rigettando quella maschera di uomo comune al fine di riportarlo a quella dimensione che concretamente lo qualifica come io.

Quando l'io avrà preso pieno possesso di sé, allora sarà non solo libero individualmente, ma anche concretamente, de facto, in quanto non sarà quell'uomo comune in mezzo altri uomini comuni, ma quest'uomo qui. «È libero individualmente chi non è responsabile di fronte a nessun uomo», in quanto la responsabilità nei confronti dell'altro non è che un legame che non permette al singolo di appartenersi tout court, ma solo per metà, poiché buona parte della sua esistenza sarà legata e vincolata ad un altro uomo. Il risultato di ciò è, pertanto, tutto a discapito del singolo individuo, che non può essere libero se non in veste di uomo-cittadino (citoyen), ovvero di uomo politico, insomma l'archetipo d'uomo al quale ognuno deve ispirarsi e tendere se desidera essere considerato e trattato in modo uguale ai suoi simili. Stirner sottolinea, inoltre, che è nella libera concorrenza (principio cardine del liberalismo politico) che si mostra appieno la diseguaglianza tra gli uomini, la quale mostra come il principio di eguaglianza in realtà non sia altro che un sogno effimero creato ad hoc per tenere a freno l'impulso egoistico che alberga in ognuno di noi. Come fa ad essere libera la concorrenza quando chi concorre non parte con uguali possibilità e possessi? Inoltre, come può la concorrenza reggersi su un principio egualitario quando chi detiene le regole del gioco non sarà altro colui il quale ha più potere, rispetto a chi ne ha meno o addirittura affatto? Certo, per lo Stato “i suoi figli sono tutti uguali”, ma poiché nella società borghese è insito il principio di concorrenza, esso invoglia i singoli a competere liberamente tra di loro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ritorno all'Egoismo. Max Stirner e il liberalismo umanitario

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Informazioni tesi

  Autore: Melissa Basone
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Giuseppe Modica
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

FAQ

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