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''Leggevano e primi pubblicavano iscrizioni piemontesi''. Epigrafia, antichità e storiografia a Torino nei secoli XVI e XVII.

Il nuovo mestiere di storiografo nel XVII secolo

Si è nel pieno del XVII secolo e Samuel Guichenon si trovò a dover scegliere tra il muoversi entro i canoni dell'epica classica – il qual motto era ancora docere ac delectare – oppure rifiutare di compiacere personaggi nobili ed eliminare tutti quei convenzionalismi propri della classicità. Decise, pertanto, di rimuovere le digressioni mitologiche e romanzesche, gli aneddoti atti a notificare ancor di più il prestigio di una famiglia o di una personalità. Non amava i falsificatori che si facevano corrompere dalla smania di popolarità dei nobili. Così si fece aiutare dalla paleografia, dall'epigrafia, dalla numismatica affinché le sue considerazioni potessero avere un riscontro reale, attestato, scritto. Castronovo sottolinea come l'utilizzo di queste discipline fosse rudimentale nell'opera guicheniana. Tuttavia è certo che il suo scopo primario fosse indagare nel vasto corpus di reperti storici che aveva trovato negli archivi municipali e reali – si ricordi che grazie al Du Puy poté entrare nell'archivio reale di Parigi. Inoltre voleva ordinare i dati secondo quel criterio storico–scientifico, che escludeva manipolazioni mitologiche o fantasie e che si fondava sulla ricerca storica, potremmo dire empirica.
Le ricerche spinsero lo storico ad allargare le sue indagini fino alla conquista romana e divennero importanti lo studio dei Commentarii di Cesare, le notizie di Strabone, Plinio e Polibio: egli cercò nel profilo politico e culturale della Gallia antica una linea di congiunzione con le istituzioni locali, come se alcune leggi e istituzioni antiche potessero spiegare in qualche modo il governo attuale. Guichenon lavorò su ogni documento che riuscì a trovare, dagli atti degli archivi dei Savoia, a quelli del Delfinato e di Borgogna; dai documenti relativi ai monasteri ai documenti delle note famiglie.
Castronovo non tralascia di sottolineare come il fine di dover giustificare la veridicità di ogni informazione, il dover, necessariamente, separare ogni documento veritiero da quelli falsi, il dover interpretare i testi più antichi, che per primo egli stesso aveva trovato negli archivi, portò ad una trascuratezza di stile. Tale trascuratezza, tuttavia, non ostacolò il successo delle sue opere: egli, raccogliendo le innumerevoli fonti documentarie trovate negli archivi e inserendole in una struttura cronologicamente esatta e unitaria, produsse un'opera la cui fortuna non si esaurì nei tempi immediatamente successivi. Tant'è che per gli storici francesi l'Historie de Bresse, con le sue successive aggiunte e correzioni, rimase la fonte principale di documentazione sulla storia bressana fino al 1600.

Questo brano è tratto dalla tesi:

''Leggevano e primi pubblicavano iscrizioni piemontesi''. Epigrafia, antichità e storiografia a Torino nei secoli XVI e XVII.

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Informazioni tesi

  Autore: Alice Digiacomo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Silvia Giorcelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 193

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Parole chiave

epigrafia
pirro ligorio
storia di torino
maccaneo
gabriele simeoni
giovanni mario maccio
emanuele filiberto pingone
samuel guichenon
gaudenzio merula
monsignor francesco agostino della chiesa

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